Il mio paese è un grande teatro (ognuno è libero di interpretare la frase come meglio crede). Ci sono tutti i personaggi della commedia dell’arte. Il perdigiorno. Il buon padre di famiglia. Lo scocciatore. Il sensale. Il giocatore. Il cornuto. La puttana. Il fanatico. Il pazzo. Il savio. Il politicante. Il peccatore. Forse, anche il santo. Prevale, come già si è capito, lo spirito della commedia. Proprio per questo non è detto che i personaggi corrispondano ai ruoli: può capitare che sotto gli abiti del signore ci sia un povero pezzente e, al contrario, sotto la maschera del potente ci sia un vile. Se questa commedia della vita si riesce a portarla su un palcoscenico e a rappresentarla nasce l’esperienza teatrale che con la finzione mostra la verità se gli uomini e le donne accettano di guardarsi come in uno specchio. E’ ciò che è accaduto a Sant’Agata dei Goti con Hilde Maria Renzi, l’attrice che per tanti anni ha lavorato con Eduardo e Peppino De Filippo e da circa quindici anni proprio a Sant’Agata dei Goti ha di fatto creato il teatro.
L’ultima commedia edoardiana rappresentata è Le bugie con le gambe lunghe che ha avuto come mattatore Angelo Amorizzo: un naturalissimo attore santagatese che Hilde Renzi ha portato per mano dallo spontaneismo alla scena. Intorno alla figura di Amorizzo sono cresciuti tanti piccoli e grandi volti e maschere, che ora non posso citare una ad una come meriterebbero, che nel loro insieme formano una vera compagnia teatrale e costituiscono il premio che il lavoro della regia di Hilde Renzi consegna un po’ a se stessa e alla sua personale storia teatrale e un po’ alla comunità santagatese che spero ne voglia fare tesoro. Sant’Agata dei Goti, infatti, pur essendo un paese spontaneamente orientato alla commedia, non ha mai avuto un teatro. Subito dopo l’unità d’Italia, quando nacque il Comune e il paese era diviso tra la personalità laica e risorgimentale di Francesco Picone e la presenza tradizionale della curia diocesana si provò a trasformare la chiesa del Carmine in teatro ma il tentativo fu grossolano, le resistenze furono forti e così la chiesa rimase chiesa, la borghesia non raggiunse l’obiettivo e il paese rimase senza teatro. Un’assenza culturale che nella storia della Sant’Agata dei Goti moderna si è avvertita: la società santagatese non ha avuto uno specchio in cui guardare e riconoscere, attraverso il buongusto dell’arte, i suoi vizi, le sue ipocrisie e magari anche le sue virtù.
Ciò che non fu realizzato nell’Ottocento ha imboccato oggi una sua strada. Per ironia della sorte il palcoscenico ha trovato ospitalità nel cortile dell’episcopio, di quello stesso vescovado governato da un pastore santo come Alfonso che era bendisposto verso l’arte ma non amava il teatro con i suoi mascheramenti e non esitò a lottare contro i galantuomini che volevano rappresentare la commedia La contessa di Sperciasepe. Ogni estate nell’elegante cortile si monta il palcoscenico e prende vita il teatro. Però, poi il palcoscenico si smonta. E’ arrivato il momento di fare un passo avanti decisivo: avere un teatro stabile con la sua compagnia stabile. E’ un obiettivo che Sant’Agata dei Goti può agguantare dopo centocinquant’anni. Meglio tardi che mai. Il lavoro svolto da Hilde Renzi e dalla sua compagnia merita la “stabilità”. Non solo ci sono gli attori – ora qualche nome lo voglio fare e chiudo scusa se non potrò nominare tutti -: Lucrezia D’Abruzzo, Anna Maria Spagnuolo, Lara Santonastaso, Luciana Riccardi, Mario Cutolo, Mario Piscitelli, Giulio Iannotta; ma c’è un lavoro curato e di gusto, dai costumi alle scene alle luci, che lascia intendere che si può fare. L’esperienza teatrale è sfociata in un’associazione: la Hilmarè. Il mio augurio e la mia speranza è che diventi una compagnia stabile con un suo teatro nel centro storico di Sant’Agata dei Goti. Le sorti di un paese, grande o piccolo che sia, dipendono dalla trasformazione delle vite individuali in opera. Servono istituzioni che restino al di là degli uomini. Sarebbe il capolavoro di Hilde Maria Renzi e della sua scuola.