L’interesse per la Vita intellettuale e affettiva di Benedetto Croce (Liberilibri) non accenna a diminuire. Sabato scorso a Chiaravalle – cittadina che mi è cara anche perché ha dato i natali a Maria Montessori la cui scuola è tanto apprezzata nel mondo quanto è dimenticata dal modello di scuola statale unica vigente in Italia – il libro è stato discusso dagli amici del Club Occidentale, mentre a Benevento ne parleremo giovedì sera con Amerigo Ciervo a Villa Beatrice ospiti del Circolo Arcadia e altri incontri si preparano. Venerdi, invece, al Liceo Manzoni di Caserta si dialogherà con i liceali per un approfondimento della filosofia dei distinti a partire dalla Vita intellettuale e affettiva di Benedetto Croce che presenta l’opera del filosofo non solo “come pensiero” ma anche “come azione” e, insomma, come vita filosofica o morale alla maniera dei filosofi greci. Forse, è proprio questo il segreto della nuova biografia: racconta un Croce nuovo che molti non sapevano esistesse. In fondo, è questo il senso di stupore di chi legge il libro o di chi ascolta: “Ma io avevo un’altra idea di Croce”.
Quell’idea che hanno in molti di Croce è un pregiudizio frutto di una conoscenza manualistica o ideologica del filosofo. Per molto tempo parlar male di Croce – senza leggerlo, naturalmente – è stato uno sport nazionale nato in ambito accademico e in campo politico. A Croce è toccata la stessa sorte di Alessandro Manzoni: entrambi sono state vittime di una congiura non solo del silenzio ma anche dell’ingiuria. La scuola, poi, ha svolto egregiamente il suo compito: li ha resi ostili e li ha fatti sistematicamente odiare. Cosa, quest’ultima, normale ma grave perché sia Manzoni sia Croce non sono “autori” scolastici e la loro opera affonda le radici nei succhi vitali dell’umanità. Quando si rimette in circolo la vitalità della loro opera ci si trova davanti a delle personalità vive e ricche, sorprendenti e coinvolgenti. Ecco perché i lettori e gli ascoltatori che sono disposti a mettere in gioco i loro pregiudizi – cosa che dovrebbe fare ogni lettore disposto a farsi dire qualcosa da un testo, avvertiva giustamente Gadamer – fanno la conoscenza di un Croce nuovo.
Quando lavoravo alla stesura della biografia crociana non avevo nessun particolare obiettivo. La mia unica preoccupazione era solo quella di raccontare al meglio la storia della sua vita, del suo pensiero e, in senso più ampio, della sua opera mostrando come in Croce pensiero e azione siano risposte o tentativi di risposte alle domande, ai problemi, ai bisogni e alle angosce che la vita ci reca o dona quasi come se ci interpellasse e provasse. Se dovessi esprimere con una sola parola il senso della filosofia di Croce – del pensiero e dell’azione – userei la parola lotta. La vita – la vita quotidiana e la vita filosofica – è affrontata e vissuta da Croce come una lotta incessante in cui il pensiero e l’azione dell’uomo sono avversati dalla stessa vita che fa di sé il contenuto dei suoi pensieri e delle sue azioni. La lotta che non finisce mai se non con la morte – che non può trovarci in ozio stupido – fa sì che l’uomo non sia il padre-padrone né dell’esistenza né del suo senso e ne è, invece, il viandante o il pellegrino che proprio perché lotta per camminare e viaggiare e conoscere e agire è libero tra le necessità della vita. Un Croce così inteso – e conosciuto nei casi concreti dell’esistenza: il terremoto di Casamicciola, l’amore ventennale con Angelina Zampanelli, l’amicizia con Gentile, l’antifascismo e l’anticomunismo, l’opposizione al male totalitario del secolo breve e lunghissimo, la lotta politica quando l’Italia era tagliata in due, gli ultimi anni e la fine della civiltà – è un filosofo a noi molto più vicino perché cogliamo l’elemento socratico dell’autentica filosofia che vediamo nascere dalla vita morale che continuamente, abbassandosi e innalzandosi, si rinnova.
Più di un recensore, da Bedeschi a Bonetti passando per il mio caro amico Corrado Ocone, ha detto che la Vita intellettuale e affettiva di Benedetto Croce è un testo che si consiglia come introduzione all’opera di Croce. E’ il giudizio che più mi è caro perché mi dice che si tratta di un lavoro utile che può essere usato dai bendisposti allo studio e all’apprendimento. Un lavoro introduttivo che vuole condurre alla lettura diretta delle opere di Croce perché – come non si stancava di ripetere il filosofo – per conoscere un’opera bisogna pur ad un certo punto accantonare commentatori e ripetitori e affrontare direttamente l’opera che ci aspetta per un classico e salutare corpo a corpo.