di Antonio Medici
Riferisce dell’etimo ellenico il dizionario Treccani a proposito della parola “dieta”, precisando che “nell’antica medicina greca” il vocabolo “diaita” indicava “il complesso delle norme di vita (alimentazione, attività fisica, riposo, ecc.) atte a mantenere lo stato di salute”. Oggigiorno che lo stato di salute è messo a rischio innanzitutto dagli abusi alimentari e che per essere socialmente accettati bisogna uniformarsi a modelli tendenzialmente emaciati, il vocabolo indica nell’uso comune la “temporanea astinenza, totale o parziale, dal cibo per dimagrire”.
In verità si può essere costretti alla privazione pure per la necessità di cambiare un pantalone consunto. A parità di peso e soprattutto di girovita, la 58, che un tempo avvolgeva morbida la rotondità e i rotolini, si blocca appena sotto le anche e la lampo pare or ora cedere alla prova di trazione cui è sottoposta. I nuovi cartamodelli delle case di produzione di abbigliamento si sono ritirati, rattrappiti, striminziti. Si ha il sospetto che nel tessile sia successo qualcosa di analogo a quanto qualcuno dice sia accaduto per i valori degli esami di laboratorio: revisione delle soglie. E se quella del colesterolo è stata abbassata per vendere qualche pasticchina in più, piuttosto che per tutelare le arterie dei pazienti del mondo, i cavalli dei pantaloni e i drop delle camicie sono stati accorciati su impulso delle lobby di dietologi e psicologi. Il caso delle camicie è plateale, per indossare una camicia i cui bottoni addominali non esplodano dopo qualche minuto che ci si è seduti, occorre acquistarne una con un diametro del collo di un paio di centimetri abbondante, sicché si creano dei vuoti che manco le prese d’aria di un autovettura di formula 1 son paragonabili, per non parlare poi dell’inestetismo e dell’inquietante dubbio circa lo stato di salute del povero indossatore: gli va larga la camicia, si è dimagrito così tanto? Eppure non sembrava, starà bene? Sta benissimo, vuole solo evitare che i bottoni partano come proiettili.
Nel complesso, dunque, tra dubbi, disagi e ansie tutti in fila dagli specialisti per mangiar di meno, per convincersi che sia possibile esser felici pure a digiuno e che il cibo sia solo un surrogato di un amore che manca.
Chi si sottrae deve farsi spazio, presumibilmente a panciate, tra messaggi salutistici dilaganti, sguardi ironici, pacche sulla pancia – dovrebbero introdurre nel codice penale una esimente per il caso di bastonate a seguito di pacca sulla pancia – per poter affermare il diritto al rotolino, all’adipe in eccesso, alla gioia del convivio, della pasta imbottita, del cosciotto e del formaggio stagionato.
Proclamato il diritto di ciccia, bisognerà, tuttavia, affrontare il senso di colpa che partner, amici e media instillano con movimenti, parole e azioni subliminali. E’ per via di questo, certamente, che lo street food è di gran moda, perché è l’occasione per la porcata fugace e nascosta con la quale esorcizzare la colpa, peccando in segretezza, al massimo livello.
Se mai finisse anche questa possibilità per qualche legge restrittiva , come quelle per il fumo, non resterà che il sogno, sognare di cucinare fragole per un partner spogliato da ogni veste militare o anche da ogni veste in assoluto.