di Simone Aversano
Oggi è la giornata tanto annunciata ed attesa della manifestazione nazionale per la libertà di stampa e di informazione, indetta dall’FNSI, il sindacato dei giornalisti. Sarà un grande evento quello di Roma di questo pomeriggio, con personaggi noti e uomini della cultura e dell’arte, impegnati a sostenere in un’unica voce la pretesa di un’informazione più libera nel nostro Paese. Parteciperanno anche associazioni e gruppi di ogni genere, indipendenti e parzialmente schierati, insieme con alcuni partiti politici ai quali però è stato espressamente chiesto un atteggiamento non protagonistico, per non trasformare l’iniziativa in un evento palesemente politico. Insomma, gli stati generali dell’informazione italiana (pur essendo assenti alcuni settori e gruppi) si riuniscono oggi in una manifestazione che, comunque sia, è italiana e rappresenta un punto cruciale della situazione presente del nostro Paese. Ma c’è una domanda che non riesco a non pormi in queste ore, e alla quale non riesco a trovare adeguata risposta: quale libertà di stampa si sta invocando a gran voce? A quali condizioni si chiede un’informazione più libera?
C’è da fugare alcuni equivoci preliminari. Innanzitutto una libertà, specie se fondamentale come quella di informare e di essere informati, è secondo la nostra Costituzione non un libertinaggio ma uno strumento per affermare i diritti degli individui e della società senza mai sganciarli dai relativi doveri. I diritti e i doveri sono correlati e reciprocamente potenziati nella forma fondamentale della libertà. Quindi non solo diritti, non sono soltanto quelli che devono essere pretesi. Se mancano i diritti nell’informazione, sia per i giornalisti che raccontano sia per i cittadini che apprendono, è perchè fondamentalmente mancano anche dei doveri. E come giustificare il fatto che si sta sfuggendo sempre di più dal dovere imprescindibile di informare correttamente e democraticamente nel nostro Paese?
Annozero, Avvenire, Il Giornale, Libero, sono solo alcuni nomi che evocano situazioni “fastidiose” e “pericolose”, difficili già soltanto da capire veramente per un comune cittadino. Il problema fondamentale probabilmente è che si sta ancora cercando chi ha ragione e chi ha torto, eventualmente addirittura chi è vittima e chi è carnefice. E non vorrei (anzi, sono in terribile apprensione per questo) che la manifestazione di oggi venisse vista come un evento “pro” qualcuno e soprattutto “contro” qualcun altro. Il dovere di informare si innesta nella immancabile ricerca della verità e sull’obbligo di raccontare i fatti. Quindi se è il diritto all’informazione libera quello che si sta invocando, bisogna costruirlo affermando consapevolmente il dovere di raccontare correttamente la verità e i fatti. Verità e fatti dunque, non giudizi di parte. Ed è aberrante che chi siede in Parlamento vada poi in piazza a manifestare a fianco dei protagonisti di un settore, quello dell’informazione appunto, che deve rimanere più che mai autonomo e incondizionato. Se è vero che da una parte si sbaglia nel fondare polemiche e attacchi a certa stampa, è vero anche che dall’altra parte si sbaglia a intervenire per difendere la stampa presunta “vittima” degli attacchi.
Ma allontanando per un attimo lo sguardo dal centro della manifestazione e della questione, è bene rendersi conto che da Roma a Benevento il passo è molto più lungo di quanto sembra. Siamo oggi al centro di una problematica che è stata accolta soltanto da pochi, e non da tutti in maniera limpida e disinteressata: sto parlando degli attacchi di Altrabenevento alla redazione beneventana de Il Mattino per il fatto che la stessa non ha pubblicato le sconcertanti intercettazioni telefoniche in cui il sindaco di San Giorgio del Sannio autorizza un commerciante della zona a violare, con garanzia di impunità, una sua stessa ordinanza di chiusura. Al di là dei fatti, sorge una domanda che ritengo cruciale: quanti si sono interessati o disinteressati alla questione, e la difendono o la contestano, solo ed esclusivamente per sostegno o contrarietà alla mentalità clientelare che vi sta al centro? Quanti, insomma, si stanno muovendo, in un senso o in un altro, rispetto al problema del clientelismo nel Sannio? Quanti invece vengono mossi da particolari interessi nell’affrontare la questione? Si vede bene che gli aspetti visti ed analizzati in precedenza riguardo alla manifestazione nazionale di Roma sono presenti anche in questa vicenda sannita. Si pretende libertà di stampa ma non sempre ci si accorge che essa dipende dal più o meno forte adempimento dei doveri, da parte di giornalisti e cittadini, fondati nella nostra Costituzione e costruiti per difendere la nostra società da degenerazioni antidemocratiche. Quando questi doveri saranno adeguatamente presi a cuore, senza esclusioni, allora saremo sulla buona strada per un’informazione veramente libera. Ma libera “di” e non libera “da”.