di Alfredo Pietronigro *
Per certi versi quello che stiamo per raccontare ai nostri lettori è già noto nella sua generalità perché denunciato anche dalla collega Danila De Lucia di “Messaggio d’oggi”. Noi, a quanto detto, aggiungiamo anche il nostro mattone, un oggetto pesante composto da fatti gravi come, a nostra memoria, non se ne erano mai visti. E siccome ci piace che i lettori, prima del commento, leggano il fatto, ecco il racconto di ciò che ci è accaduto.
Dopo qualche giorno dall’inizio di “Universo Teatro”, la manifestazione conclusasi solo qualche settimana fa, ci eravamo accorti, con la nostra redazione del giornale on-line www.gazzettabenevento.it, che non ci arrivavano più i comunicati stampa.
Siccome la persona che si occupava di tanto è una nostra stimata collega, le abbiamo telefonato per cercare di capire se c’era stato qualche problema di comunicazione, nel senso di indirizzo sbagliato della nostra posta elettronica o che altro.
Alla nostra domanda la nostra interlocutrice è rimasta muta all’apparecchio. Allora noi l’abbiamo incalzata dicendo, che succede? Ci devi una spiegazione sul perché non ci arrivino più i tuoi comunicati stampa.
E lei di rimando: debbo dirti purtroppo che mi è stato vietato di mandare i comunicati del Festival alla tua testata. Come vietato, faccio io?
Sì vietato risponde lei.
E chi te lo ha vietato?
Mi è stato vietato, ci ha risposto, dall’assessore alla Cultura Raffaele Del Vecchio.
La telefonata è finita lì. Sin qui il fatto. Che l’assessore non fosse contento dei nostri articoli di critica all’organizzazione tanto di Città-Spettacolo che di Quattro Notti, ci era stato detto. Ma che arrivasse a tanto, francamente, non lo avevamo nemmeno immaginato.
Non è possibile pensare di poter gestire l’informazione come se fosse l’ultima scopa vecchia da buttare nella spazzatura. Non è possibile discriminare una testata giornalistica e decidere di tagliarla fuori non dai flussi economici (questo è un capitolo a parte che poi tratteremo) ma da quelli informativi che vanno dati a tutti e contemporaneamente.
Noi, la redazione per intenderci, abbiamo sempre fatto il nostro dovere professionale.
Sfidiamo l’assessore Del Vecchio a dimostrarci di aver cestinato un suo comunicato stampa, anche di quelli mandati con la personale posta elettronica e dunque di non aver dato tempestivo seguito alla sua pubblicazione. Lo sfidiamo non a dimostrarci due casi di censura posti in essere nei suoi confronti o del suo assessorato da questa testata on-line, ma uno solo.
Un solo caso!
Siamo sicuri che non ne potrà trovare. Perché non ce ne sono.
Ed allora il suo livore, la sua rabbia incontenuta ed incontenibile nei nostri confronti da dove trae origine?
E’ certo, almeno questa è l’idea che noi ci siamo fatti, che essa scaturisca dal fatto che lo abbiamo incalzato in maniera decisa sulle manifestazioni culturali che ha prodotto con il suo assessorato e ci riferiamo a Città-Spettacolo ed a Quattro notti. Noi pensiamo di aver fatto tutto il nostro dovere quando abbiamo scritto dell’improvvisazione, dei ritardi gravi, delle sale vuote. Tutti elementi oggettivi peraltro sotto gli occhi di tutti ma lui avrebbe preferito, evidentemente, che si fosse guardato altrove così come ha voluto che facessimo per l’ultima sua creatura presentata al pubblico: Universo Teatro.
E per farci capire che il nostro atteggiamento a lui non piaceva e che doveva darci una lezione, non solo ci ha colpiti sull’elemento sacro della nostra professione, l’informazione, ma anche su quello economico (attenzione: parliamo forse di 200/300 euro mica di cosa…).
Ed infatti, basta mettere su una scrivania tutti i giornali locali dell’ultima settimana, visionare gli archivi dei portali, delle televisioni e quant’altro, per rendersi conto che su tutte le testate (ad eccezione della collega di Messaggio d’oggi) sono stati acquistati spazi pubblicitari di Universo Teatro, tranne che sul nostro (ne on-line, né cartaceo). Noi non sappiamo se questo comportamento sia legittimo, se sia legale e se si può fare atteso che non si spendono soldi della propria tasca ma di quella dei contribuenti.
Noi pensiamo che per cento euro, come per mille o un milione, occorra motivare una spesa.
Bene, saremmo curiosi di sapere quale scusa potrebbe essere trovata per motivare il diniego alla nostra testata se non quello, probabilmente, che quando arriva il momento delle scelte, “Gazzetta” non rientra nelle sue priorità… dell’assessore, s’intende.
Noi, più che denunciare il fatto, più che scrivere una lettera che in maniera più sintetica riporta quanto stiamo scrivendo qui, lettera inviata all’assessore, al sindaco ed alle nostre associazioni di rappresentanza, non potevamo fare.
Ci ribelliamo, protestiamo, alziamo la voce e denunciamo il fatto. Di più non possiamo.
Certo, lo stomaco borbotta anche a noi, non solo agli altri colleghi.
E’ difficile portare avanti queste attività editoriali soprattutto quando si è in una provincia come la nostra dove gli enti locali (tutti, nessuno escluso) sono o latitanti, o faziosi o strabici. Ma la dignità viene innanzi a tutto.
Questi trenta e passa anni di giornalismo li abbiamo vissuti, anche perché abbiamo avuto dei maestri eccellenti e qui vorremmo solo ricordare Carmine Porcaro, Edgardo de Rimini, sempre stando con la schiena dritta. Non abbiamo mai chinato il capo né quando al comando c’erano giunte di centrodestra, né quando esse sono di centrosinistra. Anche perché siamo oramai convinti che più che la bandiera la differenza la facciano gli uomini.
Il momento è difficile, veramente difficile se è consentito tutto ciò; se nessun altro componente la giunta Pepe sente il dovere di distinguersi da questi atteggiamenti di prepotenza.
Ai miei colleghi soprattutto editori, che forse leggeranno questo testo, consiglio di non prenderla troppo sotto gamba questa brutta faccenda solo perché non si è stati toccati…
Oggi è toccato alla mia testata, domani, chissà, per una virgola non messa al posto giusto…, per un pezzo pubblicato in terza pagina, anziché in prima…
Io posso garantire che “Gazzetta di Benevento”, nata nel 1864 e da me ripresa nel 1989 e poi da marzo affiancata dalla edizione giornaliera on-line, non si abbatte. Questo giornale e questo glorioso nome continuerà a vivere, come ha fatto ininterrottamente per 64 anni e poi per 21 ancora per un totale, ad oggi, di 85 anni.
Resterà ancora tra la gente ed a raccontare, senza la preoccupazione di scontentare il potente di turno, la storia di questa città.
Questo è un impegno. E’ una promessa solenne.
I sindaci e gli assessori alla Cultura passano e molti senza lasciare traccia.
Gazzetta, al contrario di loro, sarà ancora qui come sempre, da 85 anni a questa parte.
* direttore della Gazzetta di Benevento
condivido la battaglia per una informazione libera, ma in favore di una corretta informazione, alcuni direttori e/o editori dovrebbero anche al loro interno fare autocritica (è un eufemismo) per come gestiscono l’informazione. A volte, infatti, sembrerebbe assolutamente faziosa in favore di qualcuno o per oscurare altri.