Comincio ad aver paura dello Stato, lo devo confessare. L’Italia è il paese europeo in cui si pagano più tasse. Lo Stato vuole, esige e prende i nostri soldi ma quando le parti si invertono allora, lo Stato, che è ossessivamente presente nella nostra esistenza, scompare e diventa introvabile. Quando deve avere rapina, quando deve dare scappa. Se avete un piccolo conto in banca e andate a prelevare i vostri soldi vi chiedono: “Cosa deve farci?”. Ma saranno cazzi miei?
Con le tasse alle stelle dovremmo avere ospedali, scuole, uffici funzionanti come orologi svizzeri. Invece, il fisco più pesante d’Europa serve solo a tenere in piedi una macchina statale che produce tasse. Tutto è statizzato, anche la nostra anima. La scuola è il luogo dove non impariamo ad essere liberi ma a dipendere spiritualmente dallo Stato. Siamo diventati un popolo di camerieri che parlano male del padrone e lo fregano ma vogliono continuare a servirlo per continuare a fregarlo. Gino Paoli è indagato per evasione fiscale ma la cosa non mi turba. Mi disturbava di più la canzone Quattro amici al bar con quella frase idiota sul cambiamento del mondo perché invece il mondo è l’unica cosa che al mondo sta bene come sta mentre il cambiamento riguarda sempre e solo noi stessi. Ma in Italia devono cambiare sempre gli altri. Gli italiani sono gli altri.
Siamo l’unico paese che si divide ideologicamente sul Jobs act – la riforma del lavoro arrivata a tempo scaduto – senza conoscerne i risultati. C’è chi pensa che sia la salvezza di tutto e chi ritiene che sia una sciagura. Ed entrambi sono al governo. Il governo Renzi dovrebbe mettere insieme il meglio della sinistra e il meglio della destra per avere un ministero minimamente liberale e ciò che ne è venuto fuori è un esecutivo disinvolto e a tratti illiberale ma impotente che assiste distratto alla devastazione del centro di Roma mentre discute un po’ per finta e un po’ per coglioneria se dichiarare guerra alla Libia cento anni dopo Giolitti.
La storia della spending review – revisione della spesa, insomma, tagli – è finita ancor prima di cominciare. Ci sono stati tre commissari: Giarda, Bondi, Cottarelli. E’ più facile tagliare i commissari che la spesa. Il partito unico della spesa pubblica non perdona. Le regioni andrebbero tagliate senza pietà: sono un centro di spesa inutile e un doppione dello Stato che nulla ha a che fare con le autonomie e l’amministrazione. Ma con la strampalata riforma costituzionale si promuove a principio costituzionale la rappresentanza territoriale che di fatto e di principio è la negazione dello Stato nazionale che, in fondo, è morto da tempo lasciando il posto a uno Stato erogatore di assistenza e diritti a cui non corrispondono lavori e doveri. L’allargamento delle funzioni statali ha finito per schiacciare le attività umane da cui si genera la ricchezza di una nazione. Ma in Italia, per il prevalere della cultura cattolico-comunista, si assiste allo strano caso in cui le vittime invocano la salvezza dal boia.