di Gabriele Corona *
Nell’ambito del forum “La città oltre le mura. Dimensione e cultura dello sviluppo”, organizzato dalla fondazione Mezzogiorno Nazionale, Pasquale Viespoli, promotore e coordinatore della manifestazione, ha invitato il dottor Giuseppe Maria Berruti, componente del Consiglio Superiore della Magistratura, a trattare il tema “legalità e sviluppo”.
Il relatore d’eccezione, molto conosciuto a livello nazionale, è beneventano e in città ancora operano due dei suoi fratelli, Vittorio e Gianpiero.
Il primo è architetto e per molti anni è stato responsabile dell’urbanistica per il Partito Comunista, il secondo è medico, sposato con Franca Giuliano, sorella della dottoressa Giuliana, magistrato presso il Tribunale di Benevento e moglie dell’assessore provinciale Gianvito Bello.
Un altro fratello del dottore Berruti, Diego, è commercialista ed è stato nel collegio sindacale di Alitalia e di diverse società della famiglia Berlusconi. Ma il più famoso tra i Berruti è senz’altro Massimo Maria, parlamentare del PDL, già condannato ad 8 mesi di carcere a conclusione di un filone del processo per le tangenti della Finivest alla Guardia di Finanza.
Giuseppe Berruti è noto soprattutto per il suo ruolo nella Sezione Disciplinare del CSM, quella in cui si “tagliano teste”, come egli stesso ha testualmente ricordato all’inizio del suo intervento di ieri mattina alla Camera di Commercio. Si riferiva evidentemente ai numerosi provvedimenti di trasferimento o revoca dall’incarico, assunti nei confronti di magistrati “indisciplinati”, definiti da Berlusconi “toghe rosse”, come ad esempio Luigi De Magistris, Clementina Forleo, Luigi Apicella, Dionigio Verasani e Gabriella Nuzzi, anch’essa beneventana.
La relazione di Berruti, alla quale purtroppo non è seguito dibattito, è stata ricca di spunti che inducono alcune considerazioni. Il magistrato ha innanzitutto sottolineato che il concetto di legalità si è evoluto, diventando molto diverso dal binomio “legge- ordine” tanto caro alla destra storica italiana. Il membro del CSM, dopo aver ribadito che per lui la concorrenza è il motore dello sviluppo, ha descritto efficacemente i sistemi di speculazioni finanziarie che oggi drogano il mercato, così raffinati che quasi mai si riesce a contrastarli attraverso azioni giudiziarie.
Proprio riguardo i sistemi che eludono la libera concorrenza, Berruti non ha affrontato, probabilmente per motivi di tempo, la parte relativa agli investimenti della così detta borghesia criminale per il riciclaggio di denaro sporco. Neppure ha fatto cenno alla corruzione politico-affaristica, che secondo i suoi colleghi della Corte dei Conti, costa alla collettività 60 miliardi di euro all’anno. A tanto ammontano le risorse pubbliche che potrebbero essere utilizzate per investimenti a sostegno dell’occupazione o per servizi ai cittadini più poveri, e che invece si sprecano in opere pubbliche, pagate in Italia più del doppio che nel resto d’Europa. Il prezzo lievita a causa delle tangenti a politici e funzionari pubblici che le ditte costruttrici recuperano con le varianti che gonfiano le spese.
Come contrastare efficacemente questo cancro? Berruti non lo spiega, limitandosi a ricordare che per lo sviluppo è fondamentale la “certezza delle regole” che i magistrati devono far rispettare, senza ricordare che sta per essere vanificato lo strumento delle intercettazioni, tra i più efficaci per contrastare anche questo tipo di reati.
* presidente di Altrabenevento