di Enzo Colimoro *
Ringrazio tutti i colleghi giornalisti della Campania iscritti al Sindacato unitario di categoria, i giovani così come gli anziani del mestiere, che con il loro voto alle ultime elezioni di categoria hanno voluto, con la riconferma della squadra, presentatasi senza liste alternative, ribadire la loro fiducia nel lavoro svolto dai dirigenti sindacali campani uscenti. Li ringrazio soprattutto per aver colto il messaggio di questi anni teso ad infondere fiducia nelle istituzioni della professione, in una stagione in cui, complice anche il fuoco amico, non era difficile indulgere al disfattismo ed al catastrofismo. I tre anni di governo del Sindacato che ci aspettano saranno difficili – ha dichiarato Colimoro nella sua relazione al Consiglio –, molto più impegnativi dell’ultimo triennio caratterizzato dai pesanti tagli che la categoria ha dovuto subire a causa dei prepensionamenti. Il futuro appare molto difficile e complicato. La crisi economica del Paese che ha determinato e determinerà tagli delle risorse nazionali all’editoria sono una seria e pericolosa minaccia per l’autonomia della professione e il pluralismo dell’informazione. Il tutto in una stagione particolarmente difficile per la professione giornalistica da troppo tempo sotto attacco nel suo punto vitale: la libertà di stampa. In tal senso l’Assostampa Campania è in linea con l’azione di contrasto portata avanti dalla Fnsi al ddl sulle intercettazioni. Una battaglia che non può e non deve avere bandiere partitiche. La libertà di stampa e il diritto ad essere correttamente informati è un bene di tutti i cittadini liberi. Su questo fronte il Sindacato, sia a livello nazionale sia a livello regionale, nelle ultime settimane viene tirato per la giacchetta da parte di chi, capziosamente, vorrebbe mettere il cappello sulle legittime rivendicazioni dei giornalisti, mistificando la realtà dei fatti con l’inganno. Analfabetismo sindacale ed istituzionale, irresponsabile e squallido talebanismo, degno di miglior causa. L’azione del Sindacato è autonoma, autorevole e non strumentalizzabile da parte di chi vorrebbe avere voce in capitolo, ma non è titolato perché privo di rappresentanza democratica. Chi si muove fuori dal Sindacato si è automaticamente posto fuori. Contro il ddl sulle intercettazioni la nostra posizione è chiara: non deve passare. Se avesse il via libera, metterebbe di fatto il bavaglio a chi ha il dovere d’informare correttamente il Paese contribuendo, grazie al pluralismo dell’informazione libera e democratica, alla formazione dell’opinione pubblica. In tal senso la piazza usata da organizzazioni partitiche non deve essere il luogo naturale della protesta da parte di chi, utilizzando i giornalisti, cerca visibilità mediatica. Il luogo naturale perché si eviti di mettere il bavaglio ai giornalisti è soprattutto il Parlamento, ed è lì che le forze politiche devono agire. Ecco perché l’Assostampa Campania ha fatto una scelta di campo conducendo la propria battaglia in maniera netta ed onesta nei luoghi deputati, non permettendo a nessuno di strumentalizzare il suo lavoro.
L’impegno nel prossimo triennio, in linea con la precedente azione, sarà autonomo e affrancato da segreterie di partiti e da condizionamenti editoriali, pur costantemente impegnato nella ricerca del dialogo e del confronto con chiunque sia capace di dialogo e confronto.
La professione da troppi anni è sotto attacco. E quando si viene attaccati s’impone la necessità di essere uniti, di fare lobby se necessario, per difendere diritti ed indipendenza. Di qui la decisione, storica per la Campania, di Ordine e Sindacato, professionisti e pubblicisti, di fare fronte comune in un unico schieramento, ampio e rappresentativo, per lottare insieme e mettere la categoria quanto più al riparo possibile.
Le sfide dei prossimi anni saranno al tempo stesso importanti e difficili: prima su tutte l’applicazione delle legge 150, nota come legge sugli uffici stampa. Una legge che compie dieci anni ma che ancora non viene applicata. Una legge che se applicata, invece, consentirebbe a molti colleghi di collocarsi in maniera stabile nel mondo del lavoro giornalistico o di emergere dal lavoro nero.
Per far questo era fondamentale presentare all’interlocutore politico, in primis la nuova Regione Campania del Presidente Stefano Caldoro, una professione unita e compatta, coriacea se necessario. In Campania questa scelta di unità l’abbiamo fatta e voluta.
È intenzione del nuovo Direttivo acquisire una rappresentanza di tutti i giornalisti, quelli impiegati e quelli in difficoltà d’impiego. Pensiamo ai tanti iscritti nelle liste di disoccupazione, a quelli alla ricerca di una nuova occupazione, a quelli licenziati, a quelli con contratti “a termine”, vale a dire non in una posizione contrattuale stabile, ma precaria. Questi sono, alla lettera, i colleghi precari, da non confondersi con gli inoccupati, giornalisti che, pur se iscritti all’Ordine, sono alla legittima e costante ricerca di un lavoro, foss’anche precario. A loro, fermo restando le debite differenze, continuerà ad esser data la dovuta attenzione. L’Assostampa, ovviamente, ha il dovere di occuparsi principalmente dei colleghi iscritti al Sindacato. Questa è e sarà una ferma volontà dell’attuale Direttivo, una scelta di rispetto nei confronti di tanti colleghi che nelle istituzioni della professione ci credono, assicurando annualmente la loro iscrizione. Solo con la forza degli iscritti un sindacato di categoria assume forza e potere contrattuale. La scelta dell’unità è andata in questa direzione. Una scelta che sarà difesa con forza se necessario, senza timore di andare allo scontro con chi l’unità intenderà minarla, spinto da motivazioni personali e tendenti a fare una mano al gioco del tanto peggio tanto meglio. Ciò ovviamente, senza negare a nessuno diritto di tribuna e di critica. Ma questo sempre doverosamente all’interno del Sindacato. Un sindacato come sempre aperto a tutti ed intellettualmente onesto, totalmente cosciente del proprio dovere etico.
Il Sindacato di categoria difende i giornalisti, non quelli che vorrebbero fare i giornalisti. L’accesso alla professione è compito precipuo dell’Ordine. Il Sindacato combatte per difendere i diritti, per migliorare le condizioni di vita all’interno e fuori dalle redazioni, combatte per moralizzare la professione, per dotarla di norme e regole certe e chiare, e per creare le condizioni di impiego di giornalisti disoccupati. Non si occupa e non si deve occupare di vigilare sull’accesso alla professione.
Il lavoro cosiddetto autonomo sarà al centro delle iniziative sindacali del prossimo triennio. Con le colleghe ed i colleghi recentemente eletti nelle neonate Commissioni, regionali e nazionali, per il Lavoro autonomo si dovrà operare nell’interesse di un comparto in costante crescita, portando all’attenzione della FNSI, contributi, spunti, problematiche ed eventuali soluzioni.
In Campania Ordine e Sindacato, come testimoniato dalla scelta di unità fatta alle ultime elezioni, marceranno compatti, doverosamente impegnati ciascuno nel proprio ruolo e con le proprie competenze, per assicurare alle colleghe e ai colleghi tutele e dignità, diritti e qualità della professione. In tal senso non è più possibile indugiare sulla legge di riforma dell’Ordine (1963), sull’accesso alla professione: una legge superata dai tempi, che fatica ad interpretare nuove esigenze e modalità del giornalismo. Una problematica che finisce col far ricadere sul Sindacato responsabilità non proprie, generando equivoci, figure ibride e confusione (un esempio su tutti le scuole di giornalismo, quasi una per ogni regione e nella nostra addirittura due). Non si può continuare a sfornare centinaia di giornalisti ogni anno quando si sa che il mercato è saturo. E non si può poi gettare la croce sul Sindacato, pretendendo da esso posti di lavoro. Il Sindacato è un organismo di tutela, non un ufficio di collocamento.
La stagione che ci attende non sarà facile. Occorrerà recuperare un gap temporale durante il quale le istituzioni della professione, impegnate su più fronti, hanno fatto poco sul versante della qualità del giornalismo. Si deve pretendere una legge di riforma che fissi lo sbarramento della laurea per l’accesso alla professione. La qualità non può non passare per la cultura. Sarebbe auspicabile che la nuova Regione raccogliesse l’invito fatto dall’Assostampa nello scorso triennio per l’istituzione di un osservatorio per la qualità dell’informazione.
Passando alla questione dei finanziamenti pubblici all’editoria, c’è da sottolineare che le strutture della professione avranno il dovere di battersi affinché questi siano agganciati al reale impiego dei colleghi nelle redazioni e fuori (free lance, contratti a termine, sostituzioni). Il sostegno all’editoria, attraverso il finanziamento diretto o grazie al credito d’imposta, deve passare per il reale impiego dei giornalisti all’interno delle imprese editoriali, radiotelevisive, di carta stampata, multimediali. Finanziare l’editoria senza che nessuno vigili se realmente impieghi personale giornalistico non ha alcun senso. In linea con quanto finora fatto, come Sindacato dei Giornalisti, e con il sostegno dell’Ordine, ci batteremo per sollecitare oltre all’applicazione della legge 150, una legge di sistema regionale dell’editoria, della comunicazione e della cultura. Intendiamo passare all’incasso dopo anni di silenzio assoluto, auspicando che la nuova Regione mostri maggiore sensibilità ed attenzione ai problemi della categoria.
Difenderemo la nostra professionalità con serietà e rigore negando a quelli che non lo meriteranno il diritto di cittadinanza all’interno della professione.
La sfiducia dilagante verso le istituzioni democratiche ha colpito anche i movimenti sindacali ed il nostro in particolare. Va recuperato il senso di fiducia, ed i colleghi seriamente interessati alla vita della professione non possono non sentire la necessità di unirsi e combattere insieme per riacquistare credibilità e dignità. Chi getta discredito sul Sindacato senza indicare all’interno della struttura proposte e temi di riflessione, buttando benzina sul fuoco, deve assumersi le proprie responsabilità di fronte alla categoria. Se a dire che il Sindacato alla frutta è chi alla frutta c’è sempre stato, non fa molto testo. Ed il Sindacato avrà il dovere di emarginare chi lavora per distruggere e non per costruire.
Il patto di azione unitaria Sindacato-Ordine, dovrà avvicinare tutti i giornalismi, intercettandone disagi, bisogni, necessità. I colleghi meno garantiti non dovranno avere timore di denunciare abusi: il loro silenzio sarebbe un grave atto di complicità nei confronti di chi le leggi e le regole le viola con arroganza.
Sarà istituito un ufficio di vigilanza sulla presenza del Sindacato all’interno delle redazioni. Specie nei confronti delle testate che godono del finanziamento pubblico. L’articolo 34 del contratto (rappresentanza sindacale) dovrà essere vincolante, e l’Assostampa non esiterà a segnalare al Dipartimento Editoria della Presidenza del Consiglio eventuali violazioni e/o irregolarità, affinché si facciano i relativi, rigorosi, controlli, prima di erogare materialmente il denaro. L’Assostampa, inoltre, avvierà rapporti di collaborazione con gli Ispettorati del Lavoro per denunciare e contrastare le sacche di lavoro nero, lavoratori abusivi (da non confondersi con i precari –ad avercelo un co.co.co, seppure precario!), scorretto impiego di stagisti provenienti da scuole di giornalismo, mobbing.
Questo significherà intensificare il fronte vertenziale dell’azione sindacale, aspetto sul quale l’Assostampa, negli ultimi anni, ha molto puntato l’accento, offrendo non solo sostegno ed assistenza legale, ma anche consulenze di professionisti che con essa lavorano in regime di convenzione. Il tutto, ovviamente, senza spese a carico degli iscritti.
La Campania è una terra difficile, un territorio dove la camorra comincia a guardare con attenzione anche all’industria editoriale. I recenti successi della magistratura, però, infondono fiducia in un futuro migliore. In questo senso i tempi appaiono maturi per incardinare un confronto con le organizzazioni datoriali al fine di esaminare, con il Sindacato, la possibilità di valutare l’opportunità di contratti differenziati che tengano conto delle specifiche realtà territoriali e imprenditoriali. Questo, ovviamente, solo se da parte degli editori ci sarà la reale e concreta volontà di assicurare livelli occupazionali e conseguente reddito ai giornalisti, professionisti e pubblicisti. Se ciò sarà possibile se ne potrà discutere durante gli stati generali regionali (Sindacato, Ordine, Inpgi, Casagit, Fondo, ed organizzazioni datoriali) dell’editoria e dei giornalismi (carta stampata, tv, radio, on-line, uffici stampa, free lance) che questo Direttivo intende organizzare in Campania.
Nei prossimi mesi saranno attribuite le deleghe. Oltre a quelle classiche il Direttivo assegnerà deleghe anche per quanto riguarda le realtà di Avellino, Benevento, Caserta e Salerno, tutte emanazione dell’Assostampa Campania. Queste realtà sono costantemente in crescita, sia per l’aumento di testate giornalistiche sia per il crescere del numero di colleghi provenienti dalle provincie. Riforma degli statuti, campagna d’iscrizioni ed elezioni saranno lo strumento democratico per garantire il giusto peso e la giusta rappresentanza.
Per quanto riguarda il Circolo della Stampa, la ferita per la perdita del 1999 è ancora aperta. Ultimamente, dopo una serie di impegni mai mantenuti, qualcosa sembra muoversi, ma la miopia del Comune di Napoli, che con il suo immobilismo ha consentito lo scempio che è sotto gli occhi di tutti, è ancora troppo forte. Si metta fine ad una tale vergogna, consentendo ai giornalisti di tornare nella loro casa storica, fino al 1999 crocevia di cultura e di libera circolazione del pensiero. Ecco perché abbiamo scelto di chiedere alle colleghe e ai colleghi di eleggere anche il Consiglio Direttivo del Circolo della Stampa di Napoli, nonostante , al momento, la struttura, com’è noto, non sia ancora tornata in nostro possesso. Siamo convinti che la nostra scelta era doverosa: non eleggerlo avrebbe significato una rinuncia e la fine di una battaglia. Siamo convinti, invece, che in questo triennio torneremo al Circolo come da più parti ci viene assicurato. Se dovesse finalmente succedere, i giornalisti avranno un direttivo pronto a farsi carico della gestione delle questioni.
Sfide ambiziose che avranno bisogno di essere lealmente sostenute da tutti i colleghi senza infingimenti e senza retropensieri. Ciascuno libero di contribuire, con le proprie idee e con onestà intellettuale, a ridare prestigio ed indipendenza alla professione.
* presidente Assostampa Napoletana – Sindacato regionale dei giornalisti
(relazione programmatica approvata stamani all’unanimità dal consiglio direttivo)