Da via dei Mulini, proseguendo verso sud, si scorre nella valle del Sabato, costeggiando il fiume e la ferrovia su cui capita di incrociare una lenta motrice, in desolata spola tra Benevento e Avellino. Il percorso è contenuto dalle colline su cui sorgono da un lato, a ovest, San Leucio del Sannio, Ceppaloni, Arpaise, dall’altro, sul versante est, Montorsi, Sant’Angelo a Cupolo, Pagliara.
La vista è suggestiva nonostante l’uomo abbia esercitato ogni sforzo per deturpare il paesaggio. Il caso, benevolo, ha voluto che l’area industriale di Sant’Angelo a Cupolo fosse un mero recinto di terreno vuoto, giusto occupato in fondo, verso il fiume da una decina di pannelli solari.
Poco dopo quest’area fortuitamente sottratta a chissà quale scempio, si staglia una masseria in pietra, armonica nelle forme, coerente, nell’uso e nell’allestimento esterno, con l’uso agricolo e il contesto ambientale. E’l’agriturismo Le Peonie che fa capo alla famiglia Masiello.
L’interno, per una volta, scansa il diffuso kictch del finto rustico a base di complementi di finto ferro battuto infilati in pareti giallo senape finto retrò, e si presenta di confortevole accoglienza con tavoli e sedie di stile provenzale dai colori naturali che conferiscono agli ambienti un atmosfera villereccia ed elegante al contempo.
Sul retro un ampio giardino affaccia sulle colline chiuse in direzione di Avellino dai rilievi del Partenio che si stagliano stratificati. Se l’aperitivo in questo scenario acquieta e ben predispone l’animo al pasto, trascorrere un congruo tempo postprandiale arricchisce il gusto delle pietanze di quella bellezza di cui son capaci solo i bei paesaggi silenti di suoni e rimbombanti di emozioni e suggestioni. Se di giorno la vista e i colori impongono il loro linguaggio, di notte imperversano le stelle e la luna col loro magnetismo.
In cucina Alessandro Della Rocca gestisce bene le materie prime essenzialmente riconducibili alle produzioni aziendali o comunque locali, restituendo nei piatti sapori genuini in forme e presentazioni ricercate. Così il peperone imbottito, un must della stagione e del territorio, viene presentato già spellato – per aiutarne la digeribilità – con imbottitura di bufala e servito su una crema di patate. Sopraffini i salumi nel tagliere misto d’antipasto in cui non spiccano, invece, i formaggi. Il flan di melanzane porta con se il sapore dell’orto d’estate come del resto la pasta con la crema di melanzane arricchita, anche nella consistenza, dal salume croccante. Saporita la pasta e fagioli (strepitosi i fagioli del Sannio), nonostante la mano un po’ larga di pomodoro, bene eseguito anche lo “scarpariello”, primo tipico beneventano.
Secondi che giocano bene con le produzioni d’eccellenza del territorio, marchigiana su tutto.
Una nota di merito al cuoco per la presentazione dei piatti, mai banale e soprattutto mai trascurata.
I dolci, notorio punto debolissimo degli agriturismi, sono qui una prelibatezza irrinunciabile. Menzione particolare per il tiramisù, forse il migliore mangiato negli ultimi anni.
Fuori dalla brutta norma di larga parte dei ristori agricoli anche il servizio, diretto con gentilezza, savoir faire e competenza da Annamaria Colanera.
La carta dei vini è incentrata sulla produzione della cantina di famiglia. Spicca la Falanghina, nettamente migliorata rispetto alle prime annate, intensa e fresca, con le caratteristiche del vitigno ottimamente espresse.
Conto sui 35 euro, vini della cantina Masiello inclusi.