Benevento è mastelliana? A leggere le cronache di questi giorni, a seguire i servizi dei telegiornali, ad ascoltare la conferenza stampa dell’ex ministro sembrerebbe sì. Ma non sempre la rappresentazione della realtà è la realtà. “Benevento è una città matura e responsabile”, ha detto Pasquale Viespoli lo stesso 16 gennaio 2006, la data che segna la giornata nera dell’Udeur, “è una città che ha realizzato una democrazia dell’alternanza”. Come dire: se non c’è più un sindaco se ne fa un altro, se non c’è una classe dirigente ne subentra un’altra. L’alternanza funziona. Tutto nella norma, dunque? “Ma certo”, dice Carlo Panella, direttore del settimanale cittadino Il Quaderno, “non c’è nessun psicodramma in corso per la caduta del Principe. La vicenda giudiziaria è tutta da chiarire, non conosco le carte, e senz’altro in città c’è stato un disorientamento quando si è saputo degli arresti domiciliari del sindaco Pepe, del presidente del Consiglio regionale Lonardo e della sospensione del prefetto Urbano, ma ci sarebbe stato anche a Treviso come in qualunque città d’Italia”.
La prova, del resto, è nei fatti: i mastelliani hanno riconquistato il comune di Benevento dopo tredici anni proprio con l’attuale Pepe. Non tutti i beneventani sono mastelliani. La città non crede che sia normale scegliere un ginecologo in base alla fede di partito o un presidente Iacp in base al grado di parentela con il politico. “Solo una parte di Benevento è mastelliana”, continua Panella, “una parte non piccola, ma una parte. E non è vero neanche che tutti i cattolici si identifichino con i Mastella”. Ecco un altro elemento. Proprio Sandra Lonardo ha detto: “Ci attaccano perché difendiamo i valori cattolici”. Non c’è città più cattolica non della sannita, ma della longobarda e papale Benevento. Ma sono molti i cattolici che non si ritrovano sotto il Campanile. E non è solo questione di flussi elettorali. “Sono lontano dal mondo mastelliano, ma per me vale sempre il principio di innocenza fino a prova contraria. Tuttavia”, dice Amerigo Ciervo, docente di filosofia allo storico liceo Giannone di Piazza Risorgimento e fondatore del gruppo Musicalia, “mi ha dato molto fastidio la strumentalizzazione che proprio il ministro ha fatto: cosa c’entra il Papa con la vicenda politico-giudiziaria dei Mastella? Il richiamo non è pertinente, forse è impertinente. Quanto accaduto danneggia la città, ma che ci sia un tessuto politico molto degradato è più che noto. Credo che questi giorni possano essere un’occasione per una riflessione su Benevento, ma non solo su Benevento”. E dalla “strumentalizzazione papale” muovono anche Pietro Grasso e Filomena Rizzo, da sempre impegnati nell’Azione cattolica diocesana (lei lavora anche per i bambini in affido all’associazione “Angela Cancellieri”): “Mastella avrebbe fatto molto meglio a lasciar stare Ratzinger. Riteniamo che sia necessario distinguere l’identità cattolica dall’elettorato cattolico. L’elettorato cattolico non necessariamente si fa portavoce dei valori cattolici. Se si concepisce la politica come uno strumento di potere fine a se stesso non ci si può richiamare ad una identità cattolica. Apprezziamo la resistenza ai Dico portata avanti dall’Udeur, ma assolutizzare non si può. Non è un gesto o una serie di provvedimenti che ti rende un buon cattolico, ma una scelta costante di vita che è ben più impegnativa e costosa. Impedire la meritocrazia a favore del nepotismo contraddice la testimonianza che da credibile diventa incredibile”.
Giancristiano Desiderio (dal Corriere del Mezzogiorno – val al sito)