I filosofi in televisione di solito non fanno bella figura perché la televisione – come disse una volta Giuliano Ferrara con una parola brutta ma efficace – è antiveritativa. La televisione più che essere il luogo della verità è il luogo della menzogna o della mezza verità che è anche peggiore della bugia. Da questo punto di vista, la televisione sembrerebbe essere il posto giusto per i filosofi che hanno così l’occasione non di “dire la verità” ma almeno di smascherare le menzogne. Purtroppo, però, i filosofi, quando sono ospiti nei salotti televisivi, confermano quel po’ di verità che c’è nel luogo comune che vuole i filosofi con la testa tra le nuvole. Aldo Masullo, invece, con la partecipazione a Ballarò e con i suoi novant’anni, ha capovolto questo consunto luogo comune e ha dimostrato che la testa tra le nuvole ce l’ha più Aristofane – ossia i politici e i commedianti e commediografi – che Socrate.
Non è la prima volta che nel salotto di Giovanni Floris è ospitato un filosofo. In passato c’è stato Dario Antiseri, seguace di Popper. Eppure, nonostante la sua capacità di distinguere tra ideologia e realtà, Antiseri non è mai stato così efficace e vero come il novantenne Masullo. In particolare, Antiseri durante la sua ultima apparizione televisiva commise un errore che mai un filosofo deve commettere: citare un altro filosofo. Antiseri se ne uscì ingenuamente con la frase “Spinoza dice che il buon politico…”. Subito dopo intervenne il giornalista Antonio Polito, napoletano, che fece uso di ironia dicendo: “Su questo tema già si è pronunciato Spinoza quindi lasciamo stare”. Un disastro. Ma perché Masullo è riuscito lì dove altri hanno fallito? Forse, c’entrano Napoli e Vico.
Era il grande filosofo napoletano del Settecento che distingueva tra i “filosofi monastici”, che non amava, e i “filosofi politici”, che apprezzava. A Ballarò Masullo, filosofo napoletano del Duemila, non si è messo sul pero, al di sopra degli altri, ma è sceso nella mischia e ha distinto il “certo” e il “vero”, il fatto e la comprensione, la cronaca e la storia. Dagli accadimenti della cronaca ha fatto emergere una loro buona interpretazione e ha dimostrato come nella politica italiana si sia persa da molto tempo la differenza tra ciò che è reale e ciò che è irreale con la conseguenza della sostituzione della verità con la propaganda. Il filosofo napoletano che – vale la pena ricordarlo – ha due anni in più rispetto a quel Giorgio Napolitano, che a sua volta ha ristabilito un po’ di ordine nella gran confusione politica dei partiti, non ha imposto una verità precostituita ma, al contrario, ha riportato la verità sul terreno che le è proprio: la storia. In questo modo, mentre il filosofo parlava con un linguaggio corposo fatto di cose e problemi, i suoi interlocutori parlavano un linguaggio verboso fatto di astrattezze e interessi. Mentre Masullo aveva i piedi per terra, i politici, ormai nudi, avevano la testa tra le nuvole.