Quanti comunicati stampa è lecito riproporre nel corso di un’edizione di un giornale, o di un telegiornale, o nell’arco di ventiquattr’ore su un sito Internet? La domanda è di quelle attualissime e su cui tanto si dovrebbe sbattere la testa. E’ infatti una questione che riguarda noi tutti, i sacrosanti e benedetti (e dimenticati) cittadini.
Quanti comunicati stampa è normale, opportuno, giusto leggere o trascrivere, riportare o citare rimanendo sempre dentro il confine della corretta informazione? E quale esigenza deve prevalere, quella di dare voce a tutti (di ogni parte politica) in nome di un astratto senso del pluralismo informativo, oppure quella di sintetizzare spiegando i fatti con l’obiettivo di raccontare alla gente quello che succede?
Qualcuno di voi si chiederà il perchè di queste domande, riflessioni, di questi dubbi. E il perchè è presto detto: ho assistito ad un festival dei comunicati stampa letti e ripetuti uno in fila all’altro nel giro di qualche minuto, fino ad arrivare a una ventina (o giù di lì). E allora inevitabilmente mi sono chiesto se fossi di fronte ad una situazione normale, accettabile, ammissibile, o se per caso non si fosse sostituito qualche alieno al giornalista che riportava, pedissequamente, dichiarazione su dichiarazione, comunicato su comunicato.
La risposta non me la sono data, e perciò eccomi qui a riflettere pubblicamente. Certo è che se rapportiamo il caso, avvenuto qui da noi nell’informazione sannita, con il modo di fare informazione di un qualsiasi organo giornalistico nazionale (da cui comunque dovremmo prendere esempio), ci si mettono le mani nei capelli. Chiunque sia degno del tesserino da pubblicista sa che se è accaduto un fatto di importanza rilevante che ha scatenato innumerevoli dichiarazioni da più parti, i servizi da fare sono due al massimo: uno con la cronaca approfondita del fatto, l’altro con una sintesi delle dichiarazioni più importanti. Stop.
Qui da noi, invece, qualcuno ha confermato di meritare più il tesserino da segretario (qualora esistesse) che quello da giornalista. Persino il giornalaio sarebbe un mestiere che richiederebbe una qualificazione professionale troppo elevata per certi soggetti che affollano alcune redazioni nostrane. Soggetti che, come accennavo, sono capaci di riportare o leggere fino a quindici o venti dichiarazioni diramate sul medesimo argomento, senza sintetizzare, spiegare ai cittadini, fare il punto della situazione, perchè no esprimere un’opinione o una linea editoriale.
In fondo alla storia, però, c’è almeno da ridere. Ridere perchè è l’ennesima dimostrazione di come l’informazione sannita sia infarcita di dinosauri più o meno antichi, che prima o poi dovranno pur estinguersi. Ma intanto, servi del potere politico come sono, se vengono subissati di comunicati stampa da ogni sorta di segreteria politica non conoscono altra cosa da fare che inzuppare il loro giornale di quegli stessi comunicati, senza far capire nulla.
Loro, questi dinosauri dell’informazione, per l’amore dei comunicati stampa e della dittatura che ne consegue, se fossero un giornale cartaceo aggiungerebbero anche dieci pagine pur di riportare ciascuna dichiarazione per intero; se fossero dei TG farebbero durare la messa in onda fino a mezz’ora in più per leggere ogni parola inviata alla stampa: se fossero un sito Web pubblicherebbero post su post pur di non tralasciare neanche il “ruttino” dell’ultimo segretario dell’ultimo partito politico sannita.
Un’arma c’è per far estignuere i dinosauri: cambiare canale, scegliere un altro cartaceo, visitare un altro sito Web. L’informazione è nelle mani dei cittadini. L’informazione la fanno i cittadini.
Simone Aversano
FONTE: BCR MAGAZINE