di Antonio Medici
Il cronista accoppato da una cassa di vino troppo pesante per le sue fragili braccia, anchilosate e rese flaccide dalla scrittura a videoterminale, deve ricorrere alla bocca altrui per il suo settimanale brogliaccio enogastronomico.
Calura, afa, sudori, rossori, bruciori reclamano e impongono un sollievo refrigerante che non sia un secchiello di ghiaccio o un box frigo in cui infilare la testa. Bibite, l’estate è il tempo delle bibite. Del resto i tiggì lo ripetono da sempre e il refrain dovrebbe esser stato acquisito come imprinting del dna: idratarsi bevendo abbondanti quantità di liquidi – ovviamente vestendo abiti larghi di fibre naturali .
Dunque, dal piuttosto scomodo seggio di legno del giardino, dal quale consumo giga e giga di byte tra una pagina di giornale, una di fumetti ed una di libri, contatto amiche, le più glam, per sapere qual divino liquido le rinfreschi, già sol per questo fissando un trend, sui lidi irradiati dalla loro bellezza e beneficiati dalla loro intelligenza.
La giornalista bionda e sublime, raggiante di sorrisi candidi come la sua pelle, appena visibili sotto le larghe falde impagliate dei copricapo di eleganza senza tempo, dai mari turchesi di Sperlonga, conferma nel bicchiere la passione e missione per la letteratura: beve Hugo, un cocktail invero ignoto al rattrappito cronista, raramente apparso in misconosciute spiagge calabre. Prosecco, menta, ghiaccio, selz, una banalità del tutto inadeguata al nome dello scrittore e alla ricercatezza della bevitrice. È l’ultimo ingrediente, invece, come si conviene alle cose più preziose, ad attribuire il pregio dell’esclusività, dell’inaccessibilità ai vili, il piacere della dolcezza, a simboleggiare il trionfo del bene e dunque del buono: sciroppo di sambuco, certamente estratto dallo stesso albero che diede il legno alla bacchetta con cui il maghetto Harry Potter sconfigge il malefico Voldemort.
L’avvocatessa, passione cucina e mare-mare, ossia il mare senza spiaggia, arriva in barca nella caletta della Gavitella a Praiano, dove il “piccoletto” accoglie i suoi ospiti con parmigiana, prosecchi, secchiate di acqua algida, effluvi di freschezza vaporizzati con uno spargiverderame. Il “piccoletto” è Gennaro Galani, una vita spesa in imprese ardite tra l’Italia e l’Argentina. Uomo di non comune creatività e umanità, domina il peculiare lido dalla sua tolda stretta tra scogliera e mare dalle mille tonalità di blu. Il vero chic, talora, è nobilitare e saper proporre ciò che comunemente si ritiene volgare. Galani, da uomo di mondo, deve saperlo e rinfresca i suoi ospiti con una con una chicca che costa occhiate di sdegnato biasimo ai nonni che la approntano al termine delle tavolate di famiglia, su tovaglie lise, con la flemma di chi pregusta una delizia, e che invece qui assurge a sublimazione di una esperienza elitaria: vino bianco con la percoca gialla.
L’amata sommelier, vivace e brillante, verace e vibrante nonché insofferente alla prevalenza del cretino, di Fruttero&Lucentiniana memoria, è alle Eolie e, complice la generosità agrumata dell’isola, bandisce l’alcol, almeno in spiaggia, ingollando bibitoni a base di spremute d’arance senza pari e senza tempo. Chissà che tutto quell’arancione non faccia bene anche all’abbronzatura.
C’è anche un uomo, eh già, tra i prediletti contatti attivati per scrivere senza bere e senza mangiare, prediletto per la grazia straordinaria che informa financo i suoi gesti e il tono delle sue parole docili. Si direbbe un poeta se si ricorresse allo stereotipo della grazia, senz’altro un uomo la cui finezza d’animo s’intreccia a quella del suo intelletto e della sua cultura. Dalla Sardegna, suo buen ritiro estivo, racconta del barcaiolo che, remando verso la Maddalena, invita a bere la “bombetta sarda”, un mix di “filu de ferro” e mirto, dove il filu de ferro ė acquavite da distillazione di vinacce di vernaccia. In mezzo al mare mozzafiato, evidentemente, non giungono gli avvisi idioti dei media che incitano alla messa la bando dell’alcol nel periodo estivo, e si può concordare col barcaiolo quando afferma “Alcolica si, ma fresca”.