Tra un anno si vota a Sant’Agata dei Goti ma non è facile sapere chi si candiderà. Come al solito, troppi galli a cantare. Bill De Blasio, il candidato democratico per la carica di sindaco di New York di origini santagatesi, se fosse rimasto a Sant’Agata dei Goti non sarebbe mai stato candidato. E’ più facile essere candidato sindaco a New York che a Sant’Agata. Qui le cose non mutano. Si sa solo che il sindaco uscente sarà ricandidato. Gli altri? Al momento c’è solo un accordo partitico tra il Pdl e l’Udeur per una candidatura di Antonio Frogiero, già sindaco nel recente passato. Oltre a questo accordo di massima ci sono altre due candidature: Alfonso Ciervo e Alessandro Della Ratta. Vediamo.
Partiamo dal Ciervo. Se si dovesse realizzare un accordo capace di mettere insieme Pdl, Udeur e i voti che è in grado di muovere Ciervo, allora, la vittoria sarebbe sicura. Molto meno sicuro sarebbe il buongoverno, ma è un particolare che non interessa quasi nessuno. Solo che mettere insieme tutti contro uno sembra facile ma non lo è. Alfonso Ciervo gode della mia simpatia ma è cosa irrilevante. Somiglia all’ispettore Clouseau nell’interpretazione di Peter Sellers, quello della Pantera rosa, ed è persona a modo. Per la verità somiglia anche all’omino della Moka: questo per dire quanto mi sia umanamente simpatico nonostante volesse costruire un viadotto a ridosso del centro storico. Ha, però – viadotto a parte – un piccolo difetto. Appartiene alla generazione del secolo scorso, militava nel Pci e ha fatto il sindaco per molto tempo già negli anni Novanta. Insomma, quasi un cucciolo di dinosauro come Ciruzzo. Tuttavia, l’esperienza è un bene non un male. Ma quali risultati ha dato l’amministrazione di Ciervo a Sant’Agata dei Goti? Il punto è proprio questo. Oggi Ciervo è esponente di Scelta civica ma in questo caso la Scelta civica è sbagliata. Sarebbe una buona scelta civica se Ciervo, ritagliandosi un incarico serio e operativo, mettesse la sua esperienza e le sue forze al servizio di un progetto amministrativo.
Alessandro Della Ratta ha fatto sapere di essere pronto a candidarsi a sindaco. Anche Della Ratta mi è simpatico ma pure in questo caso il mio sentimento di simpatia è irrilevante. Nonostante la sua giovane età, Della Ratta appartiene più o meno alla stessa generazione di Ciervo: quando questi militava nel Pci, Della Ratta era alla guida dei giovani della Dc. Ricordo un suo intervento nello storico ristorante Ciccio e Clementina per presentare il ministro del Bilancio dell’epoca: Cirino Pomicino. Altri tempi, altri uomini, altre tessere, altri debiti. Sandro Della Ratta era un astro nascente della Dc e se mamma Dc non fosse morta lui sarebbe diventato una grande stella. Ma le cose sono andate diversamente, le stelle stanno a guardare, come diceva Cronin, e il giovane Della Ratta è rimasto un eterno candidato, più eterno che candidato.
La candidatura di Antonio Frogiero ha una buona base di partenza: è il frutto di un accordo tra due partiti – la parola è grossa, ma ci s’intende – il Pdl e l’Udeur. Un accordo partitico più che politico ma è già qualcosa. Ma è un accordo che sa di scambio reciproco: io ho sostenuto te la volta scorsa, tu sostieni me questa volta. Un po’ poco per far qualcosa di buono. Frogiero è mio fraterno amico e gli auguro tutto il bene di questo mondo. Proprio per questo gli dico con chiarezza che la strada lo condurrà fuoristrada. L’accordo che ha chiuso con il Pdl è ampiamente insufficiente proprio perché non include la politica ma la esclude. Perché ci possa essere politica bisogna ragionare in pubblico. Purtroppo, è questo un limite preciso del centrodestra – altra parola enorme, ma ci s’intende – che dà sempre l’impressione di essere proprietà di qualcuno. Che fare?
Il centrodestra dovrebbe parlare a tutte le forze politiche e sociali in pubblico e dire cosa vuole fare per amministrare il comune di Sant’Agata dei Goti un po’ meno peggio di Carmine Valentino (il quale non è il migliore dei sindaci possibili, ha un visibile punto debole nei lavori pubblici come gli ho sempre detto, ma non è neanche il peggiore dei sindaci e riconoscere questa cosa sarebbe già un buon inizio per una forza politica capace di parlare a tutti e non a pochi). Non è una strada semplice, mi rendo conto, ma ha un pregio: le altre già si conoscono e già si sa che non danno buoni frutti. C’è qualcuno in grado di fare questo tipo di scelta (scelta civica e politica)? Secondo me sì. E’ Pietro Farina. La scorsa volta si è candidato con un risultato tutt’altro che da disprezzare. Ora, secondo me – ma il mio giudizio è irrilevante – avrebbe diritto a una seconda chance. E’ il coordinatore cittadino del Pdl e sub commissario Iacp. Forse, dovrebbe essere meno sub e un po’ più disponibile a vincere perplessità e comprensibili amarezze.
Ci si riuscirà? Credo di no. Si continuerà come sempre. La cosa più potente di questo mondo è l’abitudine. Cambiarla non è per nulla facile. Sant’Agata dei Goti è abituata a far politica in piccole conventicole e per interessi miseri ma reali. Anche le forze ideali sono piccine. Il cattolicesimo è di natura bigotta e dà vita a un elettorato clientelare e reazionario. Non a caso Sant’Agata dei Goti pur essendo il primo paese della provincia per numero di votanti è uno degli ultimi per progresso e quantità e qualità di professionisti. La sua grande potenzialità – il turismo culturale con grandi risorse monumentali e storiche – è più una scocciatura che una risorsa. Il sindaco attuale ha fatto delle buone scelte mentre la Chiesa locale è una palla al piede per gli uomini di buona volontà desiderosi di lavorare e intraprendere. Il centro storico è una grande macchina turistica e culturale non solo per i santagatesi ma per l’intera provincia di Benevento e per i migliori tour operator della Campania. Ma è una macchina che gira a vuoto. Nessuno ha un vero progetto da condividere con i santagatesi mostrando loro che l’antico centro è molto più grande di quanto si creda, sia per quantità sia per qualità, e che il problema annoso delle automobili è tutto sommato un piccolo ostacolo che si può superare con l’aiuto di pochi nell’interesse dei molti. Come finirà? Come sempre: con l’emigrazione. Magari a New York.