di Antonio Medici
Champagne! La parola più che un vino, per anni di pubblicità, finta informazione e cattive abitudini, richiama immagini di festa, lustrini, celebrazioni, brindisi, vacuità, sorrisi di circostanza, sorsate deglutite controvoglia. “Almeno di questo un sorso lo devi buttar giù, per buon augurio”, quasi come fosse una medicina necessaria ad assicurare un futuro fulgido agli sposi, al celebrato, a se stessi per il nuovo anno, per il prossimo anno di vita. Un contrappasso per una speranza.
Champagne! L’esclamazione giustificativa di chi si abbandona ad un eccesso che abbia un che di liberatorio.
Champagne! La bottiglia da regalare perché ha un valore venale ineccepibile e misterioso mentre ci si chiede perché mai debba costar cara una bottiglia di liquido frizzante che si può giusto far finta di metter sulla lingua dopo aver spento le candeline, tanto è pessimo? La bottiglia destinata a finir in larga parte nel lavandino dopo la festa.
Champagne, la bottiglia da stappare per pavoneggiarsi di un botto.
Tutto falso, tutto vituperoso. Dovrebbe esser reato anche il solo baluginio di uno di questi pensieri. Dovrebbe essere prevista una pena severa per queste associazioni di pensiero, a nulla valendo l’attenuante che esse siano determinate da anni, lustri, decenni di usi, (mal)costumi e stereotipi inesatti ed ignoranti.
Lo champagne, cari lettori, è vino sublime, seduzione, conoscenza, tradizione, storia, religione, umanità, audacia.
Il valore di ciascuna bottiglia trascende la viltà del danaro, è, piuttosto, il riflesso dell’applicazione ultrasecolare di monaci e vigneron, in quella regione a nord di Parigi baciata da Dio che l’ha colmata marna, saggezza e abbazie.
La maison Pierre Paillard è insediata sopra Reims, a Bouzy, comune classificato Grand Cru ossia territorio i cui vigneti rappresentano il vertice della classificazione qualitativa delle vigne e dunque dei vini, dal 1700. I Paillard di Bouzy sono “recoltant manipulant” ossia produttori che vinificano in autonomia solo uve allevate sui propri terreni, rappresentano, dunque, il massimo livello di autenticità e personalità nel mondo dello champagne. Il loro Brut Grand Cru, da Pinot Noir e Chardonnay, vintage 2008-2009, è esaltante per fragranza e delicatezza olfattiva, caratterizzata da avvolgenti note floreali, frutta immatura e agrumi delicati. Le bollicine finissime producono una spuma cremosa ed al palato docilmente si infrangono con sensazioni di voluttuoso pizzicore. Il gusto è avvolgente di pera e pompelmo, finissimo, aromatico. Se lo champagne è seduzione questo di Pierre Paillard è pelle delicata di una fanciulla sbracciata ai primi caldi della primavera, è il morbido agitarsi di una gonna a plisset su caviglie sottili, è una piroetta del danzatore che si inchina alla sua dama.
Diverse voluttà, invece, nel blanc de blanc (champagne da sole uve a bacca bianca) Le Pierrieres di Olivier Collin (maison Ulysse Collin), il giovane audace allievo di Selosse che produce due sole etichette con rigore e rispetto assoluto per la vigna e la terra. Lieviti indigeni e assenza di filtraggi assicurano a questo champagne, che non è grand cru, né premier, ma solo ed autenticamente CHAMPAGNE, una integrità che si riconosce alla vista, al naso ed al gusto. Pienezza è la prima parola che viene in mente in ogni fase dell’assaggio. Colori e sentori di mela, di pompelmo, evocazioni di vegetali aromatici, timo limone innanzitutto, frutti ben più maturi e polposi di quelli rarefatti dello champagne di Pierre Paillard. I descrittori sono, comunque, largamente insufficienti a raccontare la ricchezza conturbante ed avvolgente di questo vino davvero incantevole. Occorre ricorrere alla metafora di una donna adulta, sofisticata, colta, che non gradirebbe l’inchino del danzatore, piuttosto apprezzando intelligenza, riflessione, personalità. Questo champagne non tollera abbandono ai sensi; come la melodia di una composizione eseguita alla perfezione, Les Pierrieres ci lascia a lungo in uno stato di armonia ed equilibrio col mondo. E nella persistenza delle sensazioni svaniscono i dati esteriori, come la finezza, restando ad soddisfarci la pienezza e la complessità di quel che abbiamo percepito in auditorium o nel sorso dal bicchiere.
Bouzy Brut Grand Cru – Champagne
Pierre Paillard
€ 40/45
Les Pierrieres Blanc de Blancs Extra Brut – Champagne
Ulysse Collin
€ 85/90