Qui di seguito pubblichiamo la Premessa del nuovo libro di storia locale di Giancristiano Desiderio dedicato alla Storia di Sant’Agata dei Goti nel Ventennio fascista. Il libro è pubblicato, come il precedente Storia di Sant’Agata dei Goti nell’età liberale da Il Chiostro di Benevento.
La storia locale è percepita come una storia minore, mentre la storia nazionale è vista come storia maggiore – e la storia mondiale come storia universale che, va detto, è una storia futile e inesistente perché è detta ma non è pensata. La differenza, però, tra locale e nazionale, minore e maggiore, quando non è di pura importanza e interesse, è qualitativamente inconsistente. La storia, sempre che sia tale, è di per sé storia nazionale e la storia cosiddetta locale, se non scade nel municipalismo, è a tutti gli effetti nazionale e con l’intelligente racconto dei suoi fatti e avvenimenti e il loro intendimento aiuta la comprensione di quella storia che per la vastità dei luoghi, dei tempi e soprattutto la particolarità degli atti è detta maggiore. Il lavoro intorno alla storia della Sant’Agata dei Goti a noi più prossima, nata con l’Italia unita, è stato concepito con questo intento e il lettore, al quale chiediamo allo stesso tempo benevolenza e rigore, ci dirà se abbiamo sprecato il tempo o se ne abbiamo fatto buon uso. Al momento ciò che sappiamo è che proprio lui, il lettore, ha a sua disposizione dei testi di riferimento – Storia di Sant’Agata dei Goti nell’età liberale, Storia di Sant’Agata dei Goti nel ventennio fascista e i due volumi della Storia di Sant’Agata dei Goti di Michele Melenzio che ricostruiscono anche il periodo repubblicano – che possono essere assunti come prima guida alla conoscenza della storia moderna di un antico comune così ricco di storia contemporanea.
Il riferimento esplicito al lettore non è di maniera. Tutt’altro. Gli scritti sulla storia santagatese, con gli avvenimenti, le epoche, i protagonisti, le opere, sono rivolti proprio al lettore del luogo affinché con il legame sentimentale con il passato – come recita la frase di Storie e leggende napoletane posta come epigrafe – nasca e cresca quell’intelligenza storica che è condizione di ogni progresso civile o, almeno, di un ingentilimento degli animi che nei tempi che viviamo ci appaiono aspri e incattiviti. Chi coltiva gli studi storici coltiva anche la generosa illusione che la conoscenza della storia passata contribuisca all’avanzamento civile della storia presente. Non perché – capovolgendo il noto detto diventato presto luogo comune – la storia sia maestra di vita ma perché la vita è maestra di storia, tanto nel pensiero quanto nell’azione. E, per ritornare al nostro lettore, riteniamo opportuno e necessario elaborare un’identità di Sant’Agata dei Goti che può essere custodita e tramandata solo attraverso le memorie e la conoscenza.
La ricchezza della storia di Sant’Agata dei Goti non ha bisogno di essere dimostrata. Dalla storia più antica della misteriosa e fascinosa Saticula ai vasi saticulani che testimoniano la raffinatezza e bellezza di un gusto greco giunto fino ai confini dell’universo pastorale sannita, dalle genti barbare e longobarde alla storia del cristianesimo primitivo e medievale impresso fin nel nome del luogo e della città, dai vescovi ai papi ai santi, dai monasteri ai campanili, dagli affreschi belli e anonimi ai dipinti dell’Arcuccio e di Giaquinto, davvero la ricchezza dell’arte e della storia di Sant’Agata dei Goti è all’insegna dell’abbondanza. E se qualcosa deve essere inteso non è l’eccesso di storia, ma l’accesso: il suo interno ordine di senso. La storia di Sant’Agata dei Goti è un universo spirituale, una catena che mossa ad un’estremità vibra all’altro capo o una melodia di cui colta una nota se ne intuisce la nascosta armonia. Come orientarsi? Dal bisogno morale di conoscere per agire. Su questa strada ci siamo incamminati con gli studi sull’età liberale e su questa via proseguiamo con la storia del ventennio fascista e così la vicenda comunale di Sant’Agata dei Goti ci appare come il passaggio per giungere all’Italia e dall’Italia muoviamo alla volta di Sant’Agata dei Goti. Si tratta di un percorso civile e ideale in cui il comune e la nazione sono di volta in volta meta e stazione. La storia locale si riversa nella storia nazionale e la storia nazionale nella storia locale. Il senso della storia locale è qui: è una tappa necessaria di un’educazione civile.
Per ricostruire vicende, problemi, atti ci siamo affidati prima di tutto alla filologia, ai documenti, agli archivi e agli studi di chi ci ha preceduto. La consultazione di archivi – dall’archivio di Stato all’archivio diocesano – è la premessa indispensabile per la conoscenza della storia santagatese. I nostri lavori, inoltre, aggiungono ai documenti d’archivio altri documenti dei quali fin’ora s’ignorava l’esistenza. In particolare, le lettere che Oscar Renato De Lucia spediva nell’ultima estate della sua vita, quella del 1915, dal fronte ai suoi cari costituiscono un documento eccezionale di una letteratura di guerra che i santagatesi di oggi, dopo cento anni, dovrebbero leggere e conservare come si conservano i beni ideali e morali di maggior valore. La Grande Guerra, con tutte le sue contraddizioni e le sue stragi, è un atto che fonda al principio del secolo la nazione italiana e condiziona a tal punto la vita nazionale che ancora oggi se non rivolgiamo lo sguardo verso i soldati in trincea non riusciamo a comprendere ciò che eravamo, ciò che siamo diventati. La vita, la morte e le lettere di Oscar Renato De Lucia ci dicono che Sant’Agata dei Goti pagò con il sangue della sua gioventù un tributo sull’altare della patria per farsi essa stessa italiana.
La storia militare, civile, politica e istituzionale del podestà di Sant’Agata dei Goti è stata ricostruita prima di tutto consultando il corposo Fascicolo 80 – Prefettura 580 conservato all’Archivio di Stato di Benevento. La carriera militare di Francesco De Prisco, il suo percorso politico, l’incarico di podestà, le battaglie che affrontò: tutto è documentato. Anzi, dal fascicolo prefettizio si possono ricavare altre notizie, note e dati che possono arricchire ulteriormente le informazioni sul periodo del ventennio fascista a Sant’Agata dei Goti. Tuttavia, come detto, l’intendimento nostro non è solo filologico: il documento è necessario ma non sufficiente alla comprensione dei fatti che per essere capiti nel loro valore spirituale hanno bisogno del nesso di documento e narrazione. La nostra speranza è quella di aver assolto con rigore questo compito e di aver reso un servigio alla comprensione della storia del nostro paese.
Per rappresentare al meglio la figura di Francesco De Prisco ci siamo giovati anche di documenti privati – lettere e relazioni – che ci sono stati forniti dalla figlia Liliana. Anche in questo caso il documento ci permette di verificare il racconto e lo stesso metodo è stato usato nella indagine di alcuni provvedimenti amministrativi – dai lavori fatti per i portici di via Roma ad altri progetti di ampliamento della stessa via Roma – che condussero il podestà ad un acuto scontro con i proprietari delle case che avrebbe voluto parzialmente espropriare per ricavarne altri porticati e consentire un passaggio più agevole per la centrale strada del paese. In questo caso è stato consultato il fascicolo riguardante l’ampliamento di via Duomo/ via Roma presso l’ufficio tecnico del comune e sono state rinvenute le lettere che il podestà inviò all’ingegnere incaricandolo di redigere il progetto dei nuovi portici. Progetto che non vide mai la luce.
Abbiamo dedicato attenzione anche ai conflitti bellici tra gli anni Trenta e Quaranta: l’Etiopia, la Spagna e, naturalmente, la Seconda guerra mondiale. Siamo riusciti a ricostruire la lunga vicenda militare, prima come soldato e poi come prigioniero, di Sabatino Palma: la figlia Nella ci ha concesso di studiare le carte del padre – i diari africani del caro professore Palma del quale conserveremo per sempre la memoria – e di scorrere il ricco album fotografico. Le fotografie che qui si pubblicano sono una piccolissima parte del corposo album lasciato da Sabatino Palma: un album che da solo costituisce un prezioso documento storico. Anche quelle immagini e scene di vita africana appartengono alla storia di Sant’Agata dei Goti il cui patrimonio spirituale e culturale è più esteso e significativo di quanto non si immagini.
Purtroppo, non ci è stato possibile consultare l’archivio comunale per il semplice motivo che un vero archivio comunale non esiste. Già in passato, con la precedente opera, facemmo notare lo stato incivile in cui versano atti, documenti, carte, libri, delibere che hanno un importante valore documentale. Oggi, come allora, nulla è stato fatto per conservare al meglio quei documenti e organizzare un decente archivio e renderlo disponibile per la consultazione. Lo stato di abbandono di quei documenti amministrativi testimonia che le molte parole che si spendono in incontri pubblici sull’importanza della conoscenza e della salvaguardia del patrimonio culturale di Sant’Agata dei Goti sono vuota retorica di circostanza. La organizzazione dell’archivio municipale dovrebbe essere il primo dovere dell’amministrazione comunale. Gli studiosi e i lettori possono confidare invece nella Biblioteca Michele Melenzio che, insieme con Claudio Lubrano e la collaborazione di quanti con fede hanno dato una mano, abbiamo fondato nel Natale del 2005. Oggi la Biblioteca Melenzio è un centro di studi e un sicuro punto di riferimento perché raccoglie tutto quanto è stato scritto e pubblicato su Sant’Agata dei Goti ma custodisce anche documenti, atti, registri che, secondo casi e tempi, sono studiati, redatti, pubblicati e messi a disposizione di studiosi, ricercatori, lettori. Il nostro intendimento, onorando la memoria di Michele Melenzio che onorò la memoria della cultura della sua terra e della sua patria, era la creazione di un’istituzione di libera cultura per alimentare l’educazione agli studi storici che ingentiliscono il cuore e aprono la mente. Nei limiti delle nostre possibilità, liberi da interessi personali, è quanto abbiamo fatto e continueremo a fare. Anche la Storia di Sant’Agata dei Goti nel ventennio fascista è il frutto di questo lavoro e lo offriamo alle giovani generazioni e alle volontà ben intenzionate come un lavoro usato che chiede di essere continuato.