di Giancristiano Desiderio
Non ci giriamo intorno. La terra sannita, qualunque cosa s’intenda con questa formula, ha perso da tempo l’innocenza. San Salvatore Telesino è uno dei nostri paesi. Conosciuto uno li conosci tutti. Tranquillità, noia, abitudine – “Ciao, come stai?”. “Tutto bene, grazie, ciao” – frutta fresca, verdure, casa, chiesa, ufficio, automobile. E una bimba di 10 anni trovata morta in una fontana da giardino di un ristorante. Incredulità. Angoscia. Dio vieni qui se ci sei. Poi le indagini. Salta fuori la verità: violentata e annegata. La bimba conosceva forse l’Orco. Un giovane romeno è indagato – la piccola Maria è romena, figlia di un operaio e di una badante che da circa dieci anni vivono in Italia, con noi. Il giovane avrebbe incontrato la bimba all’uscita dalla chiesa dell’Assunta la sera di domenica e l’avrebbe portata con sé. Poi è tutto da chiarire. E’ accaduto a San Salvatore nel giorno di Sant’Anselmo – ci sono sempre tanti santi in queste storie maledette – ma poteva accadere in uno qualunque dei “paesi tuoi”. Il Sannio non è più innocente.
Una settimana prima. La morte a Benevento. Ogni santo giorno viaggiava in treno da Castelvolturno a Benevento per fare la vita. L’altro giorno, in una via che porta il nome di un re longobardo, Grimoaldo, vi ha trovato la morte. Sei, sette, forse dieci colpi di pistola alla schiena, all’addome, alle gambe, all’inguine e per la bella Esther Johnson, nigeriana di trentasei primavere, non c’è stato scampo. Non ritornerà più a Castelvolturno dove arrivava ogni mattina all’alba prima che il bambino si svegliasse. La tranquilla Benevento è stata fatale. Il suo assassino – ma non si sa se sia uno o due o cos’altro – spietato. L’hanno trovata riversa sull’erba e il terriccio del Parco Cellarulo. Seminuda. A due passi da un binario morto del ferroso rione Ferrovia.
Il Sannio non è più innocente. Lo sappiamo ormai da tempo. L’assassinio di Esther Johnson non è casuale. Era atteso. Un anno prima in sei mesi sono state uccise tre donne: A San Giorgio del Sannio a settembre 2014 fu uccisa Elvira. A Morcone a gennaio 2015 fu assassinata Aurora. A Foglianise sulla fine dell’inverno fu uccisa con un forchettone da cucina Marcella. Si attendeva la quarta donna. E’ toccato ad Esther che ogni sera lasciava il bambino a Castelvolturno e ogni mattina all’alba lo baciava prima di mettersi a letto. Tutto finito. Esther era una prostituta ma la sua morte a ridosso delle case della città è come la morte di Elvira, Aurora, Marcella. Cambia la scena, il movente, la sequenza. Non cambia il luogo. Il Sannio non è più innocente. A uccidere Elvira Ciampi fu il marito. La donna voleva divorziare e il marito non trovò di meglio da fare che ucciderla con i coltelli della loro cucina. A uccidere Aurora Marino fu il suo amante che, avendo un’altra donna e volendosi sposare, non sapeva come interrompere la relazione e scelse il modo peggiore: trenta coltellate. A uccidere Marcella Caruso fu l’amante e fu lei ad aprire la porta di casa al suo assassino.
In poco tempo, nello stesso luogo, tre donne uccise. Una ogni due mesi. Una serialità che dovrebbe far pensare. Qualcosa accade. Continua ad accadere. L’ultimo delitto una settimana fa. Su una ferrovia abbandonata c’è il cadavere di una giovane donna, una giovane prostituta, una giovane mamma. Dopo sette giorni un altro abisso: la violenza e l’assassinio di una bambina. La morte dell’innocenza. Tutto è cambiato in poco tempo. Il Sannio non è più innocente.