di Antonio Medici
Caldo o fresco che sia il luogo in cui ciascuno si abbandona al relax delle ferie, l’estate è tempo per leggere più che per mangiare, si può surrogare il cibo con la lettura – gli slogan sono tanti, uno dei più noti è “libri, cibo per la mente” – e si può anche leggere di cibo e di gusto oltre che con gusto.
Alexandre Dumas ai più è noto per il ciclo dei moschettieri, se non che, oltre che scrittore, il padre di Athos, Porthos ed Aramais, era un gran gurmand, autore, tra l’altro di un “Grande dizionario di cucina” (Sellerio editore). L’autore francese, soggiornò a Napoli ove, tra l’altro, fondò un giornale, “l’Indipendente”, e conobbe in Eugenio Torelli Viollier, già volontario garibaldino dei Mille e successivamente fondatore del “Corriere della Sera”. Dumas non apprezzò molto la cucina italiana e partenopea: “devo dire che in Italia e in particolare a Napoli non si ha la più pallida idea di cosa sia un pollo arrosto”, e poi “…non si mangiano di certo a Napoli i maccheroni migliori”. Torelli, che pure fu suo segretario, arrivò a essere definito dell’autore d’oltralpe “sedicente buongustaio napoletano” in una serie di epistole che l’editore Archinto pubblica in un gustosissimo e divertente libello.
Franco De Luca è un personaggio eclettico che spazia tra studi gli matematici, di cui si occupa anche per l’Università Federico II, quelli enogastronomici (è coordinatore didattico regionale dell’Associazione Italiana Sommelier) e la scrittura. Con “La chiameremo vita” (Tullio Pironti editore) è al suo secondo romanzo in cui sullo sfondo una Napoli bella, fatta di scorci e luoghi intimi e vitali (negozi, botteghe, ristoranti) si dipanano le storie, molto emotive, di personaggi di cui facilmente ci innamora. Come spesso accade negli articoli di questa rubrica, ma in senso inverso, le vite dei personaggi di De Luca si intrecciano e scorrono lungo sentieri di vino. Un libro appassionante di vita e vite.
Il comunismo fu o avrebbe voluto essere pianificazione: il governo centrale (il Comitato Centrale) assunse il ruolo, presuntuosetto in verità, di pianificare non solo l’economia della nazione sovietica ma anche la vita delle persone. Non poteva, dunque, far a meno di pianificare la dieta dei cittadini delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Contadini, ingegneri, medici, biologi e semplici massaie furono coinvolti per redigere “Il libro del cibo gustoso e salutare”, edito per la prima volta nel 1939 e poi rivisto ed aggiornato nelle edizioni 1954 e del 1987. L’editore Excelsior 1881 ripropone questo compendio di teoria e ricette che costituisce un interessante spaccato storico del periodo comunista della Russia. Ci sono ricette, indicazioni sull’organizzazione della cucina, sulla conservazione degli alimenti e sulle necessità nutrizionali. Il sistema si occupava di tutti e non tralasciava nessuno, sicché si riportava anche, ed oggi è utile per ricordare dove conducono le derive autoritarie, il menù ideale per il condannato ai lavori forzati: “brodo di cavolo fresco, polenta con carne, cotolette di pesce con salsa, pasta sfoglia con cavolo bianco”.
Alexandre Dumas
Lettere sulla cucina a un sedicente buongustaio napoletano
Archinto – pagg. 80 – € 10,00
Franco De Luca
La chiameremo vita
Tullio Pironti Editore – pagg. 464 – € 16,00
Rivoluzione in cucina, a tavola con Stalin: il libro del cibo gustoso e salutare
Excelsior 1881 editore – pagg. 137 (con illustrazioni) – € 24,50