di Alberto Spampinato
(Ossigeno per l’informazione) – Il caso di Ester Castano. Coraggio, valore, professionalità, premi giornalistici ma per guadagnare qualcosa soltanto lavori da camerieri
Ha fatto bene il presidente dell’OdG, Enzo Iacopino, a rendere noto con amarezza e sdegno che Ester Castano non riesce a trovare un lavoro retribuito se non come cameriera in un ristorante.
È una vicenda triste che fa riflettere. Perché, per chi ancora non lo sapesse, Ester è la giovane cronista che due anni fa ebbe notorietà nazionale e che ha ricevuto numerosi prestigiosi premi giornalistici per il coraggio e la tenacia con cui ha documentato le infiltrazioni mafiose nel Comune di Sedriano, alle porte di Milano, due anni prima che l’amministrazione comunale, nel 2013, fosse sciolta per decreto del governo.
Ha scritto Enzo Iacopino, con amaro sarcasmo, su Facebook: “Ester Castano: hamburger e patatine. Le danno premi a ripetizione: Pippo Fava, Mario Francese, Premiolino, Biagio Agnes per l’impegno civile. Ma nel suo futuro, nel suo presente ci sono hamburger e patatine. Potrà farlo rivolgendosi ai clienti in italiano, inglese, francese e, con minore fluidità, tedesco e ebraico. Già, per guadagnare 650 euro netti al mese (caviale e champagne, come si intuisce!) Ester servirà in un rinomato fast food (sempre che non ci ripensino, dopo questo post che è scritto d’intesa con l’interessata). Ma uno di quei direttoroni che la premiano, uno dei bigs politici che la lodano, una di quelle primedonne della tv che usano il suo lavoro senza mai citarla, un angolino per consentirle di continuare a fare il mestiere che ama e che adora non riescono davvero a trovarlo? Proviamo a chiederlo tutti. Non neghiamoci la speranza”.
Purtroppo lo stesso trattamento è riservato a numerosi altri giornalisti che hanno mostrato valore professionale e coraggio. Ossigeno ne ha incontrati tanti. Ricorderò per tutti Arnaldo Capezzuto, che a Napoli meriterebbe di lavorare in un grande giornale e invece deve arrangiarsi con vari lavoretti. Ricorderò Riccardo Orioles e i suoi amici e colleghi che a Catania hanno preso il fuoco con le mani, hanno dimostrato indiscutibili qualità giornalistiche ma per sbarcare il lunario devono servire la pizza ai tavoli.
Dunque la domanda di Iacopino è pertinente, e andrebbe riproposta ogni volta che si celebra un premio giornalistico. Ogni volta i componenti delle giurie, i direttori dei giornali che consegnano i riconoscimenti, gli sponsor che li finanziano credo che dovrebbero rispondere anche a quest’altra domanda: essere giornalisti bravi e coraggiosi serve a trovare lavoro o è un impiccio?