L’azione di contrasto alla costruzione del parco eolico di Monte Ciesco, Serra La Giumenta e Monte Croce nel comune di San Lupo (vedi https://www.sanniopress.it/?p=31026), portata avanti dal Sindacato Venatorio Italiano e dall’Associazione Italiana per la Wilderness, ha prodotto un primo importantissimo effetto.
Con una nota inviata lo scorso 30 luglio e di cui si è venuto a conoscenza solo recentemente, il dirigente della Direzione generale per la protezione della natura e del mare del ministero dell’Ambiente, Maria Carmela Giarratano, ha chiesto chiarimenti all’assessorato all’Ambiente della Regione Campania.
“Dalle segnalazioni pervenute – si legge nella nota – risulta che tale intervento sarebbe stato approvato in tutte le sue fasi, non ultimo con delibera dirigenziale n. 256 del 7 giugno 2013, comprendente anche il parere positivo di Valutazione di Incidenza Ambientale (delibera dirigenziale n. 43 del 6 febbraio 2013) in possibile difformità alla normativa ambientale. Dalle note non si evince se le osservazioni pubbliche da parte delle associazioni ambientaliste siano state presentate durante il procedimento della Valutazione di Impatto Ambientale e se le stesse siano state eventualmente considerate in fase di analisi ed approvazione. Per quanto sopra esposto si richiede a codesto Assessorato di fornire le opportune informazioni in merito alla tematica”.
Insomma, il ministero ci vuole vedere chiaro.
Ma vediamo sinteticamente cosa ha evidenziato l’associazione di cacciatori ambientalisti S.V.I. nelle’istanza inviate al “silente” Difensore Civico della Regione Campania.
Innanzitutto, il Sindacato Venatorio Italiano ha ricordato che:
– la rete Natura 2000 è il principale strumento della politica dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità;
– la rete Natura 2000 è costituita dai Siti di Interesse Comunitario (SIC), successivamente designati quali Zone Speciali di Conservazione (ZSC), e comprendenti anche le Zone di Protezione Speciale (ZPS) istituite ai sensi della Direttiva 2009/147/CE “Uccelli” concernente la conservazione degli uccelli selvatici;
– la Direttiva Habitat riconosce il valore di tutte quelle aree nelle quali la secolare presenza dell’uomo e delle sue attività tradizionali ha permesso il mantenimento di un equilibrio tra attività antropiche e natura;
– la valutazione d’incidenza è il procedimento di carattere preventivo al quale è necessario sottoporre qualsiasi piano o progetto che possa avere incidenze significative su un sito o proposto sito della rete Natura 2000;
– la valutazione d’incidenza se correttamente realizzata ed interpretata, costituisce lo strumento per garantire, dal punto di vista procedurale e sostanziale, il raggiungimento di un rapporto equilibrato tra la conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie e l’uso sostenibile del territorio.
– la valutazione d’incidenza si applica sia agli interventi che ricadono all’interno
delle aree Natura 2000 (o in siti proposti per diventarlo), sia a quelli che pur sviluppandosi all’esterno, possono comportare ripercussioni sullo stato di conservazione dei valori naturali tutelati nel sito.
Alla luce di quanto precedentemente esposto, le associazioni ambientaliste hanno chiesto che il Decreto Dirigenziale n. 256 del 07/06/2013 vada urgentemente ed opportunamente verificato nella sua legittimità per i seguenti motivi:
1°. Presunta violazione delle aree protette, nello specifico il SIC IT8020009 PENDICI DEL MONTE MUTRIA della rete natura 2000 Direttiva 92/43/CEE “Habitat” e ZPS Direttiva 2009/147/CE “Uccelli”, sono considerate aree protette, così come enucleate alla lettera v) dell’allegato 9 del DLgs 152/2006 Norme in materia ambientale;
2°. Presunta violazione mancata richiesta parere dell’ISPRA sui siti tutelati habitat e specie protette;
3°. Presunta violazione del Dlgs 152/2006 e della sentenza della Corte Costituzionale, per l’assenza di partecipazione all’iter amministrativo del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali,
4°. Presunta violazione del DM 2010, secondo cui il Ministero per i beni e le attività culturali dovrà partecipare alla procedura di VIA pur non essendo l’impianto ubicato in un’area soggetta a vincoli paesaggistici.
5°. Presunta violazione del D.M. 2007, Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di
conservazione relative a Zone speciali di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale
(ZPS).
6°. Presunta violazione del D.M. 2010, “LINEE GUIDA PER L’AUTORIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI ALIMENTATI DA FONTI RINNOVABILI” (G.U. n. 219 del 18/09/2010), il quale all’allegato 3 – CRITERI PER L’INDIVIDUAZIONE DI AREE NON IDONEE, annovera tra le aree non idonee la rete natura 2000 che va pertanto tutelata.
7°. Presunta violazione del D.M. 2010 “LINEE GUIDA PER L’AUTORIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI ALIMENTATI DA FONTI RINNOVABILI”, il quale al capitolo 3) – IMPATTO VISIVO ED IMPATTO SUI BENI CULTURALI E SUL PAESAGGIO.
Osservazioni che, a fronte del silenzio del Difensore Civico della Regione Campania a cui pure erano indirizzate, hanno invece sortito la richiesta di ulteriori informazioni alla Regione Campania da parte del dirigente del ministero dell’Ambiente, a cui l’istanza – ricordiamolo – era stata inviata per conoscenza.
Insomma, qualcosa si muove e non tutto è perduto. Il tutto grazie al tenace impegno del Sindacato Venatorio Italiano, dell’Associazione Italiana per la Wilderness e della Coldiretti sannita (che ha scritto una lettera di “sensibilizzazione” ai sindaci dei comuni interessati alla centrale), che stanno conducendo da settimane una dura battaglia a difesa del territorio, a fronte del totale disinteresse (disinteressato???) fin qui mostrato dalla totalità delle istituzioni coinvolte.