La storia che racconterò ha solo apparentemente carattere personale o familiare perché in realtà riguarda decine e decine di malati che si trovano nella stessa condizione di mia madre o anche peggio: sono alimentati solo e soltanto tramite un sondino e necessitano di nutrimenti “salva vita” senza i quali la loro esistenza è fortemente in pericolo. La espongo nel modo più asciutto possibile e con un’unica intenzione: nella speranza che anche nella provincia di Benevento il servizio di nutrizione artificiale funzioni come in un normale paese civile.
Mentre la ministra De Girolamo parlava alla Camera per difendersi dall’accusa politica di essere a capo del “direttorio” che mal amministrava la Asl per usi personali e partitici, io ero al telefono con una gentile e premurosa signora impiegata alla farmacia dell’Asl che, dopo mia telefonata, mi richiamava e annunciava che la consegna mensile dei nutrimenti per mia madre non ci sarebbe stata neanche per questa settimana e tutto sarebbe slittato a lunedì. Alle 9 del mattino, infatti, avevo chiamato e avevo detto ad un’altra impiegata: “Faccia presente alla signora che i nutrimenti e la relativa strumentazione non sono ancora arrivati e mia madre ha ormai garantito solo il ‘pasto’ di oggi. Per domani, se non arriverà nulla, ci dovremo rivolgere a un altro malato e chiedere la cortesia di un nutrimento. Ha capito? Mi faccia chiamare subito”. I nutrimenti, con la relativa e necessaria strumentazione per poterli somministrare, erano stati ordinati più di una settimana prima e proprio io mi ero dato da fare sia con la farmacia dell’Asl sia con il servizio di nutrizione per garantire una consegna tempestiva.
Dopo una mezz’ora – ormai la ministra aveva già da un pezzo finito il suo discorso e si stava inchinando davanti alla bandiera – mi giunge la telefonata dalla farmacia dell’Asl: “Signor Desiderio purtroppo le devo dire che per questa settimana è impossibile consegnare i nutrimenti. L’azienda che fa le consegne mi ha appena detto che non ha nulla”. “Mi scusi signora – ho replicato – ma abbiamo fatto l’ordine più di una settimana fa proprio per evitare questo inconveniente. Come è possibile?”. “Lo so, lei ha ragione – mi ha detto la signora – ma io non so proprio cosa dirle. Parli lei con l’azienda e veda un po’ cosa le dicono”. Mi sono fatto dare il numero e ho chiamato.
Ho trovato subito la persona che cercavo: “Pronto, sono Giancristiano Desiderio, il figlio di una persona portatrice di Peg. Mia madre ha bisogno dei nutrimenti. Ha un unico nutrimento per oggi. Domani non so cosa darle. Come si fa?”. Dall’altra parte il signore – questa volta era un uomo – ha definito malamente la signora della farmacia. Allora l’ho bloccato subito: “Guardi, io non voglio fare nessun tipo di polemica. A me ora e qui preme solo risolvere il problema. Cerchiamo di capire come fare”. “Ma io non ho i nutrimenti di cui ha bisogno sua madre, forse glieli potrò consegnare lunedì o martedì”. “Guardi che lunedì è troppo tardi, io ne ho bisogno subito. Dobbiamo trovare una soluzione dal momento che i nutrimenti sono stati ordinati da più di una settimana”. “Le potrei dare dei nutrimenti sostitutivi ma ho bisogno del parere del medico. Chi è che segue sua madre?”. Ho detto il nome del medico, che è lo stesso che dirige il servizio, e allora il mio interlocutore si è offerto di chiamarlo: “Lo chiamo io e le faccio sapere”. Ci siamo risentiti dopo mezz’ora e abbiamo raggiunto questo accordo: i nutrimenti sostitutivi sarebbero stati consegnati al Cmr di Sant’Agata dei Goti, dove al momento è ricoverata mia madre, mentre i nutrimenti ufficiali – chiamiamoli così – con la relativa strumentazione dovrebbero essere consegnati a metà della prossima settimana. Dunque, due settimane dopo la richiesta, sempre che arrivino. Mentre scrivo – ore 17,19 – ancora non sono giunti i nutrimenti sostitutivi.
In queste condizioni non si trova solo mia madre. In queste condizioni si trovano i pazienti alimentati artificialmente e le loro famiglie che vivono sempre sul chi va là. La storia che ho raccontato è solo una piccola parte della storia più grande che potrei raccontare. Quando, infatti, mia madre è stata dimessa dall’ospedale Rummo ho subito capito che il servizio di nutrizione artificiale non funzionava perché invece di essere gestito e amministrato dalla struttura ospedaliera – come è giusto che sia e come vuole lo stesso DGRC n.236 del 16-02-2005 della Regione Campania – è stato affidato, non so come né perché, all’Asl. Ma il servizio di nutrizione artificiale è in tutto e per tutto un prolungamento del ricovero ospedaliero e se viene meno il rapporto con l’ospedale che ha installato la Peg – che deve anche essere necessariamente “centro prescrittore” di nutrimenti e cure – è evidente che il servizio diviso in molti sportelli e uffici diventa non un servizio ma un disservizio. Con questo disservizio io e la mia famiglia – e tante altre famiglie di questa provincia nota ormai in tutt’Italia per la sua bella e allegra Azienda sanitaria locale – combattiamo ogni volta che bisogna rinnovare i nutrimenti per garantire pane e acqua a mia madre. Questo accade in un paese come l’Italia in cui la vita è considerata sacra ma quando si tratta non di prediche ma di pratiche la sacralità è offesa senza ritegno.
Perché la Asl gestisce un servizio che non dovrebbe amministrare e che non riesce a garantire? Perché le Asl nel servizio sanitario altro non sono che aziende di consenso e centri di spesa e potere. Al Sud sono anche qualcosa di peggio in cui il potere clientelare di una classe dirigente rapace incontra la compiacenza della stessa società ben lieta di ricavare dal suo asservimento il frutto di uno scambio. Il caso della Asl di Benevento è un caso di scuola: quei 300 milioni e passa di euro all’anno sono la vera banca sannita con cui si alimentano potere, clientele e parassiti. La politica beneventana vede nella Asl la sua cassaforte. La sanità è nata nella provincia sannita proprio come centro di potere: fu all’inizio degli anni Settanta quando tramontò il potere di Mario Vetrone basato tutto sull’agricoltura e sorse quello di De Mita nel quale si inserì Mastella. La sanità divenne potente con lo svuotamento delle campagne. E’ fin troppo curioso ed emblematico che oggi il ministro dell’Agricoltura controlli la Asl. In questo non c’è nulla di diverso rispetto al passato, fatta eccezione per lo stile e per una volontà di potenza che ha voluto scardinare un sistema di potere per costruirne un altro. In questa distruzione e costruzione ci sono di mezzo malati, pazienti, famiglie, cure, terapie, servizi di una comunità che crede di essere moderna ma è solo un pezzo di feudalità della tarda modernità. La provincia beneventana avrà una sanità più decente quando avrà la forza di cacciare a pedate la politica dalle corsie e dagli ambulatori e quando i dirigenti avranno la schiena dritta e non prenderanno ordini in case private da questo o quel deputato in carriera. Ma la società sannita non ha in sé questa forza morale e la sua (sotto)borghesia non solo è pigra ma è figlia diretta del clientelismo politico-burocratico.
Alle 18,30 mi chiama mio fratello: “Sono arrivati i nutrimenti sostitutivi”. Il pane e l’acqua artificiali sono garantiti per otto giorni. Poi riprenderà la lotta con l’Asl.