A Montesarchio, sul caso degli Oleifici Mataluni, il senso del Ridicolo batte il senso dello Stato 3 a 0. Il sindaco, Antonio Izzo – come avete senz’altro letto – ha inviato una sua risposta a Sanniopress e l’abbiamo volentieri pubblicata. Il primo cittadino di Montesarchio, integerrimo, fa appello alla legge e sostiene che la legalità è la legalità e le regole sono le regole e vanno sempre e comunque rispettate. Un argomento che sa un po’ di monsieur de La Palisse che, come dicevano i suoi soldati, un quarto d’ora prima di morire era ancora in vita. Il sindaco ha ragione: la legge va rispettata. Anche l’impresa Mataluni, però, ha le sue ottime ragioni e fa appello alla legge per farle rispettare. In particolare, fa presente che c’è un atto del commissario ad acta nominato dalla Provincia che ha stabilito che il comune di Montesarchio avrebbe dovuto sanare la situazione e chiudere dunque il caso ancor prima di aprirlo. Dunque? Dunque, ci troviamo di fronte a un tipico caso in cui una vicenda concreta è trasformata in una battaglia di carte, un caso di scuola in cui il buon senso è latitante e regna il capriccio che trasforma una cultura giuridica in azzeccagarbugli. Le parole sono alte, altissime, nobili, nobilissime ma le azioni e i convincimenti sono piccini picciò. Appunto, il senso del Ridicolo batte il senso dello Stato 3 a 0. Ve ne do un saggio con i fatti.
I capannoni in questione, che si trovano nell’area industriale di Montesarchio, dunque non in zona cittadina, sono 2 e non 3. Il primo riguarda la ricerca e il secondo il lavoro. Al primo è contestata un’altezza superiore ai 10 metri. Al secondo si contesta un’ampiezza maggiore del previsto e l’invasione di una fascia fluviale. Il comune di Montesarchio ha rilevato le difformità che, però: a) sono piccola cosa; b) l’impresa Mataluni ha avanzato, secondo legge, varianti in sanatoria ma lo stesso comune di Montesarchio non ha mai proceduto ad un’istruttoria tecnica. Il commissario ad acta nominato dalla Provincia – ingegnere Luigi Fusco – ha evidenziato che le varianti in sanatoria sono giuridicamente e di fatto tutte concedibili ma il comune di Montesarchio non ne ha voluto mai sapere e ha invece proceduto alla acquisizione a patrimonio comunale orientandosi alla confisca degli immobili. Un comportamento più unico che raro. Senza precedenti. Il comune di Montesarchio ha impugnato al Tar la nomina del commissario ad acta e dal Tar si è passati al Consiglio di Stato.
Come si vede e facilmente si capisce, una vicenda che poteva e doveva essere amministrata tanto con il buon senso quanto con le leggi è diventata una guerra di carte bollate in cui da una parte c’è il sindaco di Montesarchio – ex presidente degli Industriali di Benevento – che è anche titolare dell’importante impresa che produce l’Okite e dall’altra parte c’è il gruppo degli Oleifici Mataluni che sono un’azienda leader del settore in Europa. C’è da aggiungere che sul comportamento amministrativo del comune caudino sta anche indagando la Procura di Benevento.
Nel precedente articolo ho parlato di infantilismo. Il sindaco Izzo si è risentito e ha detto che non di infantilismo si tratta ma di rispetto della legge. Invece, alla luce dei fatti esposti appare evidente che la guerra delle carte che sostituisce le azioni del buongoverno è una tipica espressione dell’altissimo tasso di infantilismo presente nella cultura amministrativa e politica meridionale. Credo che compito di un sindaco non sia quello di far la guerra bensì garantire la buona amministrazione con una cultura improntata alla collaborazione e al progresso civile. Il Sud, purtroppo, regredisce perché pur avanzando nei beni materiali, indietreggia nel governo e nella vita morale. Il sindaco di Montesarchio – chiunque esso sia – non deve confiscare i beni dei cittadini e delle imprese ma difenderli. Quale sarà a Montesarchio il destino degli Oleifici Mataluni? Se saranno costretti ad andare via, a lasciare il loro territorio, il loro paese e comune per approdare in un’altra regione ci sarà senz’altro un danno per il Sannio e per i lavoratori ma, soprattutto, sarà una sconfitta per Montesarchio, una cittadina ferita nella sua vita civile prima che economica.