La banda di criminali che ha ucciso il carabiniere santagatese Tiziano Della Ratta ha una caratteristica. Più tempo passa e più emerge con chiarezza: la normalità. Mentre nel duomo di Sant’Agata dei Goti il popolo piangeva e si stringeva intorno alla famiglia di Tiziano, i carabinieri continuavano ad indagare ed a ricercare componenti della banda. Così agli otto già arrestati si sono aggiunti altri due componenti: Vincenzo Della Valle di Acerra e Domenico Ronga di Casoria. Il primo ha 20 anni e per la procura di Santa Maria Capua Vetere avrebbe avuto un ruolo di fiancheggiamento nella rapina alla gioielleria di Maddaloni: avrebbe messo a disposizione della banda la Fiat Grande Punto della moglie. Il secondo ha 22 anni ed è indicato dagli investigatori come la “mente” della banda: procurava le armi. E’ stato anche fermato colui che è considerato il “basista” della banda: il maddalonese Antonio Mastropietro. Per ora sono dieci le persone fermate ma la storiaccia non sembra doversi fermare qui.
I componenti della banda sono incensurati e giovanissimi. Angelo Covato, colui che la procura ha individuato come l’assassino di Tiziano, ha 18 anni. Antonio Iazzetta, che nella gioielleria ha sparato e molto probabilmente ha ferito il maresciallo Domenico Trombetta, ha 22 anni. La giovanissima età è il principale elemento di normalità della banda: in apparenza sono ragazzi, nei fatti sono criminali. In loro tutto è assolutamente normale. Hanno delle pagine Facebook come la stragrande maggioranza dei ragazzi. Hanno da poco concluso gli studi. Angelo Covato potrebbe essere tranquillamente ancora un liceale. Ma un liceale capace di concepire, compiere una rapina a mano armata e uccidere.
Una mia alunna l’altro giorno mi ha detto:
“Professore, lei conosceva il carabiniere ucciso”.
“L’ho visto qualche volta”.
“Mio fratello – ha aggiunto la mia alunna così dolce e sensibile – era amico di Antonio Iazzetta. Ora non più perché si è arruolato”.
“Anche Iazzetta si è arruolato – ho detto io – ma dalla parte sbagliata”.
Il dialogo evidenzia la normalità della situazione e la meraviglia della ragazza che giustamente è rimasta stupita dalla notizia della partecipazione alla sanguinosa rapina di Maddaloni dell’ex amico di suo fratello. Tutto appare normale. Ma è proprio questa apparente normalità a rendere pericolosissima la banda che seppur organizzata sfugge ai canoni classici della criminalità organizzata. Un carattere, questo, che è stato evidenziato dal procuratore Corrado Lembo quando, rendendo pubblico il filmato della rapina girato dal sistema delle telecamere interne della gioielleria, ha sottolineato che l’età di arruolamento nel crimine camorristico tende sempre più ad abbassarsi. Così mentre l’età si abbassa, le aspettative di una veloce carriera criminale si alzano. Più si abbassa l’età, più si alza l’aspettativa e più aumentano la violenza, l’efferatezza, la spietatezza. In questo modo la malvagità criminale fa parte della società napoletana e casertana ma è camuffata dalla normalità e quando emerge e si manifesta è simile alla classica serpe in seno o a belve che sono nascoste nell’ombra o accovacciate ai nostri piedi.
L’organizzazione della banda – cioè l’alto numero di componenti, la distribuzione dei ruoli, la presenza e la funzione della donna, le armi, le tre auto utilizzate, i sopralluoghi effettuati prima del colpo, la logistica – fa capire come la ideazione della rapina sia stata studiata sia sulla base del calcolo e della conoscenza del luogo sia mettendo in conto l’utilizzo delle armi fino all’ipotesi più estrema che poi si è, purtroppo, verificata. Lo studio e l’attuazione dell’azione criminale da parte di ragazzi disponibili e adulti incensurati fa capire come in questi giorni tutti noi ci siamo imbattuti in una normale banda criminale che pur sapendo cos’è il bene ha scelto con tecnica e ferma volontà il male. Tiziano Della Ratta è la vittima sacrificale di questa logica spietata, mentre un altro carabiniere è stato ferito e un altro è uscito illeso ma terribilmente scosso dalla sparatoria. Non so quale sarà il capo d’accusa della procura, oltre all’associazione a delinquere, alla rapina a mano armata e all’omicidio di pubblico ufficiale. Ma so che sabato in quella gioielleria ci sarebbe potuta essere una strage per mano di una normale banda criminale. Se non c’è stata lo si deve al caso. Esattamente come all’imprevedibile e tragico caso si deve la rivelazione del volto del male così ben nascosto sotto la maschera sociale del bene.