di Giancristiano Desiderio
Il Pd non riesce ad avere dal suo governo i soldi per l’alluvione che ha colpito Benevento nell’autunno scorso, in compenso ha rifilato alle famiglie e alle aziende beneventane le tasse più alte d’Italia. Infatti, del carico fiscale esorbitante che grava sui beneventani non è responsabile la nuova amministrazione, guidata da Clemente Mastella, ma la vecchia del Pd che ha menato il torrone per ben dieci lunghi anni. Potrebbe avere qui le sue origini la polemica, invero molto buffa, sui 355 milioni che il sottosegretario Umberto Del Basso De Caro ritiene siano stati già assegnati a Benevento e dintorni mentre il sindaco insieme con la deputata Nunzia De Girolamo fa notare che al momento sono ancora in mente dei o, almeno, nella mente del sottosegretario. Ma a che serve questa polemica di mezza estate? A nulla. Quando i beneventani riceveranno i soldi lo sapranno e sapranno dire a tutti quanti soldi avranno ricevuto e come li avranno ricevuti. La polemica è inutilmente propagandistica e la propaganda di partito, che ha sostituito il valore pur minimo di una decente classe dirigente, è il motivo che ci condanna all’immobilità e al regresso economico e civile. Il consiglio, spassionato, che si dà a tutti è quello di lasciar perdere le persone e guardare i fatti che sono più veritieri e interessanti.
Lo studio analitico svolto dalla Uil sulle tasse locali di 94 capoluoghi di provincia condanna il comune di Benevento ad un triste primato: qui si paga la Tari più alta d’Italia. Mentre la media nazionale è di 295 euro, la media beneventana è di 473 euro: quasi il doppio. Un primato di cui si farebbe volentieri a meno ma che, molto probabilmente, resterà tale per un bel po’ e potrebbe anche essere eguagliato da altri tributi. Si sa, infatti, che il Pd ha lasciato in eredità alla nuova amministrazione un “pacco” economico-finanziario disastroso che molto probabilmente si tradurrà nella dichiarazione del dissesto. Addirittura, c’è da augurarselo come il male minore perché così, almeno, si avrà una certezza amministrativa svincolata da personalismi e arbitri.
Il governo del Pd si è rivelato disastroso per Benevento e per il Sannio. La storia, che non insegna nulla ma spiega tutto, ci dice che la sinistra arriva al governo sempre con l’idea di dover moralizzare e quando lo lascia si fatica addirittura a trovare il governo. La retorica dell’egualitarismo punta il dito contro l’orco capitalista e il liberismo sempre selvaggio per soddisfare i bisogni degli ultimi e i diritti dei più, ma quando poi la propaganda tramonta e sorge nuovamente l’alba della realtà sono dolori per tutti e soprattutto per gli ultimi e i bisognosi: si nota subito, infatti, che l’assistenza sociale non ha fatto passi avanti mentre la spesa pubblica è lievitata e per sostenerla è gioco forza ricorrere all’aumento delle tasse che colpirà inevitabilmente la classe media impoverendola e impoverendo così il paese. Lo studio della Uil fornisce, a tal proposito, un elemento rivelatore: le prime dieci città italiane in cui la Tari è più alta ed è maggiormente aumentata sono state amministrate e ancora ben sette su dieci sono governate dal Pd e dalla sinistra (Benevento, per i noti fatti, è da attribuirsi al Pd, seguono Pisa, Salerno, Grosseto che ha cambiato ora sindaco ma prima era del Pd, quindi Cagliari, Napoli con la sua rivoluzione arancione, Frosinone unica eccezione, Reggio Calabria, Messina, Asti). Insomma, non ci troviamo di fronte ad una causalità ma ad una tendenza oggettiva, tanto che si potrebbe dire che mentre dove passava Attila non cresceva più l’erba, dove passa il Pd le tasse crescono alle stelle. Lo stesso Pd su questi fatti riflette poco e, forse, li nasconde a se stesso. Sbaglia. Perché chi ignora i fatti si condanna da solo alla sconfitta. Ancora una volta. I fatti non si possono cambiare, le classi dirigenti sì.
Se ne volete un’ennesima riprova, potete farvi un giro a Sant’Agata dei Goti. Anche in questo comune – ormai dissestato come Benevento – le tasse sono arrivate in cielo mentre famiglie ed aziende sono scese nell’inferno della disperazione sociale. Le bollette dell’acqua addirittura presentano un’anticipazione in base a stime di consumo probabile, mentre i bollettini della Tari sono a rischio infarto: ci sono casi, non isolati, che vanno dai 650 fino ai 1000 euro e oltre. La Uil potrebbe prendere il caso santagatese per una nuova indagine e qualche redazione attrezzata potrebbe ricavarne ottima materia d’inchiesta. Se dovesse risultare che a Sant’Agata dei Goti la Tari è più alta che a Benevento allora Sant’Agata dei Goti salirebbe, ancora una volta, agli onori delle cronache nazionali per aver raggiunto il primato di comune più esoso d’Italia. Provate a indovinare: chi amministra Sant’Agata dei Goti?