Stamane, intorno alle 7, i carabinieri della stazione di Cerreto Sannita hanno bussato alla porta di casa Guarino, a San Lorenzello, in provincia di Benevento. Tanto, purtroppo, per notificargli un ordine di carcerazione e per invitarlo a seguirli in caserma dove gli hanno consegnato il provvedimento. E’ stato il sostituto procuratore presso il tribunale di Salerno, dottor Vincenzo Montemurro, a firmare l’ordine di esecuzione carceraria. Si tratta di un cumulo di pena per un totale di tre anni e un mese, risalente a quando Guarino ricopriva l’incarico di direttore responsabile della testa “Il Corriere di Caserta”. Dunque, sono ben cinque condanne per diffamazione a mezzo stampa ed omesso controllo nell’arco di tempo che va dal 2000 al 2005 che (ecco il nocciolo della questione) non sono state seguite dal giornalista. Non solo. Avverso le condanne di primo grado non è stato interposto appello alcuno e quindi… sono diventate tutte cinque irrevocabili.
Successivamente Gianluigi è stato tradotto alla casa circondariale di Benevento dove dovrà permanere almeno per un periodo minimo di osservazione che in questo momento nessun legale e nemmeno casertacece.net (per quanto tenti di fare, sentendo e interpellando mezzo mondo) riesce a valutare.
PARLA IL SUO LEGALE
Per saperne di più abbiamo allora telefonicamente interpellato il difensore di fiducia (di recente incaricato dal direttore Guarino), l’avvocato Raffaele Gaetano Crisileo del foro di Santa Maria Capua Vetere. “Sono senza parole. Questa situazione mi lascia veramente perplesso e sbalordito. Da precisare – soggiunge Crisileo – che non sono stato io a difenderlo nelle vecchie sentenze, in quanto ho ricevuto l’incarico solo ora. Naturalmente cercherò ugualmente di sbrogliare questa matassa nel migliore dei modi possibili, perché mi sento molto legato a Gianluigi Guarino da un rapporto di amicizia. Come mai, poi, sia finita così? Ebbene, le posso dire solo che, se questa vicenda processuale fosse stata seguita meglio, dico dal un punto di vista difensivo, avrebbe avuto un esito certamente diverso. Anche in caso di condanna, a mio avviso, per esempio, si sarebbe potuto invocare l’istituto della continuazione della sospensiva, cosa che non avrebbe permesso al pubblico ministero di applicare il cumulo giuridico. Non solo. Avrebbe contestualmente consentito a noi, da un lato di evitare l’accumulo dei tre anni e in più di ottenere una pena sospesa. Adesso? Ebbene, adesso non ci resta che investire il competente tribunale della sorveglianza, nei tempi che ci sono consentiti”.
FONTE: CASERTACE