Un mese dopo. Un mese dopo nella chiesa dell’Assunta, nel cuore di Sant’Agata dei Goti, ci sono più di mille persone. Sono lì – qui – per ricordare Tiziano. Il carabiniere non sarà dimenticato. L’Arma e Sant’Agata dei Goti sapranno custodirne il ricordo e il valore dell’uomo e del commilitone. La famiglia di Tiziano – la moglie, i genitori, il fratello – mostra una composta dignità. Un comportamento, questo, che l’Arma ha apprezzato. I primi ad essere all’altezza del valore umano e militare di Tiziano Della Ratta sono proprio i suoi cari. A loro nessuno potrà restituire l’affetto e il sorriso di Tiziano. Il loro dolore è sensibile e tale resterà perché è radicato nella fine della vita sensibile del carabiniere. Cosa rimane? Il ricordo, l’esempio, il valore che sono, però, espressioni di una vita già più ampia e pubblica. In questa vita pubblica Tiziano non è morto perché il suo sacrificio lo ha reso storicamente eterno. E’ un’eternità che in una madre, in una moglie suscita dolore e umanissimi moti di ribellione, sconforto e avvilimento. Eppure, la famiglia di Tiziano ha vissuto pubblicamente il suo dolore privato con una grande dignità davanti alla quale non solo io e i santagatesi e i carabinieri qui ora in chiesa ma l’Italia intera s’inchina. Scrivo queste note per dovere di testimonianza. Per dirlo a chi non c’era. Scrivo queste note per volontà e necessità di sottolineare come le famiglie dei carabinieri morti per la Patria siano degli italiani che costruiscono con i loro affetti e dolori privati il senso di una nazione.
Le grida di Alfonso – il figlioletto di Tiziano – hanno commosso tutti. Il generale Gualdi, lì sull’altare, ha detto che l’Arma non dimenticherà Tiziano ma ha anche il dovere di guardare avanti perché la vita continua “e proprio le grida del piccolo Alfonso sono, credo, il segnale della vita che continua”. Il ricordo e il dovere sono tra loro in comunione. Che cos’è il dovere del carabiniere? Me lo chiedo, ora, ai piedi dell’altare, mentre il generale parla. Mi rispondo dicendo che il dovere del carabiniere è il dovere verso la vita: la difende. E’ lo stesso dovere che abbiamo noi perché tutti siamo chiamati dalla vita ad avere fede in se stessa, cioè a riconoscerne il valore che ha nelle sue forme ed espressioni e così ad adempiere i nostri doveri. I più fortunati non sono chiamati dalla vita a prove difficili in cui tutto appare perduto e privo di senso e la loro esistenza scorre via più tranquilla. Altri sono messi a dura prova nella perdita degli affetti ed è allora che la terra sembra venir meno sotto i piedi. Cosa fare? Cosa rimane a chi è pervaso dal dolore quasi non umano? Non resta, pare, che la follia o il suicidio. Per continuare a vivere bisogna aver fede in questa stessa vita terrena che ci chiama ai doveri. Sono le grida di Alfonso.
Il dovere del carabiniere ha un dovere in più. Difende la vita con la sua vita. Il coraggio e la generosità sono i suoi valori militari vissuti come religione civile. La più alta. Tiziano ha consacrato la sua vita per la nostra. Ha compiuto il suo dovere verso la vita affinché noi – gli italiani – possiamo compiere i nostri doveri liberamente. E’ nostro dovere oggi, domani e sempre onorarne la memoria.