Il ministro dell’Istruzione del governo Monti, professor Francesco Profumo, iniziò la sua esperienza a viale Trastevere con l’idea dell’abolizione del valore legale dei titoli di studio e la concluse con il “concorsone”. Iniziò con una rivoluzione e finì adeguandosi alla tradizione. Tuttavia, l’intenzione era delle migliori: far ricoprire le 11.268 cattedre da giovani docenti freschi di studi e carichi di entusiasmo. Purtroppo, di buone intenzioni sono lastricate non solo le vie dell’inferno ma anche i corridoi del ministero. A pochi giorni dalla riapertura dell’anno scolastico già si sa che delle 11 mila e passa cattedre solo 3200 potranno essere assegnate a vincitori del nuovo concorso. Il resto? Si farà alla vecchia maniera: si pescherà dalle vecchie graduatorie provvisorie, dette anche “ad esaurimento”. E mai definizione fu più calzante perché passando dalla parte – le graduatorie – al tutto – la scuola – si può dire che la scuola non solo soffre di esaurimento ma si è di fatto esaurita e ciò che ne resta è solo la sua ingovernabile macchina burocratica.
Il caso del “concorsone” è perfetto: il risultato che otterrà sarà esattamente opposto a quello prefissato. Le cattedre messe a concorso solo nominalmente sono 11.268 perché nella realtà dei fatti sono di meno anche se nessuno sa veramente quante siano. Le stime fatte si sono rivelate sbagliate, a testimonianza di un sistema che sfugge persino alle teste d’uovo del ministero. Una volta proprio il governo della scuola attraverso i burocrati del ministero era il vanto della scuola statale. Un ministro paragonava la scuola al sistema copernicano: il ministero era il sole e le scuole i pianeti che vi giravano intorno, mentre il ministro a sua volta era il sole nel sole che con il suo pensiero, come l’amore dantesco, tutto muoveva: “il sole e l’altre stelle”. Ecco perché la scuola italiana è sempre stata governata attraverso le circolari del ministro. Oggi questo sistema eliocentrico è entrato in crisi persino nella sua parte burocratica perché di fatto è rimasto senza sole mentre le stelle fisse o “fuochi” si sono moltiplicate trasformando l’eliocentrismo in un tanto antico quanto irrazionale geocentrismo. Il ministero, attraverso il regionalismo, si è fatto in quattro, anzi, in venti con il pessimo risultato che sul territorio non abbiamo una scuola autonoma ma solo tanti ministeri di periferia che hanno perso la bussola. Non a caso il Lazio e la Toscana hanno già fatto sapere che non avranno graduatorie del nuovo concorso, mentre la Campania e l’Emilia Romagna hanno graduatorie provvisorie in tutte le categorie o classi di concorso.
Parafrasando un noto detto si può dire che il governo della scuola italiana non è difficile ma inutile. Il passaggio dal “centro ministeriale” ai “centri periferici” ha lasciato vuota la casella del governo con il risultato che perfino i burocrati sono in balia della loro creatura. Una burocrazia vuota e autoreferenziale che riproduce all’infinito se stessa: graduatorie nuove già vecchie, definitive già provvisorie. Graduatorie di graduatorie senza scuola.
dal Corriere del Mezzogiorno del 27 agosto 2013