di Marco Benevento
La vicenda delle dimissioni a Roma, tra giunta e partecipate, evidenzia, tra le pieghe e nei dettagli (dove si sa trama il demonio), una lettura ben diversa da quella che ci offre il cittadino Luigi Di Maio. Il vicepresidente della Camera dei Deputati dichiara: “Noi a Roma vogliamo cambiare tutto, l’abbiamo promesso e lo faremo… tutti parlano di caos e di bufera, ma questo è solo l’inizio… subiremo altri attacchi, perché ci siamo inimicati le lobby dell’acqua, dei rifiuti e delle olimpiadi. Chi pensa che governare Roma sia una cosa semplice ha sbagliato”. Lo stesso Fatto Quotidiano, vero e proprio organo pentastellato, si affretta a liquidare la questione con un giudizio assolutorio da Asilo Mariuccia: “M5S? Pasticcioni in buona fede”.
Questa rappresentazione, generica e in malafede, vorrebbe tutelare la presunta honestà dei grillini, impegnati (a loro dire) nello scardinare il sistema di potere insediatosi a Roma negli ultimi trent’anni, di cui i dimissionari sarebbero stati una scomoda eredità. Anche se poi il vero trait d’union con quel passato da scardinare è proprio il vice gabinetto Marra, uomo ancora fedelissimo di Gianni Alemanno nonché voce più ascoltata dalla ‘Sindaca’. Squarciato il velo di Maya, la verità si rivela tutt’altra: manca l’Etica delle Istituzioni, quella che dovrebbe risiedere nelle persone prima che nei Partiti. Emerge chiaramente dalle parole del super assessore Minenna: “La verità è che non c’erano più le condizioni per il rispetto delle regole. C’è stato un problema di trasparenza, Virginia deve spiegare ai cittadini. In questi mesi ho respinto compromessi al ribasso. Virginia si è circondata di persone sbagliate, che peraltro non hanno nulla a che fare con lo spirito dei cinquestelle”. E nelle parole della capo gabinetto Ranieri: “Credevo di essere stata chiamata per garantire la legalità, ma la verità è tutt’altra”. Ma soprattutto, e questa volta nero su bianco ed in modo più circostanziato, nella missiva scritta dall’altro dimissionario Marco Rettighieri (DG dell’ATAC): “Un ulteriore elemento di ‘disappunto’ è anche la richiesta di poter agire su operazioni di personale Atac, come occorso ieri al telefono. Lo spostamento di alcune persone all’interno di un’Azienda di qualsivoglia natura, partecipata o meno, non può essere influenzato in alcun modo da ingerenze esterne. Questo per una serie di motivi, tra i quali spicca il fatto che non si ha una conoscenza della situazione o, ancora peggio, si ha una conoscenza parziale dei fatti accaduti. Tra le altre cose, visto che ho parlato direttamente con la persona interessata allo spostamento a cui ho dato motivazioni sufficienti, non vedo l’opportunità di esprimere riserve su questa azione, come da Lei sostenuto molto sui generis. Molti, tra cui alcune organizzazioni sindacali, vedono tutto questo come un commissariamento di Atac e mio.”
Altra certezza è che il Movimento è in balia delle correnti (Paola Taverna: “Virginia? Prima cade e meglio è”). Il ritornello ‘uno vale uno’, la partecipazione col voto online, la diretta streaming delle riunioni pentastellate si sono dissolte ben presto lasciando il posto a giochi di potere, raccomandazioni e mancanza di trasparenza.
Il M5S è diventato, ancor prima della prova del governo nazionale e già dove a governare si prova, un brutto coacervo di incompetenti con i peggiori vizi dei peggiori Partiti che l’Italia repubblicana abbia mai conosciuto. Tutto questo in barba ai tantissimi elettori (per lo più in buona fede) che, con la speranza di rinnovare il Paese, hanno dato loro fiducia. Si è costretti, quindi, per una volta, a smentire Andreotti: ‘il potere logora chi ce l’ha’.
Mi dispiace che un blog come Sanniopress, che, fin dalla sua fondazione nell’ormai lontano 1999, si è distinto per la sua imparzialità, si unisca agli attacchi della stampa di regime nel tentativo di screditare il gruppo politico che riscuote più consenso tra gli italiani.