(Pubblico qui di seguito una parte della mia prefazione al nuovo libro di Gennaro Malgieri: Lessico inattuale edito da Minerva)
Quando un bel po’ di anni fa, ormai, iniziò l’avventura de L’Indipendente – quotidiano che vide poi lo stesso Malgieri assumerne la direzione – si scelse come frase del primo numero da collocare sotto la testata un celebre aforisma di George Orwell: “Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario”. Il senso del Lessico inattuale è proprio questo ed è detto fin dalle prime righe in modo diretto e chiaro: si prova a “mettere alcune idee a posto” con la “rivisitazione delle parole” perché viviamo “in tempi di stravolgimenti concettuali e lessicali”. L’esercizio che Malgieri fa non è né unico né raro; si potrebbe sostenere, con buone motivazioni, che sia una pratica abituale alla quale nessuno può sottrarsi. Ognuno di noi prova, nella sua quotidianità, a mettere un po’ di ordine nel gran guazzabuglio delle idee attraverso il buon uso delle parole. Allora, la novità del libro di Malgieri qual è? La vita. Proprio così. Perché una volta, e non per sempre, messe le idee a posto – formula che somiglia molto a quella che dice “mettere la testa a posto” – ecco presentarsi subito l’esigenza pratica che esige che si viva secondo quelle idee. La novità di Malgieri, anzi, sia detto senza infingimenti, la novità del mio amico Gennaro risiede proprio qui: non solo nel pensare da conservatore ma anche agire e vivere da conservatore. Il testo, in fondo, è qui un pre-testo nell’almeno duplice significato della parola: è un’occasione che rinvia ad altro – la vita morale effettivamente vissuta – ed è il precedente o il fatto di cui il testo aspira ad essere una ricostruzione, una messa a punto e, insomma, un giudizio. Detto in tre parole: dalla vita al pensiero alla vita.
Il Lessico può essere letto (quasi) come un dizionario. Si può scorrere l’indice e soffermarsi sulla parola che più interessa o tiene desta l’attenzione o – perché no – la curiosità. Per ragioni che il lettore scoprirà da sé, io ho iniziato a leggere il libro dalla parola Calcio. Anche qui Malgieri non parla per sentito dire ma per aver calcato i campi di calcio fin da ragazzino e per aver continuato a coltivare la passione per il pallone anche in età adulta. L’esperienza calcistica, una volta provata con passione e ragione, non va più via dall’anima anche se i piedi non sono più in grado di star dietro alla palla, mentre il pensiero è ancora in campo dietro alla vita che, per dirla con Vladimir Dimitrijevic, è un pallone rotondo. L’idea, infatti, che il calcio sia la metafora della vita va capovolta: è la vita la metafora del calcio. La dimensione del gioco, diversamente da quanto si sia portati a credere – ma la caratteristica del libro è, appunto, la messa in questione dei luoghi comuni che sono forme di pregiudizi diffuse e irrobustite dall’informazione – fa parte della concezione che il conservatore ha della vita. La modernità pensata fino in fondo altro non è che un sistema di sicurezza in cui la astratta e metodica razionalità umana è impiegata sull’essere nelle sue varie forme: la vita biologica, la vita spirituale, la vita pubblica. Un sistema di sicurezza che va sotto il nome di Scienza: l’orgoglio e il vanto del mondo occidentale. Tuttavia, capovolgendo un noto detto del quale spesso si abusa, si potrebbe dire che là dove cresce ciò che salva c’è il pericolo. Il sistema di sicurezza è tale se non è estremizzato fino a coincidere con la vita e la vita del pensiero. Quando questo accade – e accade – la sicurezza diventa una minaccia e gli uomini diventano vittime delle loro tracotanti illusioni. L’idea che la tecnologia possa risolvere ogni problema è la fonte della de-responsabilizzazione di massa del nostro tempo – tempo soprattutto italiano – e ci impedisce di usare al meglio la stessa tecnica, mentre ci ritroviamo scientificamente a fare i conti con le normali e quotidiane emergenze. Il gioco mette questa estrema minaccia in fuorigioco e mostra con leggerezza e la forza stessa dell’esperienza che l’uomo per poter vivere – giocare, “giocare a pallone” come dicevamo da ragazzini – non può essere il padrone assoluto della vita, come il giocatore per poter giocare non può essere il padrone assoluto della palla. Il tentativo di uscire dalla tracotanza del pensiero come dell’azione è la via per accedere a una vita nazionale più decente e normale. In questi scritti di Gennaro Malgieri c’è questa idea o convinzione che qualcosa vada conservato o, ancor meglio, custodito come si custodisce un dono che ci è stato trasmesso e solo temporaneamente è nostro e aspiriamo a trasmetterlo nella successione dei tempi e delle mani.