A essere curiosa, la notizia è senz’altro curiosa. L’eurodeputato Clemente Mastella che, passeggiando lungo Spaccanapoli nel capoluogo campano, viene accerchiato e fermato da decine di disoccupati in protesta, fino all’arrivo dei più facinorosi che lo minacciano di andare in 3mila a Ceppaloni per veder risolta la loro vertenza. “Sei tu che hai messo l’assessore al Lavoro (alla Regione, ndr), sei tu che devi convincerlo a darci i soldi”, avrebbero detto.
La notizia è curiosa per diversi motivi, che si racchiudono e sintetizzano tutti nel protagonista della vicenda: Mastella medesimo.
Uno che è disoccupato praticamente da una vita, essendo oltre 40 anni che “lavora” (se questo può essere definito un lavoro) tra varie camere e parlamenti, da Roma a Bruxelles, passando per la sua Ceppaloni ed altro ancora. Uno che risulta iscritto all’Ordine dei Giornalisti, avendo tra l’altro lavorato presso il TG1. Non appena fu assunto, su “sponsor” neanche troppo celato di Ciriaco De Mita (oggi suo omologo “sceicco” irpino), l’intera redazione si mise in sciopero, sentendosi minacciata nella propria dignità per dover essere equiparati all’ultimo arrivato, che già allora sembrava tutto fuorchè un giornalista.
Ma Mastella avrebbe sfoggiato le sue doti della professione anche negli anni a venire. Collaboratore, addirittura, del giornale Il Campanile, organo di partito dell’UDEUR da lui stesso fondato. Lo stesso giornale ancora sotto inchiesta con l’ipotesi di reato di aver frodato lo stato utilizzando i soldi pubblici del fondo per l’editoria per pagare pieni di carburante, guarda un po’, presso un distributore che sta a poche centinaia di metri da villa Mastella, a Ceppaloni. Mentre la sede del giornale sta in provincia di Napoli.
Ma Mastella, bisogna ricordarlo, è anche quello che ha da sempre accolto fiumane di gente proprio presso la sua villa ceppalonese. E’ lì che si è sviluppato il suo centro di potere para-feudale, distribuendo posti di lavoro, favori alla così detta “povera gente”, e tutto quello che un ottimo esponente della Prima Repubblica deve saper fare di mestiere.
Ecco perchè fa doppiamente scalpore la notizia dell’aggressione a Mastella a Napoli da parte dei disoccupati: perchè uno come Mastella si dice che abbia dato lavoro a tanti. Beh, forse, a voler dare il giusto peso alle inchieste giudiziarie ancora in corso o sul punto di terminare, Mastella più che dare lavoro lo ha tolto. E’ esattamente questo che accade quando uno si arroga il diritto di regolare i criteri di distribuzione dei favori, sopprimendo al tempo stesso proprio i diritti con i favori medesimi. Si chiama clientelismo, e Mastella lo ha sempre professato apertamente come seconda religione: al Sud, ha detto una volta, è l’unico metodo con cui si può fare politica. Chissenefrega se il clientelismo è una pratica anticostituzionale, laddove la Carta Fondamentale prevede che siamo tutti uguali nei diritti, che alla pubblica amministrazione si accede per concorso, che la Repubblica dà una mano ai capaci e meritevoli, ancorchè privi di mezzi.
Ecco, forse il peccato più grande di Mastella è stato quello di credersi lui la Repubblica. Per questo ha dato una mano a quelli che lui riteneva capaci e meritevoli, e magari pure privi di mezzi. Tutto con l’aiuto dell’amatissima moglie Sandra Lonardo, s’intende. Ora, sul fatto dell’aggressione c’è da dire solo un’ultima cosa: Mastella ha ricevuto un chiaro messaggio, i disoccupati che lo hanno accerchiato e aggredito verbalmente erano solo un manipolo di scontenti, che erano già passati per la villa di Ceppaloni ma avevano trovato chiuso. E insieme a loro gli altri 3mila, che ora minacciano di presentarsi in massa. Ebbene, quello che i giornali forse non hanno riportato è che Mastella, a sentirsi rivolgere questa “minaccia”, probabilmente ha risposto, candidamente “prego, venite pure: che problema c’è! C’è posto anche per voi”.
No, non è andata così: la verità è che ad essere aggrediti in tutti questi decenni sono stati proprio i disoccupati, i giovani, i meritevoli, i privi di mezzi. Aggrediti dal clientelismo che impera e fagocita diritti e futuro. Aggrediti da un ex ministro della Giustizia e parlamentare “a vita” che non viene ricordato per nessuna legge, regolamento, decreto, provvedimento, delibera comunale o quello che sia, che abbia cambiato minimamente le cose in meglio, qui al Sud.