di Mafalda Maria Cristina Cocozza
Nell’immaginario comune parlare di femminismo nella religione islamica è un ossimoro, un binomio inverosimile. Eppure in un mondo ampio e complesso come quello dell’islam la voce delle donne fa risonare forte il proprio eco.
Il libro “Femministe islamiche” di Renata Pepicelli ci propone un viaggio in cinque tappe all’interno di un mondo femminile, quello islamico appunto, pregiudizialmente stereotipato nella visione occidentale come un universo celato dietro un velo e sottomesso alla jihad.
“Questo libro – scrive l’autrice – Si concentra sull’analisi del crescente riposizionamento dell’islam all’interno dei movimenti femminili; in particolare si sofferma sull’emergente ‘femminismo islamico’, un movimento che, basandosi su una rilettura del Corano da una prospettiva femminile, afferma l’uguaglianza di genere e propone la riforma di leggi e istituzioni patriarcali in nome dell’islam”.
Il titolo del libro presenta tuttavia una problematicità intrinseca, “una definizione problematica”, come la definisce l’autrice, dal momento che “molte teologhe e attiviste di genere, che anche in questo libro vengono definite “femministe islamiche”, si oppongono o quanto meno hanno difficoltà a riconoscersi in una tale espressione, poiché rifiutano di venir descritte con una denominazione che accosta due termini – “femminismo” e “islam” – carichi di significati storici, culturali e politici considerati a volte inconciliabili”.
Va infatti sottolineato che il movimento femminista islamico, nato in concomitanza con i movimenti femminili occidentali di fine ottocento, segue due filoni di emancipazione: uno che nasce in seno alla legge islamica (la sharya) e si tratta di un movimento variegato al suo interno, che vede donne musulmane, arabe e non, rivendicare l’uguaglianza tra i generi a partire dalla reinterpretazione dei testi sacri dell’islam”. Una jihad al femminile che si oppone all’ignoranza sottintesa alle interpretazioni “maschiliste” , radicalizzate particolarmente in condizioni socio-culturali precarie delle aree rurali e delle periferie urbane più povere e degradate;
L’altro filone ,quello più laico, rivendica invece l’uguaglianza di genere nella sfera pubblica e politica. Esemplare in tal senso, la presenza delle donne in Hamas, il cui contributo ha modificato profondamente la natura stessa del movimento in chiave progressista, contribuendo un tale avvicinamento della gente che ha portato alla vittoria elettorale nel 2006.
Il libro di Renata Pepicelli , toglie il velo del condizionamento culturale, facendoci avvicinare e quindi conoscere una verità “reale” sul ruolo della donna in una cultura così fortemente integralista. Tra le figure di donne menzionate dalla Pepicelli vanno citate la sociologa marocchina Fatima Mernissi, famosa in Occidente per i suoi studi sul corano ma soprattutto per il grande successo dei romanzi : La terrazza proibita 1996, seguito da L’Harem e l’Occidente 2000, Islam e democrazia 2002, Karawan dal deserto al web 2004, e Asma Lamrabet, medico pediatra, che ha deciso di velarsi perché, secondo lei, così è prescritto dal Corano, che però, sempre secondo lei, non impone (il velo) ma lascia libertà di scelta alle donne.
Un testo importante per tutte le donne e gli uomini che rivendicano i propri diritti.