Volgendo solo pochi passi verso l’interno, mentre ci si trova lungo il Corso Garibaldi della città, è un attimo il tempo in cui si arriva dentro il cuore di una nuova realtà urbana: Piazza Roma, rimessa a nuovo nel 2008, fa da porta d’ingresso al Centro Storico, al salotto bello di Benevento. Oltre il varco, vicoli e viuzze strette, stradine dimenticate piene di buio e spazi angusti, mura di edifici in ristrutturazione frequentemente visitati dai vandali delle bombolette spray. E’ attraverso questi luoghi che una certa comunità giovanile, in qualche modo assimilabile a gruppi di baby gang, risalgono la corrente per arrivare dove la città ha un senso ed una dimensione.
Ragazzi e giovani, bambini di ogni età ed estrazione sociale, si ritrovano grandi nel mondo di luci e bellezza in cui la Piazza ed il vicinissimo Corso riescono a proiettarli. Non più i loro quartieri di secondo piano con i mille problemi della quotidianità, non più i balconi e le finestre dove persone conosciute osservano ogni gesto ed ogni mossa: non sono più i soliti umili scenari di casa propria ad accompagnare queste schiere di ragazzini chiassosi e frenetici, ma una nuova città, degna di chiamarsi con un nome e di avere un volto. Una città interamente a disposizione, perchè i grandi non arrivano mai a disturbare in questo posto, nell’ombra di questi vicoli alle porte di “piazza baccano”.
Passando per questa zona, ci si può imbattere in una partita di calcio all’aria aperta, su tutta la lunghezza della piazza, dove ad affrontarsi sono ragazzini piccolissimi, non più di 12 anni. Pallone sotto il braccio, tuta, già divisi nelle solite squadre, i portieri ben posizionati tra due colonne di edifici storici ed appena ristrutturati. E’ proprio vero, i grandi non passano per di qua. O se ci arrivano, si limitano a farsi schermo con il braccio davanti al volto, per evitare pallonate. E passano oltre.
Dietro la piazza, pochi passi al di là del varco urbano, i ragazzi più grandi ed emancipati giocano a fare gli adulti dominatori del territorio. In sella a motorini dalle marmitte truccate, per farli andare più veloce e emettere un rombo più assordante, scorrazzano senza pausa, senza tregua per i commercianti e i residenti del luogo. Urlano, schiamazzano, corrono, compiono gesti di superbia per affermare il proprio predominio sugli altri cittadini, che loro non riconoscono tali. Usciti dalla “propria” città, sono entrati in un ambiente di cui si sentono padroni. Padroni di fare ciò che vogliono.
Tanto nessuno li ferma, quando imbrattano i muri con lo spray, o danneggiano in modo più o meno grave scalinate, vetrine, portoni, strade, marciapiedi, cassonetti. Non li rallenta neppure la telecamera della videosorveglianza pubblica, posta in un angolo della piazza e non collegata a nessun circuito delle forze dell’ordine. E’ solo un nastro che registra e si sovrascrive. Solo l’autorità giudiziaria può andare a vedere che cosa ha visto l’occhio elettronico, ma soltanto in caso di reato segnalato per altri mezzi.
Un paradosso, questa piazza baccano. Piazza confusione dentro un salotto abbellito e rimesso a nuovo. Piazza rimessa a nuovo che sa già di vecchio, di solito, di “sempre lo stesso”. Piazza proprietà delle bande di ragazzini, senza un passatempo costruttivo da perseguire e con tante idee di sfascio e demolizione da perpetrare, serata dopo serata. Indulgenza dopo indulgenza, indifferenza dopo indifferenza.
E la città resta a guardare. Anzi, ha chiuso gli occhi.
© Simone Aversano – Tutti i diritti riservati