di Jean Pierre El Kozeh
Non sono mai stato un estimatore del BenGiò Festival eccetto che nella formula delle prime edizioni per cui sarebbe per me ipocrita un intervento che vada oltre la mera solidarietà ai suoi promotori. D’altro canto, non posso evitare di notare e denunciare che con il BenGiò a Benevento la musica chiude i battenti. Dopo la scomparsa del Giardino della Musica, di CantarPasqua e di Over The Rock con quest’ultimo episodio l’ azzeramento degli spazi dedicati alla musica detta extra-colta è stato definitivamente compiuto.
Già in miei precedenti interventi ho cercato di evidenziare che la nostra Città ha un prezioso patrimonio musicale – parlai addirittura di vera e propria vocazione – inteso sia come singoli professionisti che come formazioni che meriterebbero una maggiore attenzione nella valorizzazione delle risorse culturali della nostra Città.
A questa potenzialità non è corrisposta ad oggi da parte dell’ Amministrazione governante un’adeguata sensibilità e capacità progettuale e gli spazi di confronto specifici – se non fosse per qualche privato come il “Morgana”, “ Frittole” o il centro sociale “Depistaggio” che non posso fare a meno di citare visto l’ appassionato encomiabile lavoro che stanno svolgendo – sono totalmente assenti.
Ma una Città che vuole essere capitale culturale del Sud Italia, con un Conservatorio pluridecennale e con un patrimonio di professionisti della musica (siano essi musicisti od operatori nell’ industria musicale) che quotidianamente ricevono riconoscimento per la loro attività fuori dal contesto cittadino non può assolversi con qualche concerto pop estivo di artisti più o meno noti, l’ utilizzo di band emergenti come riempitivo o un progetto “barocco” per intercettare finanziamenti regionali.
E non basterebbe neanche resuscitare qualcuna delle vecchie rassegne od inventarsene di nuove se questo non rientra in una chiara politica complessiva dedicata alla valorizzazione della musica intesa in tutte le sue componenti, culturale, professionale, formativa e performante.
Insomma, c’è bisogno di scegliere, di indirizzare che forse vuol dire anche cancellare se questo però rientra in una visone, in un progetto strategico complessivo che prevede in altra maniera, in altre forme rispetto la precedente di valorizzare la componente musicale della cultura beneventana.
In poche parole oggi c’è bisogno di una politica per la musica che, con un occhio al contesto nazionale, sappia rendere protagonista le risorse produttive (sia artistiche che manageriali)della nostra Città in un momento assolutamente favorevole perché ciò avvenga.
Io non dispero però che, compiuta l’ opera di desertificazione, questa possa essere invece prodroma ad un grande progetto di rinascita di cui la mia miopia non mi fa intravedere alcun segnale.
Pertanto, anche se non silenziosamente, con speranza attendo