E’ tempo di elezioni. E’ tempo di campagna elettorale. E’ tempo anche di nomine per i cittadini che andranno a ricoprire gli incarichi di scrutatore presso le sezioni elettorali dei propri comuni di residenza. Un ruolo importante, di formazione e di senso civico, un incarico di indubbia responsabilità.
In un sistema democratico come il nostro, il ruolo dello scrutatore presso i seggi è cruciale: il suo compito non è soltanto quello di svolgere tutte le mansioni che gli vengono assegnate dalla legge, seguendo le istruzioni dei presidenti di seggio, ma soprattutto quello di garantire all’atto pratico eguale diritto di voto per tutti i cittadini. Sembrerà un’esagerazione, ma sono gli scrutatori che materialmente toccano le tessere elettorali, che registrano scrupolosamente ogni partecipazione al voto, che gestiscono le sedi adibite a seggi, che contano i voti e li registrano uno per uno. Operazioni e compiti insostituibili quando si parla di elezioni, di qualsiasi tipo esse siano.
La politica non fa che parlare di programmi e progetti, fa promesse e a volte le mantiene, tiene comizi per i cittadini e cerca spesso di ammaliarli con giochi di prestigio. Ma raramente ci si rende conto che la burocrazia è l’elemento base per ogni democrazia che voglia funzionare bene. Senza la pedissequa applicazione delle regole, anche nei più piccoli ambiti, sarebbe impensabile persino l’esercizio del diritto politico più “scontato” e radicato nella società.
Eppure, anche questo imprescindibile elemento burocratico è stato rivestito di un sapore marcatamente politico. Si legge infatti su Wikipedia, alla voce “Scrutatore di seggio”:
“La nomina è compito di una Commissione Elettorale che si riunisce in pubblica adunanza nella sede del Comune e assegna gli incarichi per tutte le sezioni elettorali presenti nel territorio del Comune. Comunicazione della riunione è affissa due giorni prima nell’albo pretorio dell’edificio comunale. Membri e poteri della Commissione Elettorale sono disciplinati dal D.P.R. n.223 del 20 marzo 1967.
In passato la nomina avveniva tramite sorteggio casuale al computer (legge n. 95 del 1989), mentre attualmente la chiamata è diretta e nominativa (ovvero non casuale) (legge n. 270 del 2005).
La Commissione deve votare all’unanimità un insieme di persone fra gli iscritti all’albo. Qualora dopo le prime due votazioni non si raggiunga l’unanimità, ogni membro della commissione può proporre 2 nomi e si vota a maggioranza. In caso di parità dei voti, è proclamato eletto il più anziano di età.
La riforma segna un ritorno al sistema in vigore dal 1948 al 1992, che prevedeva una ripartizione dei 5 scrutatori proporzionale ai voti dei partiti nella precedente elezione”.
E così, dunque, la discrezionalità entrò anche nella scelta degli scrutatori, che vengono ora selezionati quasi come se fossero dei candidati da eleggere. La garanzia dell’imparzialità nella scelta non è più garantita da una legge che sembra tagliata su misura per i partiti politici e per la propria “ingordigia”.
Mentre si parla di caos liste ed a Roma e Milano ancora non si capisce bene quali saranno gli effettivi candidati per le regionali, questa grave svolta legislativa (anche se avvenuta qualche anno fa) è caduta nel dimenticatoio. Eppure nei programmi elettorali si parla ancora di valorizzazione del merito…