(Ottopagine) – «Non chiamatemi emigrante». Ci tiene, Giuseppe, a non essere classificato tra le persone che sono scappate da un’Italia che si rivela più matrigna che madre, costringendo i sui figli ad andar via. Ce ne sono tanti, come ha approfondito Ottopagine, ad essere andati via, Germania, Australia, Stati Uniti: una vita migliore, migliori guadagni, più attenzione al merito.
Giuseppe Paduano no, non piange sull’Italia lasciata, certo, non lesina critiche, ma alla base della sua fuga c’è un motivo molto più semplice: «Voglio fare quello che mi piace». Per questo è andato via, lasciandosi alle spalle Cerreto Sannita, quattordici anni fa. Destinazione? Non una delle classiche, niente Germania, niente college degli Stati Uniti nè le nuove vite o le nuove opportunità dell’Australia. No, Giuseppe, quattordici anni fa, ormai, ha fatto i bagagli per andare su, molto su: l’Islanda, la sua destinazione.
Così te lo ritrovi in una puntata di un programma di Mtv, con l’ex Iena “Pif”, che per raccontare la crisi economica, o presunta tale, che ha colpito il paese nordico, si fa fare da Cicerone proprio da Giuseppe. Faccia simpatica e barba, Giuseppe è stato “raccontato” anche da Billy Nuzzolillo per Sanniopress, e non ha problemi a parlare anche ad Ottopagine.
Nessuna storia dolorosa, dunque, di angherie subite, di meriti mancate: solo l’amore per i paesi nordici, e la felicità, cosa che di solito passa in secondo piano al giorno d’oggi. «Io? No, non ho scelto l’Islanda per lavoro, certo amo il nord, mi piacciono quei paesi, ma penso che alla fin fine un posto vale l’altro quando si è felici». Dunque, la felicità, sebbene alla controdomanda i dubbi emergano tutti: pensi che saresti stato felice restando a Cerreto Sannita? «…no, penso di no, ma sia ben chiaro, l’amore per il mio paese, Cerreto, è fuori discussione, è più un discorso di tipo culturale, di quello che si cerca».
Lui ha trovato, nella capitale, Reykjavik, un gruppo di disabili, a cui fa assistenza, anche attraverso una caffetteria: li aiuta nell’integrazione, politiche sociali, dunque, ecco un aspetto in cui ha trovato parecchie differenze rispetto all’Italia: «Sono proprio poche le differenze – ironizza – anche se dicono che magari l’attenzione è diversa perché qui siamo in pochi. Sono solo scuse: è il popolo italiano che non va». Per chi lo vive, come Giuseppe, non ci sono scusanti: l’Islanda non è una cattedrale nel deserto, o magari tra i ghiacci, ma è un qualcosa che può essere ampiamente esportato: «Il modello Islanda – racconta Paduano – è ampiamente esportabile, a tutti i livelli, nazionale, regionale, provinciale e comunale, è solo che non si vuole fare. E dico Islanda a prescindere dal paese, riferendomi a qualunque nazione si interessi davvero delle persone».
Eppure, Giuseppe non chiude le porte a un eventuale ritorno, lui non è un emigrante, è una questione diversa, di stimoli, di fascino: «Non chiudo le porte a nulla, basta che una cosa mi piaccia». L’Islanda per piacere, la Germania per merito, l’Australia per le opportunità: piacere, merito e opportunità, chi in un paese, chi in un altro… caratteristiche e paesi che inesorabilmente non sono l’Italia.
Cristiano Vella