La vicenda della Biblioteca Melenzio, sfrattata senza motivo dal sindaco di Sant’Agata dei Goti, è divenuta ormai un caso nazionale. Dopo l’articolo pubblicato dal quotidiano il Manifesto il 4 maggio (“Lo sfratto dei libri“), oggi è la volta de il Giornale, che a pagina 29 pubblica un articolo di Eleonora Barbieri intitolato “Il sindaco del Pd ora sfratta la Biblioteca (liberale)“.
Ecco un passaggio significativo dell’articolo.
“Il sindaco di Sant’Agata dei Goti, Carmine Valentino, nominato da poco anche segretario provinciale del Pd di Benevento, dice: «Non ho notificato alcun atto alla Biblioteca Melenzio, è improprio parlare di sfratto. Il procedimento è stato avviato verso la Pro Loco. Non ho pregiudizi verso alcuno». Per il Comune rientra insomma nella prassi: la chiusura di un comodato d’uso, come avvenuto anche con altri enti e come previsto dal contratto. Però in quei locali c’è una Biblioteca, che ospita fra l’altro molti volumi sulla storia di Sant’Agata dei Goti e su Papa Sisto V. Per Desiderio il motivo della decisione è «semplice»: «Io e la Pro Loco non siamo graditi all’amministrazione comunale e al suo sindaco». Ma di che cosa si parlava in quel seminario? «Solo di storia del ‘900; nel secondo si è parlato di Gaetano Salvemini; il prossimo, il 10 maggio, sarà sul Liberalismo nel ‘900. Non c’è relazione con la vita amministrativa e politica del comune, ma io dico: e se anche fosse? Non c’è motivo per mandare degli agenti in una biblioteca, come in un regime di polizia. Questo è il seguito di una trafila di atti che perseguitano alcune persone, che hanno il solo torto di manifestare il loro dissenso. Lo so, sembra incredibile…».
Emblematico a tal proposito anche quanto scritto nei giorni scorsi da il Manifesto:
Non è la prima volta che questa giunta, al suo secondo mandato, rivendica con metodi muscolari l’ultima parola o controlli sostanziali in merito alle attività artistiche del luogo.
Aggiungendo subito dopo:
Un episodio che trascende la consueta diatriba destra/sinistra e investe il tema nevralgico della libertà della cultura. La sua preziosa «inutilità».
Insomma, una vicenda che certamente non offre un’immagine positiva del Sannio ai lettori dei due quotidiani nazionali.