di Billy Nuzzolillo
Come scrive Pino Aprile nel libro Terroni, “i cani segnano il territorio conquistato con la loro urina, i vincitori con i loro nomi. Gli sconfitti spesso assecondano i vincitori per cancellare la sconfitta. Ma, per quanto profondo sia il mare del tempo in cui li fa affondare, i cadaveri, prima o poi, tornano a galla”.
E così è stato anche per Cosimo Giordano, il noto brigante nato a Cerreto Sannita il 15 ottobre 1839 e morto il 14 novembre 1888 nell’isola di Favignana, dove era stato relegato per scontare la condanna ai lavori forzati a vita comminatagli dalla Corte di Assise di Benevento.
L’amministrazione comunale di Cerreto Sannita, accogliendo la proposta elaborata dalla commissione toponomastica, ha infatti deliberato di intitolare a caporal Cosimo lo slargo antistante l’abitazione dove il brigante visse e, dopo aver trasformato corso Umberto I in corso Marzio Carafa, ha anche deciso di mutare in piazza San Martino il nome dell’area antistante l’omonima chiesa, in precedenza intitolata a Vittorio Emanuele II.
In pratica, per dirla con le parole di Pino Aprile, Cerreto Sannita ha deciso di cancellare l’urina dei Savoia e valorizzare invece la propria storia (oltre a Cosimo Giordano, sono state intitolate strade anche ad altri illustri cerretesi come Lucia Ciarleglio Brunelli, Domenico Franco, Antonio Venditti, Tommaso Carapella, Antonio Ciabburri, Michele Massarelli, Domenico Marchitto e Giovan Lorenzo Dalio).
Avendo partecipato ai lavori della commissione toponomastica, posso testimoniare che la scelta di proporre all’amministrazione comunale l’intitolazione di una piazza a Cosimo Giordano è stata frutto di un lungo e serrato confronto in cui, al di là delle diverse visioni, è emersa comunque la necessità di riappropriarsi di un pezzo di storia patria di cui il brigante cerretese è stato protagonista.
In ogni caso, la scelta di intitolare una piazza a caporal Cosimo può anche rappresentare l’inizio di una nuova fase culturale, che per molti versi si riallaccerebbe all’iniziativa “Brigantaggio e Circondario Cerretese 1799-1888”, promossa nel gennaio del 1986 dall’Associazione socio culturale cerretese (all’epoca guidata dal compianto Gino Guarino e dall’attuale sindaco Pasquale Santagata).
In quell’occasione un piccolo centro come Cerreto Sannita affrontò coraggiosamente lo scottante tema del brigantaggio post-unitario e lo fece da una prospettiva nuova, coinvolgendo personaggi del calibro di Franco Molfese (la sua “Storia del brigantaggio dopo l’Unità” resta tuttora un’opera fondamentale e imprescindibile), Angelo Manna (famoso per la trasmissione controcorrente “Il tormentone” di Canale 21) e, se la memoria non mi tradisce, Falco Accame (che condusse una lunga battaglia per consentire l’accesso agli archivi dello Stato Maggiore dell’Esercito). Gli atti di quel convegno restano ancora oggi un prezioso riferimento per quanti studiano il fenomeno del brigantaggio.
E sempre in quell’occasione particolare interesse suscitò la mostra dedicata a Cosimo Giordano in cui furono esposti documenti di polizia, dispacci, foto e costumi dell’epoca. Un’idea, quest’ultima, che potrebbe essere ripresa allestendo uno spazio espositivo permanente da allocare nella piccola abitazione dove visse il brigante cerretese (che il Comune potrebbe acquisire al patrimonio dell’ente) e organizzando al contempo incontri di studio periodici legati alla figura di Cosimo Giordano e al brigantaggio postunitario più in generale.
L’interesse suscitato in queste ore dalla notizia della rivoluzione toponomastica cerretese conferma che un investimento di questo tipo potrebbe trasformarsi in un ulteriore e importante attrattore turistico per la cittadina delle ceramiche e dell’eccellente struttura urbanistica, ma soprattutto consentirebbe alle nuove generazioni di riacquistare la memoria di quel passato (anche di sangue) troppo a lungo nascosto.