“Nonostante la mia totale estraneità ai fatti, chiarita dalla stessa magistratura inquirente che ha finalmente fatto luce sulle attività illecite presso la Asl di Benevento, alcuni organi di informazione, anziché parlare dei reati, degli indagati e dell’eccellente lavoro fatto dagli stessi magistrati aiutati dal nuovo management voluto proprio per bonificare il malaffare, concentrano la loro attenzione su stralci di registrazioni abusive fatte dagli stessi incriminati, tese a ledere la mia immagine e onorabilità”.
A dichiararlo nei giorni scorsi è stata la ministra dell’Agricoltura, Nunzia De Girolamo, a seguito della pubblicazione da parte de il Fatto Quotidiano e L’Espresso di alcuni stralci delle registrazioni abusive effettuate dall’ex direttore amministrativo della Asl di Benevento, Felice Pisapia, coinvolto in una vicenda di irregolarità per alcuni mandati di pagamenti e rimosso il 17 dicembre 2012, dopo un’ispezione della Finanza e una serie di controversie tra lui e il direttore generale della Asl, Michele Rossi.
Indagato dal pm Giovanni Tartaglia Polcini, Pisapia a gennaio rese spontanee dichiarazioni. Parlò per nove ore, assistito dall’avvocato Vincenzo Regardi, raccontando la sua verità: “Mi hanno eliminato, Rossi e gli altri legati alla De Girolamo, io non gli consentivo alcune cose”. In pratica, sostenne di essere stato punito perché si era opposto a “interferenze esterne e non istituzionali”. E, soprattutto, chiamò a testimoniare la ministra De Girolamo consegnando alla Procura i file delle registrazioni “abusive” contenenti la sua voce , di cui alcuni stralci sono stati pubblicati in questi giorni.
L’indagine, com’è noto, è proseguita e lo scorso 27 dicembre c’è stata la clamorosa svolta: la Guardia di Finanza di Benevento ha eseguito 6 misure cautelari, tra cui l’obbligo di dimora per l’ex direttore amministrativo dell’Asl, Felice Pisapia. Tra le ipotesi di reato contestate, a vario titolo, quelle di truffa e peculato.
L’inchiesta, come ha tenuto a sottolineare lo stesso procuratore della Repubblica, Giuseppe Maddalena, non è ancora conclusa, data “la complessità delle investigazioni compiute ed in corso e la delicatezza della materia, dovuta all’elevato tecnicismo della contabilità vigente in siffatto ente pubblico”.
Né va dimenticato che il giudice per le indagini preliminari, Flavio Cusani, nell’ordinanza di convalida dei provvedimenti cautelari ha fatto esplicito riferimento a “un ristretto direttorio politico-partitico, costituito, al di fuori di ogni norma di legge, da componenti esterni all’amministrazione, a cui fa riferimento il direttore generale dell’Asl nella gestione dell’Ente”. Aggiungendo, subito dopo: “Ristretto direttorio, che come riferito dallo stesso Pisapia negli interrogatori resi, si occupava in funzione di interessi privati e di ricerca del consenso elettorale, con modalità a dir poco deprimenti ed indecorose, di ogni aspetto della gestione dell’Asl (dai trasferimenti e nomine di dirigenti e primari, gare di appalto, allocazioni sul territorio di sedi Asl, rapporti con strutture e ospedali convenzionati Asl, per giungere sino a faccende spicciole come il rimediare al sequestro di latticini effettuato a un rivenditore amico)”.
Insomma, una realtà ben diversa – come ha sottolineato ieri il quotidiano Ottopagine – da quella che ambienti vicini ai vertici dell’Asl vorrebbero ora accreditare: ovvero “da un lato il classico mariuolo, il furfante preso dalla magistratura con le mani nella marmellata; dall’altra gli irreprensibili rappresentanti di un’istituzione che nulla avevano a che fare con il reo”.
Tra l’altro, non è nemmeno di buon auspicio evocare la figura del mariuolo perché, come i meno giovani certamente ricorderanno, quando il 17 febbraio 1992 l’esponente del Partito socialista milanese, Mario Chiesa, fu arrestato perché colto in flagrante mentre accettava una tangente di sette milioni di lire, Bettino Craxi si affrettò subito a definirlo un mariuolo isolato. Sappiamo tutti, però, come finì poi la vicenda.