Stava sopraggiungendo la mezzanotte dell’ultimo giorno prima della Pasqua, quando una volante della Questura di Benevento giungeva sul luogo di una segnalazione, in Piazza Duomo. Un escavatore era stato dato alle fiamme, nell’area dei lavori della ditta Sicci Sud, aggiudicataria dell’appalto per il rifacimento della piazza per conto del Comune di Benevento. Dai primissimi rilievi degli inquirenti, era apparso più che possibile l’ipotesi dell’attentato incendiario di natura dolosa, soprattutto perchè soltanto una parte dell’escavatore aveva subito danni dall’incendio. Sul posto, ad ogni modo, non erano stati ritrovati strumenti od oggetti atti a far ritenere evidente l’ipotesi dell’attentato, che comunque sia andrebbe considerato di natura intimidatoria.
Questa la situazione iniziale, il nucleo di informazioni e fatti dietro l’episodio dell’incendio all’escavatore a Piazza Duomo a Benevento, alla vigilia di Pasqua, nella notte tra il 2 ed il 3 aprile scorsi. A tutt’oggi, dopo oltre una settimana dall’allarmante episodio, nulla di più preciso si è venuto a sapere circa le indagini e le ipotesi investigative. Naturalmente gli inquirenti e la magistratura stanno mantenendo tutte le cautele del caso per quello che sembra essere un chiaro caso di delitto legato ad episodi di racket ai cantieri edili di Benevento.
Un fenomeno, quello del racket da parte delle organizzazioni criminali, che il Sannio conosce bene e molto da vicino, molto più di quanto si dica o si immagini. Negli anni passati, gli episodi di richieste estorsive denunciate alle forze dell’ordine o scoperte dalle stesse sono stati numerosissimi, soprattutto nei confronti di cantieri ed industrie edili situate nel territorio della provincia. Se a tali episodi si aggiunge un certo ammontare di reati non denunciati e non scoperti, ben ipotizzabili per una tipologia di delitti spesso accompagnata dall’omertà delle vittime, si arriva facilmente ad una somma complessiva di tutto rispetto. Alla faccia del Sannio come “isola felice”.
Ma il punto focale dell’osservazione da fare in questo contesto deve ricadere più su Benevento città che non sull’intera provincia. L’episodio pre-pasquale dell’escavatore è avvenuto, infatti, in pieno centro a Benevento, di fronte ad uno dei più bei monumenti della città ed in un cantiere comunale. Le premesse per individuare una certa dura offensiva della criminalità organizzata rispetto alla nostra realtà locale, ci sono tutte. Tanto più che a questo episodio si deve pure aggiungere l’altro caso avvenuto, questa volta, dopo le feste pasquali.
Siamo al Rione Libertà di Benevento, quartiere popolare ad alta densità abitativa e con moltissimi negozi al dettaglio. E’ la mattina del 7 aprile, mercoledì, ed un negoziante titolare di una tabaccheria si sta recando presso il proprio locale per avviare l’attività lavorativa, come ogni giorno. Non riesce neppure ad aprire la saracinesca quando viene colpito dalla vista di un contenitore con del liquido proprio davanti l’ingresso del proprio negozio. Si tratta, a tutta evidenza, di una tanica contenente circa un litro di benzina o di altro liquido infiammabile. Difficile che qualcuno l’abbia dimenticata lì sul posto, magari nel corso della notte. E difficile anche che sia capitato per caso, come scopre il negoziante alzando la saracinesca, anche un proiettile inesploso, calibro 7,65. Due indizi che fanno una prova, anche se pure in questo caso le indagini degli inquirenti sono appena all’inizio. Il caso è stato avviato dalla Squadra Volante della Polizia Scientifica e della Squadra Mobile, giunte sul posto a documentare il fatto attraverso gli elementi probatori raccolti. Anche in questo caso, l’ombra del racket è molto scura. Potremmo anzi dire che, se fossimo in un’altra città della Campania, tutti sarebbero già certi che soltanto di racket può trattarsi.
Siamo giunti ad un anno, oramai, dall’omicidio di camorra avvenuto in primavera 2009 proprio al Rione Libertà di Benevento, ai danni del disabile Cosimo Nizza, capo dell’omonimo clan e già addentro ad oscure vicende criminali ormai da tempo. Un omicidio che avrebbe dovuto creare molto più scalpore di quanto ne ha invece creato, lasciando soltanto alcuni individui isolati e pochissimi gruppi attivi a parlarne con coraggio ed impegno, a fronte di un clima dell’informazione sempre troppo immerso dentro le vicende del chiacchiericcio politico, sbattuto quasi sempre in prima pagina anche quando non dovrebbe. Ma l’elemento più negativo di questo anno trascorso è forse ancor di più la superficialità ed il disinteresse della gente comune, per nulla coscienziosa dell’importanza ormai assunta da certi fenomeni sul nostro territorio.