di Billy Nuzzolillo
Il 25 aprile, in occasione del “V2 Day” promosso da Beppe Grillo, in piazza Torre a Benevento e in piazza Minieri a Telese Terme saranno attivi i banchetti per la raccolta di firme per l’indizione di tre referendum: l’abolizione dell’ordine dei giornalisti, la cancellazione dei contributi pubblici all’editoria e l’abolizione della legge Gasparri sull’assetto radiotelevisivo.
Tre argomenti importantissimi, che meritano quindi una riflessione.
Partiamo dal primo quesito, e cioè dall’abolizione dell’ordine dei giornalisti che, com’è noto, fu creato nel 1925 da Benito Mussolini.
“L’albo obbligatorio – scrisse oltre mezzo secolo fa Luigi Einaudi – è immorale, perché tende a porre un limite a quel che limiti non ha e non deve avere, alla libera espressione del pensiero. Ammettere il principio dell’albo obbligatorio sarebbe un risuscitare i peggiori istituti delle caste e delle corporazioni chiuse, prone ai voleri dei tiranni e nemiche acerrime dei giovani, dei ribelli, dei non-conformisti”.
Un giudizio attualissimo. L’albo va, quindi, abolito per dare a chiunque la possibilità di poter scrivere senza vincoli se non quelli previsti dalla legge, così come accade in tutti i paesi europei.
Il secondo quesito riguarda la cancellazione dei contributi pubblici all’editoria. Un sistema di provvidenze accumulatosi nel tempo che costa complessivamente agli italiani circa mille milioni di euro all’anno (al proposito è consigliabile la lettura di un testo illuminante di Beppe Lopez: La Casta dei giornali, ed. Nuovi Equilibri/Stampa Alternativa). I contributi erogati dallo Stato, sotto forma d’integrazioni per l’acquisto della carta e di agevolazioni tariffarie, al Sole 24 Ore (il quotidiano della Confindustria che vuole il libero mercato e il taglio della spesa pubblica)nel solo 2006 ammontano ad oltre 19.222.787 euro.
Se l’editoria ci costasse solo un miliardo di euro di finanziamenti all’anno ce ne faremmo una ragione. Ma il costo della disinformazione ci costa molto di più. Genera mostri come Tanzi, Cragnotti, Fiorani e Consorte. Produce milioni di cittadini derubati. Di qui la necessità di cancellare l’attuale sistema di contributi e prevedere, eventualmente, nuove forme di sostegno ai piccoli giornali prodotti da cooperative.
Veniamo, infine, al terzo quesito, riguardante l’abolizione della legge Gasparri sull’assetto radiotelevisivo. Legge rispetto a cui, è il caso di ricordarlo, l’Unione Europea è intervenuta con una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia, che rischia di pagare una multa di 300-400 mila euro al giorno (con effetto retroattivo) fino a quando non saranno cambiate le regole.
Le frequenze radiotelevisive, di proprietà dello Stato, sono in concessione. Le frequenze sono quindi dei cittadini. Le leggi che hanno regolamentato il sistema radiotelevisivo, dalla Mammì alla Gasparri, hanno creato un mostro: il Testo Unico. Cambiarlo solo in parte è inutile, va eliminato per poter definire, da zero, nuove regole che garantiscano una vera informazione.
Per questi motivi e, soprattutto, per poter garantire in futuro una “libera informazione in libero Stato” è, quindi, necessario sottoscrivere i tre referendum promossi da Beppe Grillo.