di Gennaro Malgieri
Quando una decina d’anni fa Giancristiano Desiderio mi mise a parte del suo progetto di costituire una biblioteca a Sant’Agata dei Goti intitolata a Michele Melenzio, suo nonno, personaggio eminente della cittadina caudina, non ebbi esitazione alcuna ad offrirgli il mio modestissimo contributo regalando alla nuova istituzione culturale un po’ dei miei libri con la promessa che altri sarebbero arrivati. E, difatti, mettendo ordine nell’oceano di carte nel quale rischio di affogare, proprio in questi giorni stavo selezionando i volumi da inviare alla Biblioteca Melenzio. Con tristezza, amarezza e rabbia ho appreso, mentre mi accingevo a chiudere gli scatoloni, che gli sforzi di Desiderio stanno per essere vanificati dallo “zelo” degli amministratori santagatesi che hanno revocato l’utilizzo dei locali nei quali sono ormai stipati e catalogati migliaia di libri a disposizione dei cittadini e degli studiosi.
Una iniziativa privata, riconosciuta dalle istituzioni pubbliche, rara perla nel mare dell’ignoranza, che si mantiene in vita senza chiedere niente al pubblico e grazie alla sola disponibilità di chi ha a cuore la crescita culturale di una delle aree più depresse del Paese, rischia di chiudere i battenti.
E’ una storia che dovrebbe muovere chi di dovere, dal consigliere culturale del presidente Vincenzo De Luca, Sebastiano Maffettone (posto che la Biblioteca è stata riconosciuta dalla Regione Campania) al ministro dei Beni culturali Dario Franceschini. Ma anche la deputazione parlamentare sannita, a prescindere dalle appartenenze, dovrebbe fare la sua parte affinché la Biblioteca possa continuare a vivere. Invece finora – ma ci auguriamo che il tempo sia galantuomo – nulla è accaduto di tutto questo.
Al di là del contenzioso, esplicitato in tutti i particolari su questo blog, e comunque vada a finire il “pasticciaccio brutto”, resta in chiunque abbia a cuore il destino di una comunità aperta e libera, che dunque sia anche colta, l’impressione che in alcune aree, e segnatamente nel Sannio, si viva come in una sorta di landa desolata nella quale il potere dell’intelligenza è stato soppiantato dall’indifferenza. E’ questo il male tutt’altro che oscuro che mina la convivenza civile in una terra che pur vanta una storia civile e culturale nobilissima.
Chiudere una biblioteca, mettere il bastone tra le ruote a chi vorrebbe attivare confronti sulle idee, desertificare le intelligenze è indice di un degrado che non ha giustificazioni. Gli attacchi al pensiero sono stati sempre preludio a manifestazioni di intolleranza sfociate nelle limitazioni delle libertà. Lo si ricordi. E non si creda che il silenzio alla fine pacificherà gli animi.
La Biblioteca Melenzio non sparirà comunque. Ma se il vulnus non verrà sanato, Sant’Agata non ne uscirà bene.