di Billy Nuzzolillo
Ai margini della città di Napoli, dilaniata dal degrado e dalla disoccupazione, c’è il più grande mercato di droga in Europa: Secondigliano. È qui che si combatte la spaventosa faida di camorra tra il clan del boss latitante Paolo Di Lauro e il gruppo degli “spagnoli”.
A raccontarla nel libro “Faida di camorra” (ed. Newton Compton) è Simone Di Meo, giornalista napoletano, classe 1981, che ha lavorato al quotidiano «Cronache di Napoli» e al network televisivo Italiamia, occupandosi dei principali fatti di cronaca nera e giudiziaria e, in particolare, delle guerre di camorra degli ultimi anni.
“I macellai di bestie – scrive Di Meo – corrono lungo le strade anonime di Scampia e Secondigliano: indossano berretti di lana e giubbotti imbottiti per sfidare il vento del tachimetro. Quello che ha sparato il colpo di grazia, siede dietro: ha le mani in tasca. La testa ondeggia da destra a sinistra, come un serpente a sonagli. Controlla, scruta. Dopo un omicidio, i killer posseggono un’accresciuta percezione delle cose, quasi si impadronissero delle energie della loro vittima e ne traessero vantaggio in termini di intuito. E di vista. La pistola ancora calda gli offre sollievo al grembo, contro cui la tiene schiacciata. È infreddolito. Il tessuto del giubbotto trattiene per un poco il calore, poi lo lascia disperdere lungo le fibre di nylon”.
Una prosa narrativa asciutta ed essenziale, che affascina e quasi rapisce l’attenzione del lettore, sin dalla prima pagina. Il libro, e questa è l’altra anticipazione, sarà presentato nell’ambito della prossima edizione di “Nonsololibri”, organizzata dall’associazione Sanniopress Onlus a partire dalla fine di febbraio.