di Billy Nuzzolillo *
In queste ore il giornalista Gianluigi Guarino è detenuto nel carcere di Benevento per il cumulo di diverse condanne per il reato di diffamazione a mezzo stampa. Alla base dell’ultimo provvedimento del tribunale di Salerno, che ha fatto scattare la revoca delle pene alternative alla detenzione, vi è, tra l’altro, anche l’omesso controllo di un articolo senza firma pubblicato dal Corriere di Caserta, giornale di cui all’epoca dei fatti era direttore responsabile.
In buona sostanza, Guarino (a cui esprimiamo la nostra vicinanza umana) è oggi in carcere per aver commesso reati di opinione nell’esercizio della professione giornalistica. Una sorte toccata finora nel nostro Paese solo a Giovanni Guareschi, il creatore della saga di don Camillo e Peppone, e a Stefano Surace che, ormai settantenne, fu arrestato al suo ritorno in Italia perchè doveva scontare due condanne per diffamazione a mezzo stampa. Lino Jannuzzi, invece, riuscì a scampare il carcere solo perchè graziato dal Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.
L’arresto di Gianluigi Guarino ripropone, quindi, una questione importante in un momento in cui la libertà di stampa rischia di essere fortemente minata dalla cosiddetta “legge bavaglio”, e cioè la necessità di abrogare o rivedere il reato di diffamazione a mezzo stampa, a partire dalla responsabilità del direttore per omesso controllo.
Non si tratta, è bene chiarirlo, di concedere ai giornalisti la licenza di “uccidere” impunemente l’immagine altrui, senza alcuna forma di difesa da parte di chi subisce la diffamazione. Ci sono, infatti, numerosi strumenti che si possono utilizzare per difendersi: la normale denuncia per diffamazione, la richiesta di risarcimento del danno in sede civile (con l’eventuale possibilità di sequestro della testata o di oscuramento del sito), la segnalazione all’ordine dei giornalisti, e, qualora si utilizzi l’attività giornalistica per fini estorsivi, l’applicazione delle relative norme in materia penale. Ma altri se ne potrebbero studiare.
La restrizione della libertà personale per chi commette reati d’opinione è una pena abnorme e sicuramente non in linea con i principi che dovrebbero contraddistinguere un moderno ordinamento giuridico. Di conseguenza, è necessaria una mobilitazione generale dei giornalisti affinchè non si ripetano aberrazioni giuridiche come quella che sta riguardando Guarino proprio nelle stesse ore in cui è in corso la battaglia per rivendicare il diritto dei giornalisti ad informare l’opinione pubblica senza bavagli. Il reato di diffamazione a mezzo stampa va abrogato al pari dell’omesso controllo del direttore o, quanto meno, va largamente rivista la legge che li contempla.
* fondatore del sito Sanniopress.it
Il carcere caro Billy è sicuramente una punizione sproporzionata per la diffamazione in confronto a reati ben più gravi per i quali è prevista la detenzione domiciliare,ma ritengo utopistico che si apportino modifiche al codice penali proprio in tempi di bavaglio.
Quello che mi stupisce anzi, è proprio questo inasprimento sanzionatorio che connota un’inversione di tendenza.
Ho appreso infatti che una ricerca, effettuata nel 2004 per iniziativa dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, avrebbe dimostrato che assai raramente, anche per i reati di diffamazione aggravata, viene irrogata la pena detentiva, ritenendosi preferibile – per la maggior parte dei Giudici – limitarsi alla pena pecuniaria. Detto questo e precisandoti che ritengo odiosi ed aberranti i reati di opinione, a me sembra che ci sia un grosso equivoco tra termini contrastanti come la manifestazione di un’opinione e la diffamazione: la prima è un diritto costituzionalmente garantito; la seconda è un reato, volto a proteggere altri diritti costituzionalmente garantiti, come l’onore, la reputazione e gli attributi fondamentali della personalità. Ora, anche tu citi il caso dell’impunito e privilegiato Jannuzzi,noto per la reiterazione di affermazioni false e diffamatorie, a proposito della vicenda occorsa a Gianluigi Guarino cui esprimo profonda solidarietà.
Io non sono d’accordo e ritengo fuorviante questo accostamento tra le due persone,se non addirittura offensivo per Guarino.
Ma proprio perchè citi Jannuzzi, sento il dovere di precisare che
la diffamazione non è la manifestazione di un’opinione, ma è la lesione, penalmente rilevante, di un diritto costituzionalmente protetto(onore, reputazione e gli attributi fondamentali della personalità).
La manifestazione di un’opinione, il diritto di critica al contrario sono sacrosanti ma occorre che si tratti di opinioni, e cioè di un’argomentazione, di uno sviluppo ed elaborazione di un pensiero, basato su fatti , fatti reali e non inventati o falsi.
E’ sul rispetto della verità e sul ritorno ai fatti che si gioca la credibilità ed onestà critica di un’opinione su una persona, una vicenda, un fatto, un’istituzione,et cetera.
Caro Billy per dovere investigativo e di cronaca ti riporto alcuni articoli.
“Non acquistate il “Corriere di Caserta” per non
alimentare la cultura camorrista, fatta di violenza,
diffamazioni e prevaricazioni.
A lanciare l’appello alla cittadinanza della provincia di Caserta è il Comitato don Peppe Diana, dopo l’ennesimo meschino “raid” del “giornale” diretto da Gianluigi Guarino ed amministrato da Pasquale Clemente, contro la memoria di don Peppe Diana, sacerdote ucciso dalla camorra.
La stampa “spazzatura” uccide il futuro ed inquina le coscienze. I mezzi d’informazione in una democrazia hanno un ruolo fondamentale, quando sono corretti ed imparziali e non quando spargono disinformazione e menzogna.
Contro un modo d’intendere l’informazione, che in spregio a qualsiasi principio etico, diventa pura diffamazione ed offende le coscienze e le intelligenze dei cittadini, non si può che intervenire boicottandone l’acquisto.
Questo può aiutare, anche, la promozione di un diverso modo di rappresentare un territorio che non è solo violenza e criminalità; e favorire la crescita di una stampa più utile allo sviluppo ed alla crescita sociale ed economica della provincia.
Da qui l’appello del comitato lanciato ai cittadini casertani di non acquistare il “Corriere di Caserta”, sottraendo così a quella testata l’unica ragione d’esistenza, il denaro.
L’appello è accompagnato da una lettera al presidente dell’Ordine dei giornalisti al quale si chiede d’intervenire per arginare i volgari comportamenti di una stampa senza decoro ed anche per difendere la dignità dei tanti professionisti dell’informazione che in maniera corretta fanno il loro mestiere.
Nei prossimi giorni sarà avviata una campagna di sottoscrizione dell’”Appello per un’informazione utile”.”
LA LETTERA INVIATA AL PRESIDENTE DELL’ORDINE DEI GIORNALISTI
Presidente dell’ordine dei giornalisti – Napoli
Oggetto: segnalazione di violazione e richiesta di provvedimenti disciplinari nei confronti del direttoire del quotidiano “Corriere di Caserta.
Egregio presidente,
è con profondo rammarico che dobbiamo segnalarLe la condotta del quotidiano “Corriere di Caserta” e, conseguentemente, del suo direttore responsabile Gianluigi Guarino.
In data 28 marzo 2003, infatti, la testata in oggetto in prima pagina ed a titoli cubitale titolava “don Peppe Diana era un camorrista” (si allega fotocopia).
Questo è l’ennesimo, meschino “raid” contro la memoria di don Giuseppe Diana, sacerdote ucciso dalla camorra il 19/03/94, perpetuato del “Corriere di Caserta”, che per vendere qualche copia in più nelle terre di camorra, nella sua scellerata linea editoriale, non ha scrupoli a falsificare la realtà ed a diffondere “notizie” prive di qualsiasi fondamento.
Con questo comportamento riteniamo, che la testata citata ed i suoi responsabili si siano resi colpevoli di fatti non conformi al decoro e alla dignità professionale e di fatti che compromettono la reputazione e la dignità dei giornalisti tutti.
Non occorre ricordare alla Sua professionalità e correttezza, che l’art 2 della Legge n°69/63, nel sancire la libertà d’informazione e di critica afferma che è obbligo inderogabile dei giornalisti “il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede”.
Contro un modo d’intendere l’informazione, che in spregio a qualsiasi principio etico, diventa pura diffamazione ed offende le coscienze e le intelligenze dei cittadini, chiediamo che l’ordine dei giornalisti intervenga per arginare i volgari comportamenti di una stampa senza decoro ed anche per difendere la dignità dei tanti professionisti dell’informazione, che in maniera corretta fanno il loro mestiere.
La stampa “spazzatura” uccide il futuro ed inquina le coscienze. I mezzi d’informazione in una democrazia hanno un ruolo fondamentale, quando sono corretti ed imparziali e non quando spargono disinformazione e menzogna.
Confidando nella correttezza e nella professionalità che da sempre caratterizza la sua persona e l’Ordine che Lei rappresenta,
Le porgiamo distinti saluti.”
Casal di Principe, 31/03/03
Per il Comitato don Peppe Diana
Dott. Renato Franco Natale
LA LETTERA INVIATA AL DIRETTORE DE “LA STAMPA”
Al Direttore del quotidiano “la Stampa”
dott. Marcello Sorgi – Torino
Oggetto: segnalazione campagna di boicottaggio del quotidiano “Corriere di Caserta”, abbinato nelle vendite in provincia di caserta al giornale “la stampa”.
Egregio dott. Sorgi,
è con profondo rammarico che dobbiamo segnalarLe la condotta del quotidiano “Corriere di Caserta”. Le scriviamo perché in provincia di Caserta la testata citata, verso la quale abbiamo intenzione d’avviare una campagna di boicottaggio dell’acquisto, è abbinata nelle vendite in edicola al giornale da Lei diretto.
In data 28 marzo 2003, il “Corriere di Caserta” in prima pagina ed a titoli cubitali titolava “don Peppe Diana era un camorrista”. Questo è stato l’ennesimo, meschino “raid” contro la memoria di don Giuseppe Diana, sacerdote ucciso dalla camorra il 19/03/94, perpetuato dal “Corriere di Caserta”, che per vendere qualche copia in più, nelle terre di camorra, non ha scrupoli a falsificare la realtà ed a diffondere “notizie” prive di qualsiasi fondamento.
Quest’episodio, con il quale si è colmato ogni limite di decenza, è l’ennesima testimonianza di una condotta giornalistica cinica e senza scrupoli.
Contro tale modo d’intendere l’informazione, che in spregio a qualsiasi principio etico, diventa pura diffamazione ed offende le coscienze e le intelligenze dei cittadini, abbiamo ritenuto opportuno denunciare l’accaduto al Presidente dell’Ordine dei giornalisti di Napoli e maturare l’avvio di una campagna per boicottare l’acquisto di quel “giornale”, sottraendo così a quella testata l’unica ragione d’esistenza: il “denaro”.
Quest’iniziativa, pensiamo possa aiutare, anche, la promozione di un diverso modo di rappresentare un territorio, come quello casertano, che non è solo violenza e criminalità; e favorire la crescita di una stampa più utile allo sviluppo ed alla crescita sociale ed economica della provincia.
Abbiamo ritenuto corretto segnalare l’accaduto alla sua persona, in considerazione del fatto che quella testata “spazzatura”, curiosamente è abbinata al giornale da Lei diretto, che, sicuramente per il prestigio, la linea e il rigore giornalistico, nulla avrebbe a che spartire con il “Corriere di Caserta”.
Nello scusarci per averLa sottratta, con la presente, anche se brevemente, ad impegni più importati, Le porgiamo distinti saluti.
Casal di Principe, 04/04/03
Per il Comitato don Peppe Diana
Dott. Renato Franco Natale
————————————————————————-Cosa vuol dire tutto questo?
Riflettiamoci! Libera che a Genova organizza fiaccolate mentre è in atto in pieno agosto la gara di appalto per un termodistruttore e cancrovalorizzatore, qui in Campania attacca Caserta c’è perchè disvela il non fare di Libera a Caserta.
Sappiamo cosa fa la neo costituita Libera di Benevento. Tace.
Questa non è diffamazione ma diritto di opinione e di critica , mi pare !
Non sono al corrente degli articoli scritti da Guarino in merito (non li ho letti e non li conosco, ma vorrei poter avere accesso a tale conoscenza) tuttavia mi sembra che organizzazioni colte in fallo , dogmatiche e ferite perchè colte nella loro manchevolezza , abbiano reagito rivolgendosi alla magistratura!
A Caserta dove la gente muore di cancro giorno per giorno Libera cosa fa? E cosa fa a Benevento dove imprenditori sono soggetti al racket e ad intimidazioni estorsive , ma Libera tace?
Perchè Libera dovrebbe essere intoccabile e incommentabile, nella peggiore logica tipica della mafia ?
Io so che a Caserta la gente muore giorno dopo giorno e Libera non fa un cazzo salvo spadroneggiare dinanzi alla magistratura un credito che non ha sul territorio, perchè non ha saputo onestamente conquistarselo in termini di credibilità ed attivismo, sia a Caserta sia a Benevento.
caro billy
approfitto del tu blog per esprimere la mia piena solidarietà a Gianluigi Guarino, investito in questi giorni da un dramma professionale ed umano.
Se ancora la stampa fosse considerata il cane da guardia dei cittadini, di quelli che, però, non detengono il potere politico o economico, allora sì che non staremmo qui ad assistere ad esitazioni, dubbi o omissioni sul caso Guarino. La pena restrittiva per un giornalista, che sempre dovrebbe essere percepito come il baluardo di ogni libertà democratica, è più che un’anomalia, è una falla che si apre nella democrazia, un attentato a un diritto costituzionalmente garantito, un pericolo per ognuno di noi.
E’ in nome della tanto evocata libertà di stampa che Gianluigi Guarino va difeso senza se e senza ma…un gionalista in carcere, personalmente, non mi fa dormire sonni tranquilli ed è un’ azione oscena che la democrazia non dovrebbe consentire..
A noi, billy, che abbiamo potuto apprezzarne il profilo umano e professionale, toccherebbe organizzarci e chiedere di poterlo incontrare in carcere…
Caro Billy ho chiesto alla redazione di “caserta c’è” copia dell’articolo pubblicato col titolo virgolettato “don Peppe Diana era un camorrista” .Se non me lo darà questo giornale scriverò al Comitato Don Peppe Diana.Anzi invito tutti a fare la stessa cosa, affinchè un minimo di chiarezza sia fatta.
Ho voluto discriminare la posizione di Guarino da quella di Jannuzzi, fortemente privilegiato, ma è ora che si approfondisca su questo articolo di Corriere di Caserta. In internet è irreperibile.
Confermo il disimpegno di Libera a Caserta a fronte di una ecatombe di persona per cancro e malattie degenerative , per averne testimonianza diretta.
Il disimpegno di Libera a Benevento credo non abbia bisogno di commenti perchè ognuno lo può constatare.
Procediamo con evidenze obiettive e con l’informazione fondata sui fatti.
Mi riporto integralmente al mio primo commento su questo punto.
Aggiungo solo che nessuno è intoccabile solo perchè si fregia dell’omicidio di Don Peppe Diana ed offende quel retaggio di vita stroncata nel momento in cui non fa nulla sul territorio contro la mafia ed il malaffare(concetto ben più ampio di criminalità organizzata, mafia etc.).
Questo tipo di associazionismo o fa, in maniera extrasistemica o non fa, e allora , è meglio che scompaia.
Perchè non abbiamo bisogno di parassiti ulteriori del malaffare: di chi è dentro e di chi è apparentemente fuori.
Liguria – Terra di mafia, ma tutti fanno finta di niente Scritto da Ferruccio Sansa – “Il Fatto”
giovedì 15 luglio 2010
L’articolo di Ferruccio Sansa su “il Fatto quotidiano” di oggi ed in coda il link al comunicato stampa delle Case della Legalità della Liguria sulla “Fiaccolata” di Sanremo.
“Accendi la legalità, spegni le mafie”. È lo slogan della fiaccolata. A Sanremo ci saranno tutti: dal presidente della Regione, Claudio Burlando, al sindaco di Genova, Marta Vincenzi. Adesioni di Pd, Idv, Pensionati, Pdci, Prc, Pdl, socialisti, Verdi, Udc e molte associazioni.
Dopo l’ipotesi di commissariare il comune di Bordighera e gli arresti per ‘Ndrangheta, la Riviera si scopre terra di mafia. Ma c’è anche dell’ipocrisia. Nessuno ha mai ascoltato chi le infiltrazioni mafiose le denuncia da anni. I partiti sfilano, ma loro rappresentanti sono a feste con arrestati. Alcuni candidati alle regionali del 2005 avrebbero ottenuto sostegni da “famiglie” indagate. Appalti pubblici, per bonifiche e rifiuti, vanno a nomi citati dalla Dda e magari inquisiti.
La vicenda ligure è esemplare di come la criminalità possa conquistare una regione “sana”: così le famiglie calabresi, venute a coltivare fiori, oggi sono padrone di società. La mafia compra interi palazzi a Genova…
“Bello sfilare, ma l’importante è come si governa”, dice Christian Abbondanza, presidente della Casa della Legalità. Da anni si batte contro la criminalità organizzata, roba che ti aspetteresti un riconoscimento. Invece lo prendono a pugni i pregiudicati, lo trattano da paria centrodestra e centrosinistra. Il motivo è chiaro, basta visitare il suo sito (www.casadellalegalita.org): fotografie della festa calabrese (febbraio 2010, sotto elezioni) sponsorizzata da enti locali genovesi, con rappresentanti della Regione Calabria. Tra gli ospiti d’onore Domenico Gangemi, arrestato martedì, che parla con Aldo Praticò (consigliere comunale Pdl a Genova).
Eugenio Minasso, deputato e vice-coordinatore regionale Pdl, festeggia l’elezione con un membro della famiglia Pellegrino (coinvolta nell’inchiesta di Bordighera) e Giovanni Ingrasciotta che non rinnega le passate frequentazioni con Matteo Messina Denaro. Siciliani e calabresi qui fanno affari insieme. “Sì, mi hanno aiutato, ma non mi hanno dato un euro”, assicura Minasso al Secolo XIX. Rogne, non solo per il Pdl. Cinzia Damonte, candidata in regione dell’Idv ed ex assessore di Arenzano, è ritratta a una cena elettorale della comunità calabrese con Onofrio Garcea, pregiudicato, per la Finanza “ben inserito negli ambienti della criminalità organizzata”. “Non sapevo”, si difende Damonte. Ancora: a settembre 2005 si inaugura una scavatrice da milioni di euro. Proprietaria una società riconducibile alla famiglia calabrese dei Mamone, fortissima in Liguria nelle bonifiche. Il numero uno era Gino Mamone (oggi è la moglie), poi indagato per corruzione e turbativa d’asta (mai per mafia: i legali sostengono che la famiglia Mamone non è la stessa citata dalla Dda). In prima fila, accanto a Mamone, Romolo Benvenuto (poi responsabile Ambiente della Margherita e membro della commissione d’inchiesta sui rifiuti) e uno stuolo di assessori, sindacalisti Cgil e uomini di fiducia di Burlando. La stessa ditta, titolare di appalti pubblici, ha sponsorizzato incontri dell’associazione culturale di Burlando, il Maestrale.
Dalle intercettazioni dell’operazione anti-‘Ndrangheta emerge ora che le “famiglie ” avevano sostenuto, magari all’insaputa dell’interessato, Rosario Monteleone (Udc, presidente del Consiglio regionale).
Ma la politica tace. Eppure Anna Canepa, pm Antimafia, già nel 2007 ammoniva: “La criminalità organizzata non è solo violenza, ma penetrazione nell’economia legale mediante riciclaggio di denaro, appalti e subappalti. Conclude la colata di cemento che con la benedizione trasversale della politica sta per abbattersi sulla Liguria, in particolare porticcioli e insediamenti connessi”.
Nulla cambiò: sono nati porticcioli per 30mila imbarcazioni, tre milioni di metri cubi di palazzi. E pace se dietro stavano personaggi come Gianpiero Fiorani.
Oggi la Procura calabrese parla di legame a “doppio nodo” tra ‘Ndrangheta ligure e calabrese.
Un anno fa Vincenzi denunciò: “La mafia si mangia interi quartieri”. Procuratori, prefetto, politici buttarono acqua sul fuoco. Ma ora è impossibile non vedere: locali in fiamme a Ponente, agghiacciante la testimonianza di Marco Sferrazza, assessore di Bordighera.
Scrivono i pm: “Dopo aver espresso in giunta la sua contrarietà alla sala giochi, Sferrazza aveva ricevuto a casa la visita di Giovanni Pellegrino e Francesco Barilaro che, pur senza esplicite minacce, gli avevano chiesto conto del suo atteggiamento”. Sferrazza dice “di dormire con la pistola sotto il cuscino”.
E allora tutti a sfilare. Ma chi ha denunciato è stato lasciato solo. Anche così la mafia vince.
E qui il comunicato stampa delle Case della Legalità della Liguria che non parteciparanno alla Fiaccolata organizzata da “Libera” con i partiti (Pd, Pdl, Udc, Idv, Rc,…), Legacoop e compagnie varie a Sanremo il 15 luglio 2010… perché: non facciamo i paravento!
P.s: A Benevento nessuna discutibile fiaccolta, il nulla assoluto.A Casera idem, malgrado li’ ci sono tanti candidati unicamente alla morte , per la pessima gestione rifiuti in Campania. La Mazzone vorrebbe stravolgere a proprio piacimento la visita ispettiva della Commissione Europea in Campania., visita blindata ai limiti della farsa ! Sappiamo una sola cosa: che da una parte ci sono i fondi europei, dall’altra i morti senza appello o i prossimi a morire a Caserta e Napoli! La Mazzone vuole ignorare tutto questo ?
Ce lo dica !
La priorità non è nello sboccare fondi ma nella tutela della popolazione dalle conseguenze del malaffare rifiuti in Campania !
Tutto il resto è politica sporca !
Io personalmente non sono una lettrice assidua di Caserta c’è ma trovo grossolano l’accostamento di Guarinoai noti articoli di Jannuzzi.
Ribadito ciò e che non so se caserta c’è sia un giornale scandalistico o meno, cioè con rigorosa verifica alla fonte della notizia, ed in attesa di conoscere i contenuti dell’articolo titolato e virgolettato “Don Diana era un camorrista “, invito chiunque sappia più di me a rendermene edotta.
Non mi stupirei oltremodo del disinteresse di Libera verso lo sterminio umano causato e tuttora in atto dalla criminale gestione rifiuti in Campania.
L’associazione non ne parla ed è gravissimo, perchè la popolazione campana ed in particolare casertana è stata di fatto sterminata. Muore di cancro giorno dopo giorno, e ne ho la testimonianza diretta.
Se Mazzoni vole minimizzare questo dato inconfutabile, e Libera sottacerlo…io non ci sto !
https://www.sanniopress.it/?p=6940
Il commento di una visitatrice sul caso Guarino mi offre lo spunto per meglio chiarire alcuni concetti. Pur condividendo sostanzialmente il giudizio su Lino Jannuzzi, continuo a ritenere che il suo caso sia emblematico, al pari di quelli relativi a Guareschi, Surace e Guarino.
La visitatrice, inoltre, giustamente ricorda che esiste una differenza netta tra critica e diffamazione. Nello stesso tempo va, però, anche osservato che nella stragrande maggioranza dei casi che vengono quotidianamente sottoposti al vaglio della magistratura è estremamente difficile stabilire un confine preciso tra critica e diffamazione. Vi sono, infatti, valutazioni diametralmente opposte nel corso dei vari gradi dello stesso giudizio o tra diversi tribunali. Per questo parlo, sia pure genericamente, di reati di opinione.
Altra questione posta dalla visitatrice è quella relativa alle polemiche che hanno accompagnato l’attività giornalistica di Guarino e la linea editoriale del Corriere di Caserta da lui diretto. Basti pensare al famigerato titolo “don Peppe Diana era un camorrista”.
Al di là di questi discutibili aspetti, credo che oggi il dato saliente sia però rappresentato dal fatto che Gianluigi Guarino è stato privato della libertà personale per un cumulo di pene relativo a reati commessi nello svolgimento della professione giornalistica, alcuni dei quali derivanti dall’omesso controllo in qualità di direttore responsabile.
Un aspetto, quest’ultimo, gravissimo, che chiama direttamente in causa la legge sulla stampa. Di qui l’invito alla mobilitazione per rivedere l’attuale legislazione. Come ha giustamente ricordato Giancristiano Desiderio in un recente intervento, ci troviamo di fronte ad una legge emanata durante il regime fascista. Le sue finalità erano, quindi, sostanzialmente di controllo della stampa.
Oggi appare, quindi, improrogabile una generale riforma della materia, anche alla luce della trasformazione avvenuta nei processi editoriali. Ve lo immaginate, ad esempio, il direttore di una testata locale meridionale che a mezzanotte controlla meticolosamente la miriade di articoli e notizie redatte nel corso della giornata, mentre dalla tipografia arriva l’ultimo sollecito utile per mandare in stampa il giornale? Oppure ve lo immaginate il direttore di una testata online, costretto a “validare” 24 ore su 24 gli scritti redatti dai propri giornalisti o collaboratori? Il tutto, poi, in giornali miracolosamente tenuti in piedi da giornalisti non contrattualizzati, sottopagati o “vessati” da editori che utilizzano i giornali per esercitare pressioni sui politici locali al fine di ottenere vantaggi; o da corrispondenti di paese che già rischiano di vedersi bruciata l’autovettura perché il delinquente locale gli attribuisce la paternità dell’articolo di cronaca senza firma (assolutamente da evitare), apparso sul giornale di cui sono corrispondenti?
Ben venga, quindi, la battaglia in nome della libertà di stampa che la categoria dei giornalisti sta portando avanti in queste ore per impedire l’approvazione della cosiddetta “legge bavaglio”. Ma, allo stesso tempo, è altrettanto importante partire dal caso Guarino per mobilitarsi “affinchè in Italia, cosi’ come in altri Paesi dell’Europa, per il reato di diffamazione a mezzo stampa si annulli la pena detentiva anche nel caso di somma di condanne. Ciò con particolare riguardo alla fattispecie in cui la condanna derivi dall’omesso controllo del contenuto degli articoli”, come hanno giustamente ribadito ieri anche Fnsi e Assostampa Napoletana.
Billy Nuzzolillo