Una volta l’edicolante si chiamava giornalaio. Oggi il nome è desueto, forse perché lo sono anche i giornali e nell’edicola non ci sono solo i giornali ma anche i giornali insieme con l’universo mondo. Ma giornalaio resto una bella parola. E’ espressiva perché identifica il soggetto con la cosa, come se l’uomo o la donna che vivono quasi mitologicamente al di là della muraglia di carta si fossero trasformati anche loro in giornali. La storica giornalaia del mio paese – quella Sant’Agata dei Goti che, per le troppe volte che cito, dovrò trasformare in un luogo immaginario, come la Nofi di Rea, perdonatemi il paragone, vi prego – non aveva un nome preciso e per tutti era zi’ Maria ‘a giornalaia. Per chi non lo sapesse, dove oggi Umberto vende il pesce, lì, subito dopo la chiesa di Sant’Angelo in Munculanis, zi’ Maria, seduta dietro a un bancone ricoperto di corrieri, gazzette, mattini, messaggeri, tempi e un gran numero di culi e tette, vendeva quotidiani e una sua quotidiana buona allegria che è già annuncio di saggezza. Io non l’ho conosciuta da ragazza ma chi ha un’età già veneranda mi ha detto che era bella da togliere il fiato. Da qualche anno zi’ Maria, che ho sempre sentito un po’ proprio come una zia, una di famiglia, non c’è più. Dicono che sia in Paradiso e continui anche lì a vendere giornali, compresi quelli dei culi e delle tette anche se lì son già tutti felici e contenti.
La tradizione delle giornalaie belle, però, non è finita. Nella mia Nofi ce ne sono tre e son tutte belle: Alfonsina, Loretta e Carmen. Ma la giornalaia pura, che vende solo giornali, carta stampata e dintorni, è la bella e vitale Carmen Iannucci che ha ereditato il chiosco di Tonino Russo che è il figlio di zi’ Maria ‘a giornalaia. Carmen è la donna che vive immersa nei giornali da mane a sera. La sua edicola è così ricoperta e ricolma di giornali, riviste e copertine che c’è appena lo spazio per vedere il suo volto che sembra quello di un’annunciatrice televisiva. L’edicola non tradisce il senso della originaria parola latina che significa “piccolo tempio”. Le edicole sono piccoli templi che custodiscono o statue o dipinti che raffigurano volti sacri. Questo nelle edicole delle chiese e delle case. Il centro storico di Nofi è pieno di edicole da cui vi guardano Madonne, Alfonsi e Gesù Bambini. Le edicole dei giornali – i primi esemplari risalgono alla metà dell’Ottocento – nascono con lo stesso senso delle custodia. Un tempo c’era – appunto – Maria, mentre oggi la Madonna è Carmen.
La differenza tra ieri e oggi è che l’edicola è diventata anche virtuale. Carmen, che ha una mente economica di tutto rispetto, ha creato ben due pagine Facebook: una dedicata all’edicola e una personale. Così se voi non andate all’edicola, è l’edicola a venire da voi con le sue perle di saggezza. Come quest’ultima che ha sfornato oggi con senso di falsa incazzatura e vera presa in giro di se stessa: “ODIO quando mi dicono che i giornali portano tutti le stesse ‘schifezze’. Si t’accatt 10 riviste di SOLO gossip, è normale che più o meno trovi sempre le stesse notizie… cambiando genere, non leggerai le solite ‘schifezze!’”.
Carmen è la classica giornalaia. Qualcosa di più persino di un giornalista (di questi tempi, forse, non ci vuole molto ma guardiamo alto). La giornalaia sa sempre qualcosa di più dei giornali. Lo deve sapere per forza perché da ogni cliente deve avere la capacità di ricavare un lettore così ad ogni testa deve provare a far corrispondere una testata. Esercizio retorico tutt’altro che semplice ma che Carmen svolge con persuasione. Come quando dice: “Ben venga il caos perché l’ordine non ha funzionato”. Cazzate sparate così, con naturalezza ma sembra che abbia detto una gran verità. A pensarci bene, proprio come i giornali e i giornalisti che dovrebbero andare a lezione da lei. La donna che vive immersa nei giornali.