di Giancristiano Desiderio
Il Pdl è il berlusconiano popolo della libertà che ha paura della libertà di parola. Ha quindi ragione Berlusconi a non volere alcun tipo di visibile dissenso nel partito se i risultati tragicomici sono quelli che l’Italia ha visto all’Auditorium della Conciliazione: in pratica, basta un’ora di libera discussione politica per mandare in crisi il maggior partito di governo e per far dire a Bossi che “l’alleanza è a rischio” e c’è un “crollo verticale del governo”. Al di là di tutte le interpretazioni che si sono lette e di tutte le strategie di comunicazione e propaganda per dire chi ha vinto e chi ha perso, i fatti sono questi: è bastata un’ora di libero pensiero politico per mandare in crisi il Pdl e far traballare il governo. Il leader carismatico, a cui pur non manca il senso dell’ironia e, come spesso sottolinea Feltri che lo conosce bene, una saggezza delle umane cose, non tollera di essere contraddetto in pubblico. Quando ciò avviene Berlusconi dimentica improvvisamente ironia e saggezza. Anzi, il leader carismatico sa che il Pdl può essere un (finto) partito fatto a sua immagine e somiglianza fino a quando non c’è libertà di critica. Una volta che il metodo della critica entra nel corpo del partito del leader, il corpo comincia a cambiare pelle e il leader carismatico perde lo scettro. Tuttavia, non è stata sempre questa la vera questione del centrodestra fin da quando esisteva la Casa delle libertà: ossia passare dal partito carismatico al partito istituzionale? Silvio Berlusconi l’ha voluta negare e ora comincia pagarne le conseguenze. E tra queste conseguenze ci sono anche le elezioni anticipate che Bossi e Berlusconi vedono proprio come la mossa più scaltra per, appunto, anticipare il logoramento del governo e, soprattutto, la crescita di un’opposizione moderata. Naturalmente, la responsabilità del voto anticipato verrebbe scaricata su Fini, mentre in realtà sarebbe solo un’uscita di sicurezza di Berlusconi. Gli si può dire: come è possibile che il governo con la più vasta maggioranza di sempre è già in crisi? Perché non è riuscito a fare della libertà il suo metodo di governo.
Questa fasulla democrazia dell’alternanza ha il suo fondamento sulla militarizzazione delle coscienze. Il Pdl sta in piedi fino a quando nessuno alza il dito per rivendicare il diritto alla civile discussione. Come a dire che il Pdl riesce a fare politica solo se si mette tra parentesi la stessa politica. Ma come non avvertire il paradosso di una democrazia dell’alternanza in cui nei partiti che la compongono non c’è la regola fondante dello stesso regime liberale e democratico: l’alternanza? Berlusconi è al governo dell’Italia ormai da molto tempo e possiamo dire che quella che doveva essere la sua missione e che lui stesso ha più volte indicato come la sua stella polare è invece il suo fallimento: la diffusione della sensibilità della libertà. Dovendo dire il perché lo si può fare in due parole: ha scambiato il fine con il mezzo. Per Berlusconi lo strumento del partito del leader è tutto. Invece, nel percorso della nascita di un centrodestra istituzionale il partito carismatico doveva essere solo una tappa per costruire il più liberale e duraturo partito istituzionale che avrebbe allargato di fatto i confini etico-politici della Costituzione e realizzato come sua naturale conseguenza le riforme. Se c’è una cosa che l’altro giorno Fini avrebbe dovuto dire e, purtroppo, non ha detto è proprio questa.