Con il cedimento di un pilone che reggeva un ponte dell’autostrada Palermo – Catania, la Sicilia è praticamente divisa in due. Da una parte la Sicilia occidentale, dall’altra la Sicilia orientale. E oltre lo stretto di Messina, la Sicilia continentale. Benvenuti nel Regno delle Tre Sicilie. Neanche i Borbone seppero far meglio. I neoborbonici non hanno proprio di che lamentarsi. La viabilità meridionale – su ferro, su gomma, su acqua – sta saltando per aria e rischia di non essere molto diversa da quella di Francesco II. Briganti inclusi.
Si scherza, ma andate a dirlo a quel tale che nel luglio dell’anno scorso passava con la sua automobile sulla statale 626 tra Campobello di Licata, Ravanusa e Canicattì quando cedettero di schianto le carreggiate del ponte. Ma un caso è solo un caso. Sì, ma nel febbraio del 2013 era venuto giù un pezzo del viadotto Verdura lungo la statale 115 tra Agrigento e Sciacca. Mentre alla vigilia dell’ultimo Natale, appena una settimana dopo la inaugurazione del presidente del Consiglio Matteo Renzi, è crollato il viadotto Scorciavacche sulla statale Palermo – Agrigento. Benvenuti nella terra dove i viadotti invece di star su vengono giù. Come il soffitto della scuola elementare Pessina di Ostuni, appena restaurata: tutto giù per terra sulla testa dei bambini. La buona scuola. E l’Italia riparte.
Avete mai percorso l’autostrada Salerno – Reggio Calabria? Un’avventura dello spirito davanti alla quale la Fenomenologia dello spirito di Hegel è un gioco da ragazzi. Percorrerla tutta senza uscire mai di (auto) strada è praticamente impossibile. Entrate in autostrada a mare e vi ritrovate fuoristrada in alta montagna. Solo qualche settimana fa è crollato il viadotto Italia – attenzione al nome – ed è morto un operaio. Se riuscite a passare Lagonegro e vi avventurate con la vostra coscienza infelice in terra di Calabria potete vedere cose che gli altri mortali non solo non hanno mai visto ma non immaginano neanche di poter vedere. Gallerie buie, interruzioni di carreggiata, frane. Un altro mondo possibile che trasforma il viaggio in un’esperienza di vita e di morte indimenticabile. Un incubo. Se arrivate a destinazione sani e salvi sentite di aver fatto un’esperienza salvifica e di aver scherzato con la morte. Ma il pensiero di dover rifare la stessa strada – si fa per dire – per ritornare a casa rinnova la paura.
Il presidente Ciucci si è dimesso. Ma ci sono tanti ciucci che sono al loro posto. Tuttavia, le dimissioni passano ma i problemi restano. Il problema fondamentale del Regno delle Tre Sicilie è questo: non si spendono soldi per fare le opere ma si fanno le opere per spendere soldi. Sia per fare le grandi opere – che nei paesi civili sono più semplicemente opere pubbliche – sia per fare le piccole opere: quelle che si fanno anche nel vostro piccolo comune. A volte si spendono addirittura i soldi senza fare le opere. Sembra un regresso ma alla luce dei crolli dei viadotti è un progresso: un’opera fatta male fa più male di un’opera inesistente. Benvenuti nel Regno delle Tre Sicilie.