Qualche settimana fa il sindaco Fausto Pepe prima azzerò la giunta e poi tirò fuori dal cilindro una giunta seminuova con l’inserimento di due professori per curare Bilancio e Urbanistica. Il sindaco spiegò a tutti, forse anche a se stesso senza ridere, che quel parziale rinnovamento era necessario per rilanciare il lavoro amministrativo e avviare una nuova e migliore fase politica. Convocò una conferenza stampa e con solenni parole indicò alla città un futuro radioso. Naturalmente, nessuno si è mai sognato di chiedergli la luna nel pozzo. I beneventani non chiedono effetti speciali ma solo lo stretto necessario: un’amministrazione che faccia il suo lavoro, possibilmente senza dare fastidio più di tanto e senza peggiorare una situazione già di per sé critica. Invece, dopo poche settimane dall’acquisto della giunta seminuova, il sindaco si è di fatto ritrovato senza maggioranza, ha minacciato di andar via e – stando alla cronache cittadine – ha perfino scritto una lettera di dimissioni che è stata letta ai suoi consiglieri per indurli a più miti consigli. Insomma, a poche settimane dal rilancio della sua amministrazione, Fausto Pepe ha già fallito.
Oggi a Palazzo Mosti prevale la filosofia andreottiana: meglio tirare a campare che tirare le cuoia. Il sindaco motiva il suo accanimento terapeutico con la necessità di affrontare i problemi sul tappeto dopo che lui stesso li aveva nascosti sotto il tappeto. E’ una strana situazione in cui l’amministrazione Pepe è ancora in piedi perché a farle da sgabello o da sostegno sono gli stessi problemi che ha causato. Ma può l’amministrazione in carica correre ai ripari rispetto ai suoi stessi guasti? Alla domanda, fino a questo momento, si è data una risposta positiva in nome e per conto dell’emergenza. Siccome siamo in emergenza – questo il ragionamento – non possiamo permetterci di non avere un governo cittadino e, quindi, si vada avanti con quel che passa il convento di Palazzo Mosti. Ormai, però, anche questa fase emergenziale è da ritenersi superata.
E’ stato lo stesso sindaco – lo abbiamo già fatto notare – a superarla parzialmente quando con il varo della giunta seminuova ha voluto al Bilancio e all’Urbanistica due professori o due tecnici. E’ molto probabile che l’intenzione del sindaco sia stata un’altra. Ma conta poco. Ciò che conta è che con la nomina dei due professori si sia accettato il principio che ad amministrare i due punti più caldi del Comune saranno due tecnici. Insomma, il sindaco si è auto-commissariato proprio mentre credeva di rilanciarsi. I due professori, però, per amministrare hanno pur sempre bisogno del sostegno della maggioranza. Sennonché, la maggioranza non è convinta fino in fondo del cammino intrapreso, tanto che il sindaco per provare a rinsaldarla ha messo sul piatto le dimissioni ossia il “tutti a casa”. L’amministrazione Pepe risponde all’emergenza creando nuova emergenza. Quasi una sorta di stato d’eccezione o di superemergenza.
A questo punto l’opera può essere completata. Il sindaco, con umorismo involontario, ha posto bene i termini del problema: “Ma senza di noi, Amts, conti pubblici e gestione cittadina chi le salva? Un commissario prefettizio? Io credo invece che è la classe dirigente che deve assumersi le responsabilità”. Ecco, è l’ora del commissario prefettizio che altro non è che la prosecuzione della giunta dei professori senza il sostegno della maggioranza che, da parte sua, rappresenta al meglio il fallimento della classe dirigente.