di Antonio Medici
L’Associazione Italiana Sommelier, delegazione di Benevento, organizza per stasera e per il prossimo mercoledì due eventi di riguardo. Una degustazione di vini da uve nebbiolo, nelle diverse declinazioni tra Lombardia, Piemonte e bassa Valle d’Aosta ed un incontro con Teo Musso, fondatore del birrificio Baladin, oggi considerato pioniere della birra artigianale in Italia.
Mariagrazia De Luca, che guida con piglio deciso l’AIS beneventana dal 2006, ci ha concesso una breve intervista.
Guido Invernizzi dell’AIS Milano, personaggio carismatico che guiderà la degustazione sul nebbiolo, e Teo Musso sono personalità di spicco del mondo del vino e della birra. Come avete fatto a convincerli a venire quaggiù?
Organizzare eventi importanti non è facile, né sotto il profilo organizzativo né sotto il profilo economico. Non è facile, del resto, neanche contattare queste persone. Amo i vini del Sannio ma il vino è anche conoscenza e Guido lo inseguivamo da anni perché accompagna alla scoperta del nebbiolo in modo unico ed affascinante. Teo Musso è un personaggio eccezionale e a Benevento farà l’ultima presentazione di birre Baladin dell’anno. Perseveranza e buone relazioni ci hanno aiutato a raggiungere l’obiettivo.
Qual è la mission dell’AIS?
L’AIS attraverso i corsi e le proprie attività diffonde la cultura del vino. Offrendo basi tecniche, forma persone che possano socializzare e comunicare il territorio attraverso il vino.
Deve riconoscere, però, che in taluni casi i sommelier tendono ad allontanare dal vino, in particolare quando in contesti non professionali esprimono giudizi, riconoscono sapori ed odori, che il consumatore comune non riesce a condividere.
Uno dei maggiori insegnamenti dell’AIS è quello di conservare sempre un approccio oggettivo al vino, al fine di riconoscere la qualità del prodotto. Poi ci sono le esperienze soggettive, che si acquisiscono con gli assaggi, che arricchiscono il bagaglio di un sommelier e che dovrebbero essere usate per comunicare nel modo più agevole possibile. Ci sono a volte sommelier che dicono di riuscire a riconoscere il territorio di provenienza di un vino dai minerali che avvertono nel vino stesso. C’è anche chi dice “questo bicchiere racconta un territorio” o “con questo bicchiere mi si è aperto il territorio davanti agli occhi”. A me non è mai capitato.
Lei vive a stretto contatto con la realtà enologica del Sannio da tempo, cosa pensa del nostro sistema produttivo nel campo del vino?
Negli ultimi venti anni si sono fatti grossi passi avanti, passando dalle conduzioni familiari delle vigne a gestioni più tecniche e professionalizzate delle aziende. Ciò non di meno la struttura produttiva è ancora fortemente ancorata ai possedimenti tramandati per via familiare e non si vedono grossi investimenti per nuovi vigneti o per acquisizioni. Certo con il passaggio alla produzione diretta ci si è sottratti al giogo dei mediatori ma c’è un percorso ancora lungo da compiere per diventare sistema in cui prevalga l’obiettivo di una qualità comune, mettendo da parte le invidie e le guerre fratricide. Regole comuni e condivise per una qualità comune, per l’affermazione del territorio. Speriamo che le nuove leve con una visione più moderna siano portatrici di questa visione d’insieme, per il successo del nostro territorio che a cascata si riversi nel successo di tutti. E’ stato questo il segreto dei francesi, in fondo, da secoli portato avanti con fermezza.
Quali sono gli obiettivi dell’AIS Benevento?
Essere sempre più presenti a fianco dei produttori e degli appassionati.
Per conoscere le iniziative dell’AIS Benevento è possibile consultare il sito dell’AIS Campania (http://www.aiscampania.it/) o la pagina Facebook della delegazione di Benevento.