Ogni promessa è debito – come dicono al comune – e allora ecco qui il pezzo annunciato. La storia strapaesana del semaforo di Piazza Trieste può avere un interessante risvolto per la nostra vita civile. Però, prima vorrei ringraziare quanti, e son tanti, hanno diffuso il mio articoletto Presi in ostaggio dal semaforo: vorrei ringraziare chi lo ha letto, chi lo ha apprezzato, chi lo ha criticato; vorrei ringraziare il comandante dei vigili per gli stimoli che mi ha offerto per approfondire e anche i cretini più realisti del re che si sono messi a cercare un codicillo, un parere, una regola con cui giustificare una palese assurdità, come se l’esistenza della regola fosse la soluzione del problema e non l’origine. Ma, che volete, contro la stupidità – diceva un poeta tedesco – anche gli dèi lottano invano e io sono un povero mortale, quindi grazie anche ai cretini che in questo caso sono proprio patentati.
La scelta di collocare in Piazza Trieste, davanti al monumento ai Caduti, un semaforo con cui istituire una Ztl si è rivelata sciagurata. Il luogo stesso è sbagliato perché non è fuori ma dentro il centro storico. L’amministrazione invece di fare orecchie da mercante e trasformare il semaforo in un totem, dovrebbe prenderne atto e iniziare a discutere il disservizio creato. Che cosa si voleva fare con il semaforo e la Ztl? La risposta alla domanda è centrale e la dobbiamo tener presente se vogliamo discutere con un minimo di serietà della cosa. Bene, si voleva regolamentare l’accesso dei veicoli e limitare il traffico delle auto in centro. Dopo qualche anno, come si fa in genere sia nel mondo sia nelle famiglie, siamo in grado di fare un rendiconto per verificare se l’obiettivo è stato raggiunto e possiamo dire con tutta franchezza non solo che lo scopo non è stato raggiunto ma che, addirittura, si stava meglio quando si stava peggio. Infatti, oggi, non sulla base delle teorie ma delle esperienze accumulate e dei crescenti disagi arrecati un po’ a tutti – compresi i residenti del centro storico e chi scrive abita in centro e nel 90 per cento dei casi non vi porta l’auto – possiamo dire che il semaforo è inutile e dannoso e la Ztl – soprattutto nel modo in cui è congegnata – non è adatta a regolamentare il traffico in centro.
E’ inutile per un motivo elementare: le auto e i veicoli presenti nel centro storico non sono diminuiti ma aumentati (basta fare anche una banale ricerca in rete e ci si imbatterà in articoli che raccontano il disagio). Il traffico non è regolamentato quando esiste – il giorno – ma quando non esiste – la notte o in ore morte (perché accade è un segreto di Pulcinella: l’amministrazione a parole dice di voler fare turismo ma nei fatti non fa nulla e non vuole grattacapi con i negozianti i quali, invece, sarebbero anche disposti ad un confronto). La famosa Ztl è istituita il sabato e la domenica, esattamente come si faceva quando non c’era il semaforo con telecamera e in piazza c’erano due vigili e il divieto d’accesso. Dunque, cosa è cambiato in meglio rispetto al passato? Nulla. Tranne alcune cosette: disagi e multe.
Se chiedete all’amministrazione sordomuta che abbiamo negherà ogni disservizio. La realtà, invece, dice che dietro il tabù del semaforo c’è ormai una casistica di multe da manuale. C’è la multa elevata – in tutti i sensi – perché l’automobilista accedeva col verde nel centro per accompagnare a casa un parente anziano e usciva tre minuti dopo col verde diventato rosso che, però, vieta di entrare e non di uscire. C’è la multa fatta per la dimenticanza o l’impossibilità del rinnovo del permesso (e una volta accertato che l’automobilista è residente andrebbe annullata). Ci sono casi in cui la stessa persona, anche se residente, ha preso numerose multe perché il permesso risultava scaduto (ma la casa no!). Ma stiamo alla pietra dello scandalo. Quando scatta l’ora X il semaforo ti prende in ostaggio: entri col verde ma col passaggio al rosso sei di fatto già in contravvenzione giacché il semaforo – è il caso di dire – ti aspetta al varco (anche se poi sulle multe – che ho consultato – non scrivono che sei uscito col rosso ma solo che hai varcato e non dovevi).
Tuttavia si dice: “La Ztl funziona così in entrata e in uscita”. In realtà non è così perché la decisione sulla multa in uscita (che deve essere ben pubblicizzata e avere doppia telecamera, dunque non deve essere tacita e con una sola telecamera come a S.Agata) è una scelta e non un obbligo. Inoltre è evidente a tutti che il borgo santagatese non è un centro metropolitano, né una cittadina marittima e ha, dunque, problemi particolari ed esigenze domestiche proprie. Ad esempio, le Poste non hanno dieci o venti o trenta uffici ma uno solo ed è in centro: chiude alle 14 mentre la Ztl inizia il sabato alle 12,30. E’ evidente che si va incontro a un disagio. Ma facciamo l’esempio concreto. Entro con il verde e scatta il rosso per una Ztl che durerà due giorni e passa. Siccome non si può circolare, che succede, rimango chiuso in centro per due giorni? E’ evidente che devo poter uscire senza essere sanzionato – come avviene a Milano ma anche a Roma – e devo poter circolare non contro la Ztl ma grazie alla Ztl perché – come abbiamo visto – il senso primo e ultimo della Ztl è portare le auto fuori dal centro. Invece, si è multati proprio nel momento in cui si sta abbandonando e liberando il centro confidando in una circolazione per la quale si è già pagata una tassa di circolazione altissima. Insomma, si è capito che le conseguenze di un uso astratto del semaforo con telecamera sono pazzesche.
La polizia municipale, che si trincera dietro il semaforo che fa cucù, multa, stanga, riscuote con il benestare – è naturale – dell’amministrazione che fa il gioco delle tre scimmiette ma è la diretta responsabile del disservizio. Più i casi assurdi si propongono, più le multe aumentano. Così si arriva a un perfetto capovolgimento dei ruoli: non sono i vigili, cioè l’amministrazione, ad essere al servizio dei cittadini ma sono i cittadini al servizio dei vigili cioè dell’amministrazione. In un paese civile i problemi si discutono, mentre a Sant’Agata dei Goti si adotta la linea del muro di gomma, del fatto compiuto e dell’amico/nemico. Pensate un po’, dopo mezzo secolo – ahimè – che vivo qui sono diventato il nemico numero 1 dell’amministrazione soltanto perché svolgo un elementare lavoro di critica salutare per la vita democratica. Ma che bello camminare per Sant’Agata dei Goti a testa alta e salutare i santagatesi con un buongiorno – come diceva Zavattini – che significa buongiorno.
(Ps: l’articolo è dedicato a Maurizio de Rosa)