di Giancristiano Desiderio
Sandra Lonardo Mastella è stata rieletta e, siccome i voti in democrazia contano e hanno un significato, ha dimostrato di essere un punto di riferimento e una risorsa. Però, sincerità per sincerità, bisognerà pure riconoscere che le priorità di Benevento e del Sannio, che non inizia e non finisce a Ceppaloni e dintorni, non coincidono con la necessità di riproporre “Quattro notti e più di luna piena”. Le priorità sono altre: la sanità prima di tutto.
Invece, il primo pensiero della Lonardo è andato subito lì, alla luna: “Salviamo Quattro notti e più di luna piena, uno dei grandi eventi della Regione Campania, che il comune di Benevento ha cancellato”. Si può comprendere l’amarezza della Lonardo quando ha saputo che il sindaco Fausto Pepe, un tempo mastelliano convinto, avrebbe rivisto e corretto la sua “creatura” affidandola alle degne capacità di Lucio Dalla e Mimmo Paladino, ma non si può di certo condividere la sua ferma decisione di fare una battaglia politica come ha annunciato: “Intendo parlare immediatamente con il consigliere regionale Luca Colasanto e la parlamentare Nunzia De Girolamo per incontrare al più presto il presidente Caldoro e cercare di salvare questa manifestazione che ha dato lustro alla nostra città”. Se si comincia così, si comincia malissimo.
La vita dei cittadini campani è stata scadenza per anni da questi “grandi eventi” che poi, in realtà, altro non sono che un po’ di musica e balletti per far tardi la notte. Come dice Vito Mancuso, il “grande evento” è quel misto di “canzoni-film-romanzi-sport che è ormai la vera religio dell’Occidente”. Non so se sia la vera religione dell’Occidente, ma senz’altro è stato il vero tratto che accomuna tutti i tre lustri e passa dell’era bassoliniana: la politica culturale a scopo di propaganda. E’ evidente: se c’è una politica che Caldoro non può permettersi di ripetere è proprio questa. La politica degli “assessori alla cultura” che raccontano la favoletta della porchetta e del vino novello che sono identità e cultura, tradizione e sapore che è sapere. Il centrodestra di Caldoro si deve guardare bene dal ripetere questo errore perché mentre le fiere di paese diventavano festival dalle ingiustificate pretese, la sanità colava a picco e le società pubblico-private mettevano sottosopra i bilanci regionali e provinciali e le tasche delle famiglie. Non è un caso se anche nel Sannio la vera priorità sia rappresentata proprio dalla sanità. In tutta la provincia di Benevento c’è un solo vero ospedale: il Rummo. Gli altri ospedali, da Cerreto Sannita a Sant’Agata dei Goti, sono ospedali nella definizione linguistica ma non nella pratica sanitaria. Mentre per il secondo ospedale di Benevento, il Fatebenefratelli, si è parlato di una ridefinizione perché sottoutilizzato. Per non parlare dell’ospedale di San Bartolomeo in Galdo: costruito interrottamente per cinquanta anni è regolarmente chiuso. Caldoro ha detto che chiuderà gli ospedali inutili e spreconi e qualificherà i presidi di assistenza. L’importante è che abbia un progetto serio per ridare ordine e serietà alla realtà e servizi ai cittadini. Il tempo delle canzonette e della luna si spera sia finito.
(tratto dal Corriere del Mezzogiorno)